Il tanto atteso derby d’Italia
firmato da Conte e Sarri è finito con la vittoria della Juventus per 2 a 1. Un
risultato che non rispecchia appieno l’armonia delle trame di gioco prodotte da
una Juve spettacolo, che forse ha meravigliato persino se stessa. Diciamo
questo perché alla vigilia del match si pensava che la non brillantezza del
gioco della Juventus, ancora alla ricerca della propria fisionomia, potesse in
qualche modo agevolare il furore agonistico dell’Inter che era capoclassifica a
punteggio pieno. Ma alla squadra di Conte non è bastata la freschezza, l’intensità
e la voglia di pressare alto (in verità solo qualche volta durante tutta la partita)
per una Juventus che fin dai primi minuti ha mostrato un approccio alla gara di
notevole qualità. In gol con Dybala fin dall’inizio del match, i bianconeri
hanno messo subito le cose in chiaro e finalmente goduto di quello spettacolo
calcistico ad alto livello espresso da straordinarie trame di gioco volute da
Sarri. Poi l’Inter al 18’ giunge al pareggio su calcio di rigore segnato da
Lautaro Martinez e la partita assume attimi di fiammate offensive più per
merito della Juve che dell’Inter stessa. Ma all’80’ dopo tante occasioni
mancate dalla Juventus, Gonzalo Higuain segna il gol della vittoria bianconera.
Tuttavia, partendo dal presupposto che ai fini della classifica attuale questa
vittoria della Juventus sia oggettivamente ininfluente per la conquista dello
scudetto, possiamo dire con certezza che il gap esistente tra le due squadre
sia un fatto acclarato e nel momento in cui si tireranno le somme finali avrà
sicuramente il suo significato. Tuttavia, la delusione patita dall’Inter per
questa sconfitta, non deve demotivare l’ambiente facendolo cadere nel solito
catastrofismo esistente prima dell’arrivo di Conte, perché questa squadra ha
assorbito in fretta il carattere del suo allenatore e intende proseguire il
proprio cammino attraverso l’intensità agonistica, la determinazione, la grinta
che sono il credo di Antonio Conte. Detto questo, aggiungiamo che quanto visto
a San Siro è il frutto di un maestoso progetto che quest’anno la Juve ha fatto
nell’investire in maniera per certi aspetti anche smisurata, di arrivare a un
processo di cambiamento culturale e calcistico che è sembrato necessario per
dare un senso al dopo Allegri. Una sorta di rivoluzione di mentalità pallonara
rivista e aggiornata con i tempi moderni, affidandosi ai modelli più
prestigiosi europei che immancabilmente sono le forze più rappresentative della
Champions League. Un calcio che faccia divertire divertendosi, che non è un
gioco di parole ma ha un suo significato ben preciso nel volere essere belli,
propositivi e allo stesso tempo pragmatici.
E’ il calcio moderno voluto da
Sarri, due tocchi e via, squadra corta e sempre alta a pressare costantemente l’avversario,
senza la paura di doverlo subire in contropiede. Da qui parte tutto il coraggio
psicologico di liberare le menti dei giocatori a propria disposizione, che pur
sviluppando negli allenamenti schemi tattici da imparare a memoria, non devono
sentirsi attanagliati da preclusioni che inibiscano la fantasia e la voglia di
divertirsi giocando al pallone. E’ il credo di Sarri che, posto alla guida di
una squadra di tanti campioni come la Juve, deve inculcare la semplicità di
giocare un calcio offensivo, pur non intimorendo chi non è attento alla fase difensiva.
E su questo discorso entra in ballo De Ligt, il 19enne difensore olandese
pagato 85,5 milioni di euro, che secondo noi rappresenta al momento il vero
problema nel gioco della Juve. E’ vero, il ragazzo è stato acquistato per un
investimento che possa protrarsi nel tempo e che nell’immediato era in
previsione di farlo maturare attraverso l’esempio di Chiellini e Bonucci. Ma l’imprevisto
grave infortunio subito a inizio stagione dal capitano della Juventus ha dato
via libera al difensore olandese, il quale si è trovato a dovere capire un
calcio diverso, un ambiente diverso, un allenatore diverso e dei compagni di reparto
che ha bisogno di sentirli più vicini dal punto di vista dell’intesa. Tutte
cose che hanno bisogno di tempo, ma che al momento creano molti problemi a una
Juve che anche per questo motivo non è ancora perfetta. Dunque, ritornando al
derby d’Italia, possiamo dire che abbiamo goduto di un calcio vero prodotto da
cambi azzeccati negli uomini e tattiche rivoluzionate al momento da Sarri senza
il timore di sbagliare; anche se, come dicevamo pocanzi, è giusto non
dimenticare certe preoccupanti incertezze difensive prodotte dalla Juve. Per
quanto riguarda invece la squadra di Conte, continuiamo a pensare tutto il bene
che abbiamo detto fin dall’inizio di stagione, a patto però che dopo questa bruciante
sconfitta non si ricada a rivedere i soliti scheletri nerazzurri, che per anni
si sono accumulati nell’armadio di casa Inter.
Salvino
Cavallaro
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