Quattro punti. Sembrano tanti e sembrano infiniti, ma la realtà dice che non lo sono.
Lo dice il passato, lo dice la storia: circa un anno fa il Milan di Ibrahimovic e Thiago Silva trascinava i diavoli, a diverse lunghezze di vantaggio sui bianconeri, verso uno scudetto che sembrava più che ragionevole. Una crisi, più mentale che fisica ha causato l’epilogo a tutti noto. Nulla è impossibile soprattutto per la convinzione e la determinazione che si possono scorgere sui volti affaticati e sudati dei nerazzurri. Esiste un forte sentimento all’interno dello spogliatoio milanese che porta a pensare che, malgrado il gap tecnico, ce la si possa fare.
Quattro, non sono solo i punti di distacco tra Juventus e Inter. Perché quattro è anche il numero dei big match affrontati fino ad ora. Stramaccioni è riuscito nell’impresa che sino a questo momento nessuno è riuscito a compiere: battere in fila Milan, Fiorentina, Juventus e, appunto, Napoli. Non robetta da poco, tanto per usare un eufemismo. Due derby e due vittorie per il tecnico romano, l’unico, ad aver espugnato lo Juventus Stadium, territorio proibito per qualsiasi sogno e speranza. Battere, poi, i partenopei di Mazzarri nel loro momento migliore è merito di una grande intelligenza del mister ex primavera che è riuscito a forgiare una squadra duttile e in grado di adattarsi e conformarsi a seconda delle esigenze che le partite più varie causano. Quattro, però, sono anche le sconfitte del team di Moratti in questo campionato: decisamente troppe. Se risulta ‘facile’, o comunque accessibile per i nerazzurri annichilire le big italiane e le avversarie dirette, altrettanto difficile è sconfiggere avversarie di calibro minore: tralasciando la sconfitta contro la Roma, unico vero match di un certo livello da cui gli interisti sono usciti con le gambe rotte, le altre ad aver incrinato la difesa neroblu sono in ordine Siena, Atalanta e Parma, non certo squadre straordinarie.
Cadute da cui Milito e compagni sono riusciti a rialzarsi, sempre e con forza, con vigore.
Non mollare per esaltare una piazza che esaltata sembra già. E allora perché non crederci? In realtà alcuni motivi ci sarebbero: i bianconeri del ritrovato e ritornato Conte viaggiano come dei treni ad alta velocità e non sembrano voler mollare un colpo. La speranza, in casa Inter, si chiama Champions League: sia quella competizione che l’anno prossimo Stramaccioni vuole provare sulla propria pelle, sia quel torneo che potrebbe togliere energie importanti al team di Torino. Essere impegnati in più fronti, come già detto, può causare danni collaterali e opposti a quanto si potesse pensare e volere. Ma, ovviamente, Moratti e società non possono basarsi esclusivamente su un calo di tensione da parte della Juventus.
Serve azione, serve, per così dire, mercato. Meno di un mese all’apertura di quello che sarà un calciomercato infuocato con squadre in evidente surplus di giocatori da smerciare e altre con necessità palese di investire e rinforzarsi. I nerazzurri dovranno intervenire su più fronti: se l’addio di Silvestre sembra logico, il difensore centrale non sembra l’esigenza immediata. Con un Cambiasso così duttile e un Chivu che prima o poi dovrà pur tornare, gli occhi di Branca devono essere fissi su due altri obiettivi: un regista, fondamentale per la qualità in mezzo al campo, e una punta che riesca a sostituire il Principe di Milano nei momenti complicati. Obiettivi chiari, su tutti i fronti. La corsa ai campioni d’Italia continua.
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