Inter –
Torino 2 a 2 = Perisic al 6’, De Vrij al 32’, Belotti al 55’, Meité al 68’
Il blackout mentale è diventato il motivo
conduttore di questo inizio di campionato in cui si evidenziano molti problemi
legati soprattutto alla ricerca di un gioco, di un’identità di squadra e di un
amalgama talora difficile da raggiungere. E allora si assiste a partite come Inter e Torino in cui il desiderio di superarsi non è più forte dell’equilibrio
del risultato finale. Nerazzurri e granata hanno pareggiato una gara dai due
volti che mette in analisi certi punti ancora da colmare dal punto di vista
caratteriale e tecnico.
L’Inter di
Spalletti
ha giocato un ottimo primo tempo mettendo sotto un Torino evanescente e
negativamente sorprendente per assoluta mancanza di reattività. Poi, nel
secondo tempo, i nerazzurri hanno perso improvvisamente quel cipiglio di
squadra dimostrato all’inizio e si sono persi in un’inspiegabile abulia che
mette in discussione anche il suo allenatore per non essere riuscito fin dallo
scorso campionato a dare una certa continuità alla squadra. Troppo altalenante
questa Inter di Spalletti che comincia il campionato perdendo fuori casa contro
il Sassuolo e pareggia malamente la prima partita interna contro il Toro. E non
può essere certamente la mancanza dell’infortunato Nainggolan la causa di questa situazione. Certo, la presenza del
belga darebbe un valore aggiunto nel centrocampo di Spalletti che spesso
rappresenta il vero problema mai risolto dell’Inter. Ottimi gli inserimenti
dell’esterno Politano e a sprazzi
anche apprezzabili le incursioni di Perisic
che pecca sempre di mancanza di continuità. Note negative per Icardi che, tuttavia, pensiamo abbia
bisogno di un maggiore supporto nella zona d’attacco, avvicinandogli
maggiormente quel Perisic che
abbiamo visto svariare in lungo e largo per il campo. Da rivedere il
centrocampo che pur vanta nomi illustri come Asamoah, Vrsaljko, Vecino e Brozovic e una difesa che dovrebbe
essere più attenta e senza attimi di distrazioni, specie se facciamo
riferimento a giocatori di qualità come De
Vrij, Skriniar e D’Ambrosio. A Luciano Spalletti che è il timoniere di
questa squadra, si chiede di trovare presto la soluzione di tanti problemi
venuti alla luce. In fondo, la società nerazzurra quest’anno gli ha affidato
fior di giocatori di grande livello tecnico in tutti i reparti.
Il Toro di
Mazzarri,
invece, sembra proiettato sulla strada giusta. Infatti, eliminando l’assurdo
primo tempo contro l’Inter, il Torino visto nella prima di campionato contro la
Roma e quella ammirata nel secondo tempo di San Siro è una squadra vera,
essenziale e con un carattere ben delineato. La reazione a un inizio
assolutamente deprimente è da considerarsi in maniera positiva, soprattutto
nell’evidente desiderio di non apparire amorfi e privi di mordente. Il cuore
Toro è questo, ma c’è ancor di più rispetto all’anno scorso in cui si peccava
di qualità in un centrocampo troppo muscolare e poco tecnico. Oggi il Toro è
ben assortito in difesa, dove Sirigu
non si discute per sicurezza tra i pali, Nkoulou
che meraviglia sempre più per carisma e scelta di tempo negli interventi,
gli eterni Moretti e De Silvestri e
poi con quel nuovo acquisto che risponde al nome di Izzo, un infaticabile frangiflutti a protezione della difesa. Ma
abbiamo visto mordere le caviglie dell’avversario anche a Soriano e Rincon, i
quali hanno trovato in Meité il supporto ideale per ripartire in contropiede.
Ottimo Iago Falque nel suo incedere
veloce con spunti di notevole tecnica individuale, mentre Belotti sembra rinvigorito e desideroso di cancellare l’anonimo
campionato dello scorso anno. Adesso Mazzarri
deve lavorare molto sulla ricerca più psicologica che tecnica di trovare la
causa di certi blackout inspiegabili e pericolosi. E poi c’è da considerare il
punto interrogativo riguardante gli inserimenti di Ljajic (eterno incompreso) e di Zaza. Ad oggi, conoscendo la scuola di pensiero del tecnico toscano,
dubitiamo in un attacco a due punte. Tuttavia, pensiamo che se a turno Belotti e Zaza sapranno sacrificarsi per dare una mano a centrocampo, potremmo
assistere a un Toro con maggior peso in attacco. Ma siamo solo alla seconda di
campionato, e se anche il Toro come tutte le altre squadre é alla ricerca di
una vera identità, possiamo affermare che quest’anno Mazzarri ha la possibilità di provare più soluzioni tattiche. Il
Torino è finalmente una squadra vera. Si studi il modo migliore per renderla
brillante e competitiva. L’Europa l’attende da troppi anni.
Salvino
Cavallaro
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