Nel giorno che segue la convincente vittoria della Juve sul Chelsea in Champions League, avremmo voluto commentare la notte stellare allo Juventus Stadium e la sinfonia della prestazione bianconera che è stata carica di significati tecnici. Ma, proprio oggi 21 novembre 2012, là oltre le mura di quel magnifico palcoscenico della pelota juventina c’è un avvenimento importante: il Corso Grande Torino (che troverà posto nei pressi dello stadio Olimpico, dove gioca il Torino) sarà cambiato in Corso Gaetano Scirea. La squadra bianconera parteciperà al gran completo. Un evento importante che completa un’area dominata dalla presenza della Juventus che, oltre ad avere già costruito lo stadio ed il suo Museum, prospetta di espandersi ancora per far nascere la sua sede (oggi in Corso Galileo Ferraris) e il campo di allenamento per la prima squadra (oggi a Vinovo, dove invece resterà solo il Settore Giovanile). Tutto ciò, naturalmente, è futuribile ma già programmato in un’ampia area di Torino chiamata Continassa, che si espande per numerosi metri quadrati. Dare dunque il nome di Gaetano Scirea al corso prospiciente l’entrata dello Juventus Stadium, non è davvero un caso ma un segno di rispetto verso la memoria di un calciatore di particolare importanza che ha costruito con la sua capacità professionale di vero campione del pallone ma anche di umanità, uno spaccato di storia juventina per certi versi irripetibile. Scirea era un giocatore duttile e intelligente nella capacità di interdire ma anche di impostare l’azione e concluderla. Un giocatore che, nella vecchia scuola filosofica del calcio romanticamente lontano da quello contemporaneo, s’identificava nel ruolo di libero (oggi centrale di difesa) capace di sganciarsi tempestivamente in aiuto al centrocampo e alle punte. Dal punto di vista caratteriale Scirea appariva silenzioso, mai propenso alle attenzioni mediatiche, ma con particolare disposizioni alle relazioni umane. Egli sapeva dare valore alle cose semplici, là dove per cose semplici s’intendono fatti concreti, cose e persone capaci di stare lontane dall’infinito universo dell’ipocrisia. E noi che viviamo questo nostro mondo contemporaneo fatto di crisi di valori, ci chiediamo se certi modelli esemplari come Gaetano Scirea potrebbero in qualche modo essere apprezzati come dovrebbero. Forse neanche la comunicazione, le radio, le televisioni e la carta stampata, avrebbero interesse ad accaparrarsi le interviste di un personaggio che, nell’uso comune dell’immaginario collettivo di oggi, fatto in larga misura di generale banalità, potrebbe apparire addirittura noioso e non adatto a incrementare il tanto ambito audience. Un personaggio così umanamente e professionalmente carismatico, probabilmente non si potrebbe adattare a una modernità calcistica fatta di insulti, di sproloqui, di eccessi, di toni spropositati che non si addicono a persone discrete, gentili, educate, dallo sguardo che è l’emblema del sentirsi in soggezione, come quello che aveva Gaetano Scirea. Ma, l’esperienza c’insegna che con i “se” e i “ma” non si mai fatta la storia e che i paragoni dei grandi uomini di un tempo, rivisti nel mondo culturale contemporaneo, non possono essere attendibili perché vissuti in periodi storici e generazionali diversi da quelli attuali. Una cosa è certa, la loro grandezza nell’entrare di diritto nella storia di tutti i tempi, ha il significato profondo di farne rivivere periodicamente le gesta esemplari per attuarli in maniera riveduta e corretta al nostro vivere contemporaneo. Gaetano Scirea è uno di questi.
Salvino Cavallaro
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