Fu Gianni Brera a definirlo “Il derby d’Italia”,
non per gli scudetti, le retrocessioni o il numero dei tifosi, ma più
semplicemente per quella rivalità che era già epica ancor prima degli anni ’60.
E’ inutile dirlo, Juventus – Inter non è una partita come le altre, non può
esserlo per sua natura storica fatta di ruggini e veleni sportivi mai dissipati.
C’è poi un immaginario collettivo che fa sempre capo a un antagonismo che è
forse superiore ai derby della stessa città. Juventus Torino, Inter – Milan,
Genoa – Sampdoria, Roma – Lazio, sono stracittadine al fulmicotone. Ma Juventus
– Inter resta il derby d’Italia più chiacchierato, più stuzzicato, grazie anche
a quell’antica definizione DOC del maestro Gianni Brera che ha fatto la storia
del giornalismo sportivo italiano, raccontando il pallone italico come pochi
altri hanno saputo fare. Detto questo, veniamo all’attualità di un’attesa che è
già febbrile, non solo per quanto abbiamo significato sin qui, ma, soprattutto,
per la qualità delle due squadre che si incontreranno in un periodo di
particolare forma. A parte la fuoriuscita dalla Coppa Italia subita ad opera
della Lazio a San Siro, l’Inter di Pioli viene da una sequela di sette vittorie
consecutive, capaci di far ricredere coloro i quali, dopo la dipartita di
Mancini e il mega flop di De Boer, aveva perso ogni speranza di rivedere una
squadra capace di produrre un gioco di qualità e vittorie convincenti. Ebbene,
con l’avvento di Stefano Pioli, allenatore intelligente e capace sotto l’aspetto
della conoscenza del calcio italiano, l’Inter è rinvigorita, ha trovato un
gioco, un’anima, un’armonia e una coesione di squadra che aveva perso per
strada. Prova ne è che la squadra di Pioli è quarta in classifica con 42 punti,
alle spalle di Juventus, Roma e Napoli, cioè il meglio del calcio italico in
questo preciso momento. Dall’altra parte c’è la Juventus. Ma che dire della
Vecchia Signora d’Italia? Si sono sprecati fiumi di parole, commenti talora
anche aspri contro certe scelte di Max Allegri, responsabile di non aver avuto
coraggio nel presentare una Juve che ha un altissimo potenziale di qualità
tecnica, ma che in partite come quelle disputate a Milano, Genova e Firenze ha
dimostrato grande pochezza di idee e coraggio. E dopo la scoppola subita contro
la viola al Franchi di Firenze, si è accesa finalmente la luce della presa di
coscienza di una squadra costruita per vincere, convincere, divertire, dando
spazio allo spettacolo e all’armonia di gioco. E così, dopo essersi leccata le
ferite rimediate a Firenze, la Juventus di Allegri contro la Lazio si è
presentata aggressiva, caparbia, ben disposta in campo e consapevole della sua
forza. Ma soprattutto è lo schema tattico messo in campo, che ha avuto ed ha il
sapore di un calcio d’avanguardia, propositivo e allo stesso tempo capace nell’interdizione,
attraverso il sacrificio di attaccanti e centrocampisti. Cuadrado, Dybala, Pjanic,
Higuain, Mandzukic, schierati tutti insieme, senza se e senza ma! E chi l’avrebbe
mai detto che mister Allegri avesse questa giusta pensata offensiva,
aggressiva, che non lascia spazio ai suoi ben noti timori di essere troppo propositivi
e proiettati in avanti, con la paura di subire le ripartenze avversarie? Niente
affatto, perché i campioni sopracitati hanno saputo dissipare tutti i timori del
loro mister, attraverso il sacrificio tattico di sapere interdire al momento
del bisogno con intelligenza e con il desiderio di mettersi al servizio della
squadra. La fase di possesso palla e non possesso, sono interpretati in maniera
fluida e con poche possibilità di sbagliare. Nel nuovo schema del 4-2-3-1 della
Juventus, scopriamo infatti un Higuain che difende, produce assist per i
compagni e segna pure; Mandzukic che diventa insostituibile per il suo pressing
e capace di recuperare una miriade di palloni che aiutano le ripartenze. E poi
Dybala e Cuadrado, che si inseriscono sempre tra le linee creando superiorità
numerica, mentre Pjanic sembra rinato in quel ruolo di play maker che funge da
ago della bilancia, mentre è
insostituibile nel saper mettere la palla nel sette, in occasione dei calci dal
limite dell’area. Tutte cose che non s’inventano dal nulla, ma che sono il
frutto della cultura del lavoro e del coraggio. Dunque, una Juventus capace di
divertire i suoi tifosi e coloro i quali sanno apprezzare oggettivamente il
calcio fatto di deliziose giocate, a prescindere dalle simpatie o antipatie che
si hanno verso i bianconeri. Sarà quindi un derby d’Italia sicuramente
apprezzabile, quello tra Juventus e Inter di questo inizio febbraio 2017. Due
squadre in forma che vogliono superarsi, dimostrando il loro eccellente stato
di salute. La Juve per incrementare il suo primato in classifica e l’Inter con
chiare aspirazioni di volere entrare a far parte della Champions del prossimo
anno. Dunque, una partita che riserverà bel
gioco, con quel retrogusto dell’odio sportivo che siamo sicuri emergerà e sarà
il motivo conduttore di questa tanto attesa Juventus - Inter. Signori, sta per
aprirsi il sipario!
Salvino
Cavallaro
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