Adesso! Adesso che in casa granata si sogna ma si è ben desti. Adesso che la squadra ha trovato gli equilibri giusti per recitare un ruolo importante nel campionato italiano. Adesso che la grinta e la determinazione sono la logica conseguenza dell’autostima di gruppo e di spogliatoio. Adesso che finalmente s’intravede la possibilità concreta della partecipazione all’Europa League, è indispensabile che il presidente Cairo si soffermi in una serie di fattive riflessioni che portino alla definitiva crescita di questo Torino che, Adesso, fa parte di diritto della zona nobile del campionato italiano. Il calcio, si sa, è l’emblema di mille delicati fattori capaci di portarti alle stelle e, con la stessa facilità, riportarti all’oblio. Dalle stelle alle stalle, come generalmente si dice. Ma il Torino, questo Torino, non può ricadere nei mille errori dirigenziali e di non progetto che hanno caratterizzato la storia fantastica della società granata, che non ha saputo negli anni, entrare di diritto nel nobel pallonaro del nostro Paese. Sempre campionati di sofferenza. Sempre lì a sperare nelle disgrazie altrui senza mai avere una vera forza economica e organizzativa capace di lavorare per la stabilizzazione concreta in un calcio ad alti livelli. Il Torino visto nell’acquitrino di Reggio Emilia contro il Sassuolo, ha finalmente convinto anche i più scettici opinionisti. I granata hanno dimostrato maturità di squadra nell’essere cinici e caparbi quando match di questo livello lo richiedono. Non ci sono state le solite lamentele sul campo, il cui stato appariva obiettivamente al limite di regolamento. Si è giocato con furore agonistico, sovvertendo le attese di un match che sembrava destinato a essere improntato sulle verifiche balistiche di Berardi, il campioncino di proprietà Juventus che ha fatto scomodare persino il Commissario Tecnico della Nazionale Cesare Prandelli. E invece, guarda caso, è stato proprio il possente Immobile a salire in cattedra conquistando la scala delle attenzioni e trascinando con veemenza i suoi compagni a una gara maschia; pochi fronzoli e molta risolutezza. D’altra parte su quel campo, non si poteva pretendere di assistere a un match dai connotati tecnici sopraffini. Ma nel calcio ci vuole anche la lotta fisica e mentale di chi vuole necessariamente arrivare al successo con essenzialità; o di riffa o di raffa. Questo insegna Ventura, e questo i giocatori granata hanno recepito nel tempo. Il Toro, oggi, è davvero una bella realtà che non deve essere sottovalutata dai suoi dirigenti con il “Tira a campà” di lunga memoria. E’ arrivato il tempo di fare investimenti, è arrivato il tempo di fare dei sacrifici economici atti a non disperdere nel nulla ciò che così pazientemente si sta costruendo sul campo. Per questo ci rivolgiamo ancora una volta e sempre al presidente Cairo, uno che nel calcio c’è entrato dopo avere costruito in maniera eccelsa la sua “Cairo Editore” e prima di avere acquisito la proprietà de La7, due colossi industriali che non si possono certamente definire di poco conto. Adesso, il Torino, il suo Torino che a suo tempo non gli è stato imposto da nessuno, ma proposto da persone vicine all’ambiente del Toro, chiede un suo fattivo intervento per riorganizzare una squadra che deve essere migliorata nei suoi valori tecnici con raziocinio ma con grande efficacia. Vorremmo interventi decisi, lasciando stare l’eterna mentalità sparagnina dei prestiti gratuiti o con diritto di riscatto, ma rendendo concreti investimenti e affari che, in qualche modo, possano far lievitare a livello economico i bilanci della società nel tempo, migliorando di conseguenza il fattore tecnico della squadra. Sono suggerimenti, i nostri, dati da chi ha potuto verificare nel tempo che, quando è il caso, (e in questo momento per il Torino è davvero il caso), bisogna intervenire energicamente sul mercato estivo senza se e senza ma. Qualora non ci fossero tutti i fondi necessari per far fronte alle esigenze delle tre aziende di proprietà Cairo, ebbene è la volta in cui questo presidente deve necessariamente dimostrare al popolo granata, di dare priorità al calcio sacrificando gli interessi delle altre due sue aziende. Infondo, finora, le parti si sono sovvertite e il Toro ci è sembrato sempre in lista d’attesa. Adesso, non è più così. Urge una mentalità diversa, adesso è arrivato davvero il momento. Il calcio non aspetta e, talora, è veramente spietato nel suo destino. L’esempio recente del Catania del presidente Pulvirenti ci deve far riflettere su come siano fragili gli equilibri di questo nostro mondo pallonaro. Chi ha tempo non aspetti tempo. E’ già ora di cambiare in fretta e di rottamare la vecchia mentalità, programmando concretamente il nuovo progetto del Torino che deve necessariamente ricominciare dal mercato estivo e da quella casa granata chiamata Stadio Filadelfia, la cui attesa ha sinceramente sfiancato anche gli acerrimi sostenitori. Adesso, Cairo e la Società Torino Calcio sono chiamati a dimostrare con i fatti ciò che intendono fare di questo Toro che è già rinato sul campo. Al momento in cui andiamo in pubblicazione, apprendiamo del passaggio definitivo di D’Ambrosio all’Inter, ma non abbiamo ancora notizie ufficiali riguardanti la contropartita. Anche quest’operazione, se ben portata a termine nell’interesse del Toro, potrebbe essere un segnale significativo su quanto sostenuto fin qui. Staremo a vedere.
Salvino Cavallaro
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