L’ALLIANZ STADIUM E LA FESTA SCUDETTO IN TONO MINORE.


Allegri o non Allegri? Questo è il problema!
tempo: 24ms
RSS
Torino Allianz Stadium, 17/05/2019 -


Domenica prossima contro l’Atalanta sarà l’ultima partita in casa della Juventus in questo campionato 2018’19, che l’ha vista vincere lo scudetto per l’ottava volta consecutiva. Allo stadio è in programma la festa ufficiale che si ripete ormai da 8 anni. Ma quest’anno sarà diverso, inevitabilmente diverso. Troppe cose bollono in pentola in casa Juve, per avere la mente sgombra e pronta ai bagordi festaioli. A Torino e nell’Italia juventina c’è un unico sentire che sa di spasmodica attesa, su quello che sarà il prossimo futuro della Vecchia Signora. E ci sono tifosi bianconeri che si arrovellano di ansia, nell’attesa di una fumata bianca della più ermetica società di calcio italiana che nulla lascia trapelare. Pensiamo persino che Andrea Agnelli non parli neanche da solo in una stanza, per evitare che i muri stessi possano ascoltare. Ma questa lunga attesa di una conferma così apparentemente sicura a parole e tanto declamata davanti alle telecamere da Agnelli e Allegri, dopo l’orrenda scoppola subita in Champions da parte dell’Ajax, adesso, col senno di poi, è sembrata una farsa per far capire al popolo bianconero che la società Juventus ha sempre le idee chiare sul da farsi. Spiace dirlo, ma questa volta non è così, perché chi attende all’esterno delle mura ha il diritto di sapere cosa stia succedendo ormai da giorni all’interno della sede della Continassa. Ad oggi sappiamo di due incontri. Il primo vissuto faccia a faccia tra Agnelli e Allegri e il secondo in compagnia di Nedved e Paratici. In ballo ci sono diverse questioni che si dividono tra richieste di Allegri che vuole un rinnovo di contratto in scadenza il prossimo anno, ma con un congruo aumento di milioni di euro (10 milioni contro gli attuali 7,5) e la possibilità di avere il potere di fare mercato, decidendo con la società i giocatori da cedere e quelli da acquistare. Sappiamo ad esempio che già da diversi mesi Allegri dice di avere bene in mente la Juve del prossimo anno, quasi fosse già tutto deciso, scontato. Non è così! Infatti, questa lungaggine di incontri senza esito definitivo, fa pensare ad una profonda incertezza che ha creato una spaccatura all’interno dei vertici dirigenziali. Andrea e suo cugino John Elkann si oppongono vivacemente al ritorno di Antonio Conte, il quale sarebbe invece gradito da Nedved e Paratici.

Ma prescindendo da questo nodo difficile da sciogliere come tanti altri che si stanno attorcigliando in casa Juve, resta il fatto che il ruolo tecnico e manageriale richiesto da Allegri non può essere accettato da Andrea Agnelli il quale, pur tenendo conto del calcio che cambia anche nelle sue figure dirigenziali, non può disconoscere la tradizione storica della sua nobile casata, che nella Juventus ha da sempre visto il modo di gestire in maniera autorevole e senza interferenze di sorta. Ciascuno con il suo ruolo ben definito. Ciascuno con le proprie responsabilità. Ciascuno con i propri doveri. Sì, perché vincere è l’unica cosa che conta. E, se vogliamo, Max Allegri l’ha pure sposata alla lettera questa frase simbolo del feudo bianconero, vincendo 5 scudetti di fila, Coppe Italia e Supercoppe, con l’aggiunta di avere portato in finale  di Champions due volte la Juve, senza tuttavia averla mai vinta. Ed è questo il bubbone che tormenta la società e i tifosi, proprio in un anno in cui si sono fatti investimenti notevoli per l’acquisto di Cristiano Ronaldo. E tutto questo insieme di cose danno il senso della non chiarezza di idee da parte della società, la quale per la prima volta si trova ad essere fragile nelle sue scelte. Allegri o non Allegri? A questo punto non è neanche semplice, perché pensiamo che si sia aspettato troppo e tergiversato su un argomento basilare; per l’appunto quello della direzione tecnica. Buona idea sarebbe stata quella iniziale, e cioè di un ritorno di Zinedine Zidane. Tuttavia, adesso è troppo tardi! Poi si sono fatti i nomi di Deschamps, Pochettino, Simone Inzaghi e perfino Pep Guardiola che appare saldamente ancorato al Manchester City e al suo lauto contratto. Quindi che si fa? La domanda resta ancora senza risposta, anche se il calciomercato è alle porte con le voci insistenti delle cessioni di Paulo Dybala, Mandzukic, Khedira, Alex Sandro, Cancelo. Insomma una sorta di epurazione suggerita dallo stesso Allegri con l’acquisto di almeno 5 Top Player suddivisi tra difesa (2), centrocampo (2) e attacco (1). Così si è espresso pubblicamente il tecnico di Livorno, peccato che il 90% del popolo bianconero non sia d’accordo sulla sua conferma, per il ben noto problema di una Juventus incapace di esprimere un gioco moderno, brillante, agonisticamente frizzante, vivo, come quello che ci viene proposto dalle migliori compagini di calcio europee. Così, anche tra i tifosi si risente questo eco percepito in società già da diverso tempo, e cioè di una squadra che vince, annoia in Italia e non progredisce in Europa. Dunque l’attesa alla Continassa si fa davvero insopportabile e, di conseguenza, il tormentone che si arrovella nello stomaco dei tifosi juventini si manifesterà inconsciamente pure dentro le mura dell’Allianz Stadium, quando si celebrerà la festa dell’ottavo scudetto consecutivo che in un altro momento avrebbe un sapore diverso. Perché adesso la testa è altrove.

Salvino Cavallaro

          

Salvino Cavallaro