Un po’ sì, un po’ no. Un po’ bene, un po’ male.
Un po’ vinci e un po’ pareggi partite con la consapevolezza di aver buttato al vento dei punti per causa tua. Nell’arco
di una stagione la forza di una squadra di calcio si misura dalla sua
continuità e dall’equilibrio messo in mostra partita dopo partita. Il Torino
manca di tutto questo, e pur avendo una squadra tecnicamente competitiva a
buoni livelli, non riesce ad avere continuità. A parte gli eventuali infortuni
che possono capitare in una stagione, il Torino di Mihajlovic ha pochi
giocatori che danno regolarità di prestazione (vedi Belotti, Zappacosta e pochi
altri) mentre la gran parte dei calciatori granata alternano momenti di alte
prestazione ad altri di basso rendimento. Chiaro il riferimento a Ljajic,
Baselli, Iago Falque, Benassi, Joe Hart. Giocatori che non si possono definire
propriamente grandi campioni, semplicemente perché mancano di continuità.
Certo, possedere l’equilibrio da veri professionisti del pallone non è cosa
semplice, ma è proprio questo che fa la differenza di un gruppo da grande
squadra. E’ un filo sottile che coinvolge tutto l’apparato tecnico della
società e che si materializza durante le prestazioni domenicali nel confrontarsi
con piccole o grandi squadre. Ed è l’approccio mentale sbagliato alla partita, che
spesso è deficitario di consapevolezza nei propri mezzi, perché la vera forza sei
tu coi tuoi compagni e la tua squadra, non certamente l’avversario che se pur
tecnicamente superiore a te devi saperlo affrontare con cipiglio nell’arco di
tutta la partita. Poi si può pure perdere il confronto, ma se dai l’idea di
avere sostenuto un match di qualità che caratterizzi la continuità di
rendimento, ecco che fai la differenza. Sinisa Mihajlovic è gran predicatore di
stimoli calcistici fatti di grinta e determinazione. Tante volte lo abbiamo
criticato per il suo carattere irascibile, tuttavia, non si può disconoscere
ciò che ha sempre fatto per la squadra e per i singoli giocatori, cui tante
volte è dovuto ricorrere per tirare le orecchie a fin di bene. E così alterni
partite dal gioco globale eccellente (vedi Chievo Verona - Torino 1 a 3) a
risultati casalinghi che sono risultati scialbi per gioco, idee e
concentrazione, che mettono in risalto quella mancanza di regolarità che fa
vincere i campionati. Allenti la morsa e subito sciupi quanto hai costruito a
fatica ma con la consapevolezza dei propri mezzi. Ecco, diciamo che il Torino,
pur mancando di due centrali di buon livello tecnico e di un centrocampo spesso
messo sottoaccusa per inadeguatezza alle esigenze granata, si trova tante volte
a dover dubitare del proprio portiere, dei difensori, di qualche centrocampista
e di qualche attaccante che non si lascia avvolgere d’istinto, dal fuoco di
quel gallo Belotti che è esemplare per continuità di rendimento. Sappiamo che
non è facile e che il calcio è composto da tante piccole componenti che fanno
grande uno spogliatoio, ma se c’è una complessiva percentuale di buon livello
tecnico, fa specie che manchi proprio quella regolarità di rendimento che è
essenziale per arrivare a risultati di grande prestigio. Questioni psicologiche
ma anche tecnico tattiche che vanno curate durante la settimana. Il Torino ha
buoni giocatori, di questo ne siamo convinti, ma manca l’essenziale che non è il
singolo lampo di luce di una o più partite, ma la continuità di rendimento nell’arco
di tutto il campionato.
Salvino
Cavallaro
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