A seguire l’intervista realizzata dalla Gazzetta dello Sport a Giampaolo Pazzini, ricca di spunti e contenuti interessanti.
Pazzini, con Portanova ci sono vecchie ruggini?
“In passato è già successo qualcosa. Può anche essere che ce l’abbia con me perché quest’anno, prima del gol di Marassi, gliene avevo già fatti due quando giocava col Bologna… Ma francamente non mi interessa parlarne, non voglio dare risalto a una persona non famosa”.
Ha ragione Balotelli quando dice che gli attaccanti non sono tutelati dagli arbitri?
“Assolutamente sì. Io non mi lamento delle botte, ma se ai difensori si concede tutto allora non va bene. Se l’arbitro avesse tenuto lo stesso metro di giudizio per tutta la gara il Genoa avrebbe finito in quattro. Pensate che Portanova dopo quell’intervento si è pure lamentato dicendo all’arbitro che era il suo primo fallo. Come se i difensori avesse una sorta di bonus da spendere. Loro lo sanno e sfruttano la cosa”.
Come giudica l’atteggiamento del Genoa di venerdì sera?
“L’atteggiamento lo fa chi va in campo, e loro hanno ‘fatto la guerra’ fin dal primo minuto. Non capisco”.
Però l’ambiente rossoblù ha giudicato la sua esultanza una provocazione.
“E quale sarebbe? Non ho fatto nulla di particolare. Vogliamo parlare di tutti i cori e gli insulti che ricevo ogni volta che torno a Marassi?”.
Quindi il gol le avrà dato una soddisfazione particolare.
“Enorme, perché hanno provato ad affossarmi e non ce l’hanno fatta. Sapevo che la mia partita stava per finire e aver segnato mi ha dato un grande senso di rivincita. Visto tutto il contesto, per bellezza e importanza metto questo gol nei primi cinque della carriera”.
Segnare al Camp Nou sarebbe stato ancora più importante…
“Già, per un gol lì darei anche un perone (ride, ndr). Non ci ho mai giocato, è una partita che aspettavo dal giorno del sorteggio. Era tutto perfetto, fantastico. Sono molto arrabbiato per questo guaio, ma non ho rimpianti per aver giocato a Genova: magari restavo a casa e scivolavo su uno scalino”.
Qualche consiglio ai compagni?
“Non dobbiamo tirarci indietro subito, ma metterci con le punte corte e la difesa alta, senza lasciare spazi, senza paura”.
Il Milan che va a Barcellona per giocarsi i quarti è un Milan rinato: come è successo?
“A inizio stagione la partenza dei senatori ha tolto fiducia ed entusiasmo e i nuovi hanno trovato un ambiente depresso. Poi ci siamo guardati negli occhi. La svolta è stata il due a due di Napoli”.
Quanto c’è di Allegri in questa rinascita?
“Ha il grande pregio di essere sempre equilibrato, nel bene e nel male. E poi se vinciamo lo fa la squadra, e se perdiamo perde lui. Ci ha sempre protetto. Se ha poco dialogo coi giocatori? Chi lo afferma non ha mai davvero lavorato con un tecnico che parla poco”.
Dopo l’arrivo di Balotelli si è parlato di un suo addio a fine stagione. “Ho apprezzato molto la telefonata di spiegazioni, peraltro non dovuta, di Galliani. Io non mi sono mai abbattuto e poi non sono uno invidioso dei compagni. Al Milan sto benissimo, il progetto mi piace, i giovani si fanno consigliare volentieri dai compagni più esperti come me. E poi sento la fiducia di tutti, e voglio continuare a fare gol pesanti. I numeri dicono che sono fra i primi cinque attaccanti in Italia, mi sento un giocatore importante. Al momento la strada che sto percorrendo mi piace, anche in chiave Nazionale”.
Come giudica quanto avvenuto fra Cassano, che lei conosce bene, e Stramaccioni?
“Non mi ha sorpreso, avrebbe potuto capitare diverse volte anche quando ero un suo compagno, magari in partitella. Lui è uno focoso e generoso, poi il giorno dopo è tutto finito. Io non ci ho mai litigato”.
Qual è il difensore che le dà più filo da torcere?
“Il più ostico è Chiellini, tra l’altro un mio amico. E’ una cosa fuori dal comune, io lo chiamo un ‘osso clamoroso’ perché non avendo grandi doti tecniche sopperisce con la sua grande fisicità”.
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