Mi piace pensare che partita potrà venire fuori tra Milazzo e Monza, mi piace pensare all’approccio che potranno imprimere alla gara fin dal fischio d’inizio le due squadre, mi piace pensare soprattutto a un confronto di calcio che vede due realtà così diverse, lontane tra loro, ma al contempo così simili. Sia Milazzo che Monza sono invase da lungo tempo da problemi societari che non lasciano scampo. Tuttavia, il comportamento delle due squadre in campionato è stato diverso nell’impostare un calcio serio che, comunque sia, per rispetto alle città di appartenenza e alle relative tifoserie, dovrebbe avere la priorità su ogni cosa, anche sugli stipendi arretrati mai pagati sino ad oggi. Due culture diverse, due diversi modi d’intendere il calcio. Da una parte il Milazzo con le sue eterne diatribe societarie mai risolte e un ambiente sbracato, deluso e depresso che, per avvilimento, tende a mollare tutto e distruggere quanto di positivo è stato fatto fino a ieri. Chiaro senso di “tradimento” del pallone professionistico milazzese che, forse per troppo amore, tende a disamorarsi dei colori rossoblu e farla finita. Dall’altra parte il Monza, una società in crisi che ha trovato in Antonino Asta un allenatore capace di ovattare il suo spogliatoio contro tutti e tutto, motivando i suoi giocatori in una maniera tale da renderli consapevoli che solo reagendo alle “disgrazie” si può risorgere, e si è uomini veri se si affrontano di petto certi momenti difficili che la vita a volte ci presenta. Si deve poter uscire dalle difficoltà con dignità, senza mai mollare ma reagendo con fermezza a tutto ciò che è contro. Un po’ come dire che il vento contrario che soffia in maniera spietata e violenta, prima o poi deve pur finire e in quel momento bisogna farsi trovare preparati. E’ la metafora della vita, capace di coniugare certi sentimenti anche attraverso la palla che rotola in mezzo al campo che, talvolta, è maledettamente impietosa e che ti deve far capire l’importanza del saper reagire a ogni disavventura. Questo, il gruppo di Antonino Asta l’ha capito molto bene e, nonostante le mille difficoltà economico – finanziarie che soffocano la società della Brianza, il Monza sta conducendo un campionato dignitoso all’insegna della serietà e della speranza che, prima o poi le cose dovranno cambiare in meglio. Diamo atto a mister Asta che da vecchio cuore granata ha dato un esemplare messaggio comportamentale non solo ai suoi ragazzi e alla sua società, ma anche a coloro i quali, come a Milazzo, non sono riusciti a capire che in questo mondo del pallone che va dalle stelle alle stalle, l’unione di gruppo è simbolo di forza, mentre la disgregazione è emblema di fragilità assoluta. Reagire fattivamente sul campo è un dovere che non si può disconoscere a prescindere. Parlare a vanvera, creare ruggini, offendere, inimicarsi tutto e tutti (anche se con tutte le ragioni) è inutile, anzi deleterio. Tutto ciò Asta l’ha capito da tanto tempo e, inculcando ai suoi ragazzi l’importanza di essere prima uomini veri e poi giocatori, ha dato un calcio alle futili parole e alle banalità senza senso, dando al contempo un esempio concreto che ha solcato inevitabilmente il cuore e l’anima di chi è stato ed è disposto a seguirlo.
Salvino Cavallaro
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