QUAGLIARELLA: «A NAPOLI MI SENTIVO EMARGINATO, I SUDAMERICANI NON MI PASSAVANO IL PALLONE»


Fabio Quagliarella
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12/07/2012 -

Fabio Quagliarella, come si può intuire dal verbale del suo interrogatorio presso la Procura di Napoli, in azzurro non stava affatto bene, e i problemi coi compagni erano piuttosti grossi:

"Mi sentivo emarginato nel gioco della squadra e qualcuno non mi passava la palla. I sudamericani non sopportavano che i tifosi mi amassero".

Tutto nacque però dall'espulsione del bomber nel match col Parma, come racconta Quaglia: "L'arbitro mi ammonì e io a quel punto persi la testa, perché l'ammonizione comportava, essendo già io stato diffidato dal giudice sportivo, l'automatica squalifica per il turno successivo. Fu così che usai frasi offensive nei confronti dell'arbitro e a ciò seguì la mia espulsione. Fui squalificato per tre giornate e quello fu un chiaro momento di crisi nel mio rapporto con il Napoli. Mi diedero una multa salatissima (28mila euro) ma mi sentii abbandonato perché la società non fece ricorso per ottenere una riduzione della squalifica. Tale isolamento nasceva anche dal senso di isolamento creato attorno a me dai sudameicani (Lavezzi, Gargano, Campagnaro ecc.), forse perché invidiavano il maggiore affetto che i tifosi spontaneamente mi avevano riservato da subito. Per questo non mi passavano la palla".  

E poi arrivò la Juve: "Fu una scelta dettata da motivazioni prettamente tecniche. Già nel corso del campionato vi erano state frizioni ed incomprensioni con alcuni dei compagni. In tutto questo, non mi sentivo compreso e sostenuto dalla società. Mai avrei pensato di interrompere così bruscamente il rapporto con il Napoli, ma già durante il mondiale sudafricano sentivo voci a riguardo. Mi ritevano cedibile, così diedi mandato al mio procuratore di cercare un'alternativa: lì arrivò la Juve".

Scorrendo il verbale, si parla anche del famoso bonus legato ai gol: "Molti dei miei compagni erano a conoscenza di quella clausola - spiega il bomber nell'interrogatorio - e anche Mazzarri, che così cercò di agevolarmi schierandomi titolare. Per me quella partita aveva un valore economico oltre che sportivo, così provai a segnare in tutti i modi ma il portiere avversario fece dei miracoli. E' vero che il Napoli non aveva nulla da chiedere a quella partita, mentre i nostri avversari dovevano vincere per andare in Champions. Ma noi ci tenevamo a fare bella figura".

Chiusura sull'affaire Gianello: "Non ricordo di aver parlato con Gianello della partita Samp-Napoli, né ricordo di aver notato suoi comportamenti anomali. Non ricordo nemmeno di avergli detto della mia vicenda, quella legata ai dodici gol".

Luca Bonaccorso