Fabio Quagliarella, 31 anni ma non li
dimostra. Nel calcio, in genere, un giocatore di quella età è ritenuto oltre la
maturazione, e cioè avviato verso fine carriera. Ma Quagliarella è integro fisicamente
e anche dal punto di vista mentale dimostra la voglia di un ragazzino che si
deve mettere in mostra per farsi notare. Ma lui non ha più nulla da dimostrare,
semmai c’è questa lotta con se stesso e con chi non ha creduto ultimamente in
lui, che lo tiene sul pezzo, sempre pronto a buttar dentro quella palla che,
tramutatasi in gol, resta pur sempre il significato di uno sport che lui ama e pratica
da serio professionista. Partito dalle giovanili del Torino, Quagliarella ha
fatto parte di molte squadre italiane che, ancora oggi, si pentono per non averlo
trattenuto fin dall’inizio, appiccicandogli addosso una sola maglia che rappresenta
l’emblema di calciatore bandiera, così come sono Totti e De Rossi per la Roma e
lo è stato Del Piero per la Juventus. Logiche, pensieri e sentimenti romantici
che ormai sono legati a un calcio che non esiste più, ma che dà pur sempre il
significato di un legame che viene posto in tentazione e poi interrotto soltanto
dal dio denaro. Egli ha giocato con Fiorentina, Chieti, Torino, Udinese,
Ascoli, Sampdoria. Ritornato all’Udinese, ha proseguito poi la sua carriera
giocando a Napoli, alla Juventus e, da quest’anno, è ritornato da dove era
partito, e cioè alla sua casa naturale, a quel Toro che l’ha lanciato verso la
grande carriera. Ha già segnato quattro gol in campionato, rispettivamente al
Cagliari, alla Fiorentina, al Napoli e all’Udinese, mentre in Europa League ha
segnato al Copenaghen. Tutti gol pesanti, gol importanti che contano e qualche
altro reso vano dal risultato finale che non ha concesso i meritati tre punti al
suo Toro. Sempre a testa bassa, senza mai esultare dopo una rete segnata alla
sua ex squadra. Un modo molto personalizzato, talora anche non condiviso, ma
che sicuramente ti parla dell’uomo, della serietà dell’atleta, del rispetto che
nutre verso i sentimenti. Quagliarella non ha caratteristiche mondane. La sua
carriera esemplare parla di calcio, famiglia e poco altro. Un solo intermezzo
verso lo spettacolo televisivo, che l’ha visto partecipare l’anno scorso al
programma di Milly Carlucci “Ballando con le stelle”. Una nota artistica che lo
ha messo in luce in una veste inedita, e cioè in quella di bravo ballerino,
capace di sacrificarsi e dividersi tra prove di spettacolo e allenamenti per la
sua squadra. E, visti i risultati che sta ottenendo in questo inizio di
stagione al Toro, pensiamo proprio che la Juventus si stia mordendo le mani per
averlo messo da parte con troppa facilità. “Quaglia” ha bisogno di sentire l’affetto
della gente, della società, del suo allenatore, dei suoi compagni di squadra e
solo allora riesce a dare il meglio di sé. Al Toro l’ha trovato, anzi l’ha
ritrovato dopo essersi lasciato con un arrivederci qualche anno fa. In fondo,
lui che da buon napoletano ai sentimenti è molto legato, in granata e in questo
Toro ha ritrovato i pensieri, i sogni sognati e poi realizzati che ha vissuto
fin da ragazzo. Una bella storia di ragazzo venuto dal sud che vuole diventare
calciatore. Fabio lo sa, lo sente quasi come gratitudine a una società che per
prima ha creduto in lui. E questi sono i risultati.
Salvino
Cavallaro
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