Educazione: “Metodico
conferimento o apprendimento di principi intellettuali e morali, validi a
determinati fini in accordo con le esigenze dell’individuo e della società”. Ci
piacerebbe commentare i fatti tecnici del festaiolo mercoledì calcistico di
campionato. Poter dire che la Juventus è sempre più dipendente da Ronaldo, che
il Milan di Gattuso è in piena crisi, che il Torino si trova a un punto dall’entrata
in Europa, oppure commentare il gol di tacco di Quagliarella che continua a
segnare nonostante la sua età non più giovane. Ma ci sarebbe anche da scrivere
sull’incontro Roma Sassuolo e Bologna Lazio, due partite con grandi nodi da
sciogliere. E invece qual è il tema che affrontiamo oggi? La reiterata stupidità
e maleducazione sportiva che si é manifestata in Inter Napoli, la partita di
campionato che con la morte di un tifoso, gli incidenti fuori dallo stadio, l’accanimento
demenziale e l’odio razziale verso Koulibaly, hanno sancito una situazione
insostenibile che coinvolge la responsabilità di tutti coloro i quali ruotano nel
mondo del calcio. Dai dirigenti, agli allenatori, ai giocatori, agli arbitri,
alle regole non considerate oggettive ma interpretate soggettivamente, ai tanti
errori commessi da tutti che poi si ritorcono tra le masse che inevitabilmente
vengono spinte ad odiarsi gli uni contro gli altri. Max Allegri l’aveva detto poche ore prima: ” In Italia manca la cultura calcistica, l’educazione sportiva.
Brontolano tutti, ma si squalifichi chi va fuori dalle righe. Se i maggiori
tesserati fanno delle esternazioni e creano tensione, è esattamente come quando
io vado in conferenza e creo tensione. E’ poi normale che la gente quando viene
allo stadio crea confusione attraverso gli incidenti e si va a piangere sulle
cose che succedono. No, l’eleganza e
l’educazione non si comprano”. Chiaro il riferimento al comportamento di alcuni
presidenti che dovrebbero mettere da parte certe dichiarazioni ritenute
pericolose per i tifosi. Tuttavia, nel caso specifico dei fatti avvenuti prima,
durante e dopo la partita Inter Napoli, ci vengono subito da fare alcune
considerazioni che mettono sotto accusa la responsabilità degli organi federali
e degli arbitri che devono attenersi alle regole, senza perdersi mai in
interpretazioni personali. Nella fattispecie dei reiterati insulti razziali
contro Koulibaly, ci domandiamo perché
non sia stata sospesa immediatamente la partita, con la conseguente perdita
della stessa a tavolino da parte della società ritenuta responsabile dei fatti.
Le regole ci sono e vanno rispettate senza se e senza ma, siano esse dovute a
fatti tecnici che a situazioni che offendono brutalmente la dignità delle persone.
E’ vero, Koulibaly è stato espulso per
avere applaudito l’arbitro e i tifosi interisti, dopo avere fatto un fallo su Politano. L’episodio è certamente da
biasimare, tuttavia, resta inammissibile che un calciatore per il colore della
sua pelle debba essere offeso e umiliato in ogni circostanza. Così ha
commentato Koulibaly, dopo essere stato
espulso: “Fiero del colore della mia
pelle. Orgoglioso di essere francese, senegalese, napoletano: Uomo”.
Assurda discriminazione che è frutto di ignoranza, maleducazione e cervelli mai
sviluppati a saper discernere il bene dal male, attraverso le più elementari
basi del vivere civile. Il calcio delle famiglie, dei bambini, delle persone
che si innamorano delle emozioni suscitate da un pallone che entra in rete, non
hanno nulla a che fare con gli inqualificabili gesti provocati dall’inciviltà
di pochi (ma sono sempre troppi) delinquenti. Ci si unisca una volta per tutte,
applicando le regole. Si faccia in fretta, almeno se non si vuole che il
razzismo e la stupidità opacizzino i sani valori sportivi che sono da sempre
intrisi di rispetto e buona educazione.
Salvino
Cavallaro
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