Ha vinto due campionati di seguito con la maglia del Treviso, giungendo dalla serie D alle soglie della I^ Divisione di Lega Pro. Si chiama Francesco, ma per gli amici è Ciccio, Cernuto, classe `92, 1,80 m. di altezza all`incirca, muscolarmente ben dotato per il suo ruolo. Gioca da due anni nel Treviso con il ruolo di difensore centrale.
Lui è di Milazzo, stupenda cittadina baciata dal mare, di fronte alle isole Eolie, decidiamo di conoscerlo dandoci appuntamento al bar u Ciattittunel rione Vaccarella, regno dei pescatori milazzesi.
Quella mattina fin dalle prime ore la giornata si preannuncia molto calda, ma in compenso respiriamo a pieni polmoni l`odore di salsedine, che sale dalle variopinte imbarcazioni, messe a riposare da poche ore dopo aver portato a riva le reti ricolme del pescato. Da lontano ci arrivano le voci dei pescatori, inviti urlati ai turisti presenti ad acquistare u sciabacchellu (acciughe piccole), totani e polipi ancora vivi! Uno spettacolo di suoni, colori, odori,che solo a Vaccarella si può apprezzare.
In questa cornice di acquarello d`autore iniziamo la nostra intervista. Ci sediamo ad un tavolo e ordiniamo la colazione tipo di un milazzese: la granita caffè con panna ed una brioche, possibilmente soffice ed ancora calda dal forno. Per chi ci legge e non è mai venuto a Milazzo, vi posso assicurare che sedersi al tavolo di un bar al mattino, così vicino al mare da restare storditi dall`infrangersi delle onde sul bagnasciuga, gustare una granita caffè o limone o fragola è la sublimazione del piacere, la vittoria della sicilianità, come l`hanno descritta, senza mancare di rispetto, gente come Verga, Tomasi di Lampedusa, Gesualdo Bufalino, Camilleri, tanto per intenderci.
Scusate il prologo, ma penso che ne valesse la pena. Il ragazzo, Francesco Cernuto, comunque è già calato nella parte e rinunzia ad una bomba calorica, come la nostra granita, e si accontenta di un caffè freddo, che dalle nostre parti non è poi tanto male.
Mi spiace dargli un cattivo esempio ,ma fra una domanda e l`altra non riesco a fare a meno d`inzuppare la mia brioche in quel mix delizioso, che si crea mescolando la granita con lo strato sovrastante di panna.
D.:Dove hai iniziato, Francesco, a tirare i primi calci al pallone?
R.:Ho cominciato nel campetto dell`oratorio di San Papino. Ero un pulcino spiumato allora,ma in tre anni m`innamorai di questa palla,che sembrava tanto pesante per i miei piedi. Tornavo a casa stanco,sudato ma felice di aver battuto i miei amici nella partitella. I miei genitori non mi dicevano nulla perché non trascuravo di studiare.
D.:Quindi sei stato un anno alla Folgore,una società che cura il vivaio talchè fosti convocato nella rappresentativa provinciale.
R.:Iniziò così la mia fortuna perché a Spadafora, un comune vicino Milazzo, il selezionatore, un certo Rasà, mi notò e mi invitò a fare un mini torneo a Reggio Calabria sotto l`osservazione dei tecnici della Reggina, che ogni anno riuniva tutte le squadre ad essa affiliate e fra queste c`era la Spadaforese. Io fui prescelto e mi ritrovai di colpo in una società importante, come quella calabrese. Con me venne un altro milazzese Dall`Oglio,che quest`anno ha giocato nella primavera del Parma.
D.: I tuoi genitori non si opposero al trasferimento a Reggio ?
R.:No, anzi mi diedero coraggio assecondandomi nella mia scelta. Approfitto dell`occasione per ringraziarli,anche se gli promisi di continuare a studiare. Cosa che feci fino alla maturità scientifica.
D.: Racconta del tuo salto al Treviso. Come avvenne che un ragazzo del Sud conquistò la fiducia della società veneta?
R.:Dopo due anni con la squadra degli allievi il direttore sportivo Giacchetta mi chiamò in disparte e mi propose di trasferirmi al Treviso, dove allenava un suo ex compagno di squadra, mister Zanin, perché era venuto il momento di misurarmi in un campionato più impegnativo.
D.: A Treviso trovi un ambiente un po` demotivato perché l`anno precedente in eccellenza la squadra si era fermata a centroclassifica,tranne poi ad essere ripescata in serie D.Tu però ti metti in mostra e ti guadagni la stima del mister che ti dà i galloni di titolare da centrale in difesa.
R.: Il mister preferiva un modulo 4-3-3 molto spinto sulle corsie e per noi in difesa c`era da stare molto attenti. Sorprendentemente vincemmo il campionato di serie D 2010-11 soffiandolo al Venezia, che si era presentato con una grossa squadra.
D.:Arrivi quindi in Lega Pro-2° div. a poco più di 18 aa. Immagino la tua felicità e quella dei tuoi genitori, che vedevano realizzarsi un sogno, ancora più grande per chi vive al Sud.
R.:Un sogno, l`hai detto.Non ci dormivo la notte al pensiero: da Milazzo a Treviso nel calcio che conta. Ma non era finita, perché la squadra era ormai un gruppo; ci ritrovavamo ad occhi chiusi,vivevamo le stesse emozioni,trascorrevamo anche fuori dal campo insieme le nostre giornate.Vorrei ricordarli: Sartorello il portiere; la difesa a 4 composta da Biagini,io,Di Girolamo e Paoli.A centrocampo gioca il capitano Bandiera assieme a Spinosi e Marocchi; mentre sulle fasce giostrano Torromino e Ferretti con al centro dell`attacco il bomber Perna.
D.: Ma avete vinto anche questo campionato,incredibile!
R.:Bravo, proprio incredibile. Pensa: all`ultima giornata quando neppure il mister ci sperava più, andiamo a giocare a Montichiari. Loro non possono perdere perché altrimenti retrocedono, ma al 94` sul 2 a 2 realizziamo una rete storica, che ci fa staccare il biglietto per la 1^ divisione di Lega Pro fra la gioia dei nostri tifosi e le lacrime dei giocatori del Montichiari.
D.: La tifoseria trevigiana è calda? Vi segue?
R.:Questo è l`unico neo perché il Treviso, secondo me, meriterebbe maggior calore e seguito dai suoi tifosi. Il massimo di spettatori quest`anno è stato di 1800 paganti. Peccato; ma lì in Veneto ci sono molte grosse società in un raggio di pochi chilometri e gli sponsor,a causa della crisi, cominciano a scarseggiare a cominciare dai Benetton, che sono i principali sostenitori del calcio a Treviso e non solo.
D.: Ho letto che in questi giorni il Treviso ha cambiato gestione tecnica e si è affidato a mister Domizi,ex Viareggio. E tu cosa farai? Verrai riconfermato?
R.:Non so ancora nulla,non mi sono sentito con la società. Mi dispiace per mister Zanin,ma il calcio non ammette rimpianti ed io sono un professionista che deve adeguarsi alle decisioni della società.
Finisce qui la nostra chiacchierata con Francesco Cernuto, un giovane milazzese, emigrato del calcio,che da un campetto di provincia di un oratorio ,che oggi,ironia della sorte, ha chiuso i battenti,è giunto sul palcoscenico del calcio che conta con le doti della modestia e della sincerità ,che appartengono al suo modo di farsi rispettare in una terra, che ci appare talora così diversa dalla nostra.
Ci salutiamo con una vigorosa stretta di mano; lo accompagno con lo sguardo, ma non rinuncio all`ultimo boccone di brioche da inzuppare nella mia favolosa granita caffè con panna.
Attilio Andriolo
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