E’ sempre la solita storia. Quando sei
ritenuto ormai avanti con l’età, non esistono società di calcio che vogliono
rischiare un rinnovo di contratto. Da Maldini a Totti a Del Piero e poi
Marchisio ritenuto troppo fragile dal punto di vista muscolare, le rispettive società
di appartenenza hanno dato il benservito. Giusto o sbagliato, questo mondo
pallonaro così intriso di alti interessi economici non guarda in faccia
nessuno, non ha tempo di farsi assalire da sensi di colpa neanche per certi
giocatori simbolo. Qualcuno pensa alla mancanza di gratitudine per tutto ciò
che un calciatore a fine carriera ha fatto per quella determinata società, cui
sarebbe auspicabile una sorta di accompagnamento fino al giorno in cui si
decide di appendere gli scarpini al chiodo. Ma non è così! Daniele De Rossi è l’ultima
“vittima” di un pallone che si fa scivolare di dosso il senso dell’umano.
Entrato a far parte della Roma quando aveva solo 9 anni, Daniele De Rossi ha
fatto tutta la trafila della scuola calcio, del Settore Giovanile e poi della
Prima Squadra. Lo chiamavano capitan futuro, proprio per quel suo rappresentare
i colori giallorossi che gli si sono appiccicati addosso alla pelle e davano ai
tifosi quella sicurezza di poter contare su di lui a vita. Prima come
calciatore rappresentativo, poi come capitano che ha preso il posto di Totti e
ancora come eventuale allenatore o chissà, magari come dirigente. Sempre nella
sua Roma, sempre con i colori giallorossi nel cuore per lui, per i compagni e per
i suoi tifosi. Una vita da capitano coraggioso, esemplare all’interno dello
spogliatoio e sul campo, dove in carriera qualche volta ha pure esagerato nel
suo strafare agonistico. Ma ci sta, perché fa parte del suo carattere, delle
sue caratteristiche tecniche di calciatore sempre disposto a battagliare in
campo per carpire il pallone agli avversari. Ma evidentemente tutta questa lunga
appartenenza alla società giallorossa non è bastata per garantirgli un rinnovo
di contratto che potesse accontentarlo fine alla chiusura della sua carriera di
calciatore. Una carriera che De Rossi non è ancora intenzionato a chiudere
perché sente ancora certi stimoli calcistici mai sopiti e quella voglia di
combattere in campo che l’ha reso utile nella Roma e in Nazionale. Ma Pallotta
e Baldini non la pensano così e con uno squallido twitter gli hanno dato il
benservito. Daniele De Rossi giocherà ancora due partite con la Roma fino alla
chiusura di questo campionato. Alla fine dell’ultima gara dei giallorossi che
si giocherà allo Stadio Olimpico contro il Parma, ci sarà il commiato dalla sua
gente, dai suoi tifosi, dalla sua curva che tanto lo ha amato. E’ un po’ come
rivedere un film già visto con Totti, fatto di lacrime e ringraziamenti che
sanno, almeno in questo caso, di umano e non trascendono in cose che riguardano
il denaro, l’interesse, la voglia di programmare il futuro con i giusti
investimenti. Peccato che di mezzo c’è sempre l’uomo con i suoi sentimenti che
vanno oltre la ricchezza, la fama e le attenzioni mediatiche che vengono
riservate al mondo del pallone. Un mondo a parte destinato solo a pochi eletti,
ma che poi si scontra con la vita e le sue leggi. E poi? Le strade si dividono!
Ad oggi non è ancora dato sapere dove andrà a giocare Daniele De Rossi. Fonti
bene informate dicono che andrà a giocare all’estero, anche se è prossimo a
festeggiare le 36 candeline sulla torta. Ma lui ha ancora voglia di giocare a
calcio perché sente quel sacro fuoco che l’ha animato fin dal giorno in cui ha
messo piede per la prima volta alla Roma. Sembrerà strano vederlo con un’altra
maglia, anche se Daniele, pur con l’amarezza di essersi scontrato con le
ingrate leggi del calcio, resterà per sempre tifoso della Roma.
Salvino
Cavallaro
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