I SENTIMENTI IN UN CAMPIONATO DEL MONDO SENZA L’ITALIA


Nel vedere entrare le squadre di Russia e
Arabia Saudita, che hanno iniziato a giocare la prima partita di campionato del
mondo del Gruppo A, sono stato assalito da una legittima tristezza nel
ricordare amaramente l’assenza dell’Italia. Poi, il momento degli Inni
Nazionali che notoriamente manifestano l‘orgoglio e l’appartenenza alla propria
Patria, mi ha lasciato ancor più l’amaro in bocca. Sì, perché questo pallone
mondiale ammantato di ricchezza economica e tantissima immagine promozionale,
resta la più grande vetrina di un calcio che non è solo considerato a livello
tecnico, ma è anche notevole appuntamento sociale e culturale. Dietro questa
partecipazione ai rettangoli verdi della Russia c’è lo sport, ma c’è anche la
politica con i suoi incontri di pace e i rapporti che senza l’ausilio di questo
pallone così discusso da sempre, probabilmente non avrebbero avuto motivo di
relazionarsi. E allora penso a certe rivalse politiche, sociali e culturali che
talora migliorano anche attraverso il pretesto di un gioco che crea
indiscutibili interessi economici, ma che da sempre è veicolo di aggregazione
sociale. Ciascuno con la propria bandiera, con il proprio orgoglio patriottico,
ciascuno con la propria storia di diritti sociali non sempre rispettati da
altri, per egoismi e facili pensieri di arricchimento personale. Ma il pallone
mondiale ha una sua magia che nessun altro ha. Certo, il focus è dato dalla
parte tecnica, dalle vittorie, dai gol e dalla presenza in campo delle stelle
del calcio mondiale che danno indiscutibilmente lustro all’evento e creano curiosità
da vendere. E’ la macchina dello sport che si muove attraverso l’attenzione
mondiale dei media, dei potenti capi di Stato che gestiscono il mondo, ma anche
attraverso la gente comune che magari durante l’anno non segue il calcio ma che
davanti allo spettacolo sportivo e folkloristico dei mondiali si intriga con
curiosità. Questa è la forza del pallone mondiale, un potere che nessuno ha. E
più volte ho riflettuto sull’importanza di questo evento sportivo che ogni
quattro anni quasi carpisce l’attenzione di tantissime persone, distratto come
sono stato per un attimo nel vedere in tribuna la presenza del Presidente Vladimir Putin che dopo
avere parlato alla gente durante la cerimonia d’apertura del campionato
mondiale allo stadio Luzhniki di Mosca,
si è accomodato accanto alla Presidente
della FIFA Gianni Infantino e il principe
saudita Bin Salman, per assistere all’incontro Russia – Arabia Saudita finita con il risultato di 5 a 0 a favore
dei russi. Ma ciò che mi è piaciuto di più è stato l’atteggiamento dei tre alti
rappresentanti le istituzioni, i quali non hanno lesinato strette di mano e persino
qualche scusa per il rotondo risultato inflitto dai russi ai sauditi. Ebbene,
questa è la forza del calcio. Unire e mai disgregare, incontrarsi e
piacevolmente godere di uno spettacolo che in qualche caso possa pure
rappresentare una sorta di eventuale disgelo politico, sociale, culturale. Così
ci piace questo mondo del pallone, così lo vogliamo pur con tutte le sue
infinite storture che cogliamo da un sistema non sempre indenne da colpe
aggravate da troppi e iperbolici interessi economici. Ma è il campionato
mondiale di calcio che conquista per i suoi sentimenti, per le emozioni che ci
fa vivere e che non tiene conto del distinguo tra razze, culture e religioni.
La propria bandiera resta il simbolo dell’orgoglio, ma è anche l’emblema di
certe fragilità economiche e sociali che purtroppo fanno la differenza.
Importante esserci, partecipare, incontrarsi, sbandierare il proprio orgoglio
al di là di ogni cosa. Ecco perché fin dal’inizio ci manca l’Italia, quella
maglia azzurra che fino alla fine non vedremo in questa FIFA WORLD CUP Russia 2018.
Peccato!
Salvino
Cavallaro