E’ il derby d’Italia? Certo, lo
è sempre stato! E’ la partita che da sempre si gioca tra antiche ruggini e serpeggianti
veleni? Certo, se n’è avuta la conferma da tanti anni, sia sul campo che dietro
le scrivanie! E allora perché Inter Juve di quest’anno sarà un’altra cosa? E perché
assume i contorni di una partita di calcio davvero speciale? I motivi sono
tanti e sono noti a tutti. L’incontro di domenica prossima 6 ottobre a San Siro
si potrebbe definire per la prima volta nella sua storia, non solo come il confronto
tra due odiatissime rivali del calcio italiano, ma più semplicemente come l’incontro
tra Conte e Sarri, due allenatori che non si guardano di buon occhio fin dai
tempi in cui hanno allenato l’Arezzo e che oggi manifestano due scuole di
pensiero calcistico che sono in contrapposizione tra loro. E se a questo “menù”
ci aggiungiamo anche i “tradimenti” di Antonio
Conte e Beppe Marotta che per
tanti anni sono stati gli artefici di una parte consistente delle glorie della
Juventus, ecco che la partita di calcio tra nerazzurri e bianconeri aggiunge
ancora più sale in una minestra che bolle prima ancora di cominciare. Il tutto
è iniziato questa estate durante il periodo di calciomercato, allorquando si
ventilava il ritorno di Antonio Conte
sulla panchina della Juve. Questo era il desiderio che si manifestava chiaramente
nel volere del mister leccese. Ma questa operazione non si poté fare per
evidenti “no” da parte della dirigenza della Vecchia Signora che ricordava
ancora come un affronto personale, quel giorno di luglio 2014 in cui il tecnico
volle separarsi dalla Società bianconera per evidenti divergenze dopo tre anni
indimenticabili. Sentimenti di amore –odio protratti nel tempo, anche quando
Conte fu chiamato a fare il CT in Nazionale e poi ad allenare il Chelsea.
Ciascuno per la sua strada, si
disse allora! E adesso? Adesso le due strade si rincontrano quasi ad intrecciarsi
in un destino che prosegue quel percorso di sentimenti contrapposti, in cui
vige per Conte il ricordo di essere stato bandiera e capitano della Juve ai
tempi in cui era calciatore e allenatore, e poi la ruggine di un rapporto finito
male con Andrea Agnelli and company.
E poi? C’è anche il discorso legato a Beppe
Marotta fatto fuori dal Direttivo della Juventus per non tanto chiare
vicende interne, il quale passato all’Inter vuole dimostrare quanto la società
bianconera si sia sbagliata a disfarsi di lui che ben ha lavorato per tanti
anni alla Juve. E c’è anche il dualismo estivo sulla “telenovela” legata a Romelu Lukaku, in cui dapprima sembrava chiusa l’operazione Inter per
acquistare il giocatore belga tanto desiderato da Conte, poi è intervenuta la
Juve con Paratici a rallentarne volutamente le operazioni per non fare
rafforzare la squadra nerazzurra e la voglia di portare in bianconero giocatore.
Tuttavia, per tanti motivi di mercato, quel tentativo di far vestire la maglia
bianconera a Lukaku non riuscì a Paratici e così Marotta entrò definitivamente
a gamba tesa e permise al possente giocatore di colore di accasarsi
definitivamente all’Inter. Ma quante ripicche, quante ruggini e quante
situazioni incresciose si sono fatte in tanti anni tra queste due società di
calcio che fanno del pallone qualcosa che va oltre il piano esclusivamente
tecnico legato al rettangolo di gioco. E così, in questo momento la classifica
parla di un’Inter in testa con due punti sopra la Juventus. Un dato significativo
dettato soltanto da questo inizio di campionato in cui la Juve di Sarri sta ancora
cercando la sua vera identità di gioco, nonostante i tanti infortuni dei suoi
difensori esterni e l’abbondanza di campioni d’attacco e di centrocampo. L’Inter,
invece, ha trovato in Antonio Conte l’allenatore giusto per cambiare mentalità
e mettere ordine in una squadra e una società che da anni era in difficoltà nel
far rispettare le regole in uno spogliatoio “polveriera” in cui vigeva incontrastata
l’anarchia.
Oggi non è più così, perché l’allenatore
leccese che per tanti anni è stato una bandiera della Juventus, ha apportato il
suo stile operaio di “testa bassa e pedalare” fatto di grinta e determinazione
che si manifesta nell’unione d’intenti prodotta dalla sua squadra e da tutti i
suoi giocatori a disposizione. Ecco, diremmo proprio che Inter – Juve di quest’anno
non si giocherà soltanto la notte del 6 ottobre prossimo, ma si protrarrà per
tutto l’arco del campionato in un inseguirsi a vicenda che sa tanto di pensiero
fisso e quasi maniacale, nel volere anteporre sempre e comunque antichi rancori
e ruggini mai dissipate. Inter – Juve è, e sarà sempre, una partita diversa da
tutte le altre. Oggi più di ieri.
Salvino Cavallaro
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