JUVENTUS-CHELSEA, LA CARICA DEGLI OSPITI


Juventus Chelsea
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19/11/2012 -

Attesa.  Mancano circa ventiquattro ore a una sfida cruciale, sia per i bianconeri sia per i blues. Il girone parla chiaro: lo Shakhtar è nettamente favorito più per il calendario che per altro.  Gli ucraini e gli inglesi comandano con sette punti ciascuno, seconda la Juve con un punto di distacco.  Paura. Il timore di perdere potrebbe dominare il match.  Chi perde rischia, rischia tanto. I campioni d’Europa in carica non possono permettersi questa figuraccia, mentre i campioni d’Italia bramano gli ottavi di finale, vero obiettivo del momento.
Fiducia e convinzione. Sono queste le due parole chiave emerse dalla conferenza degli avversari di Conte e Alessio. Allo Juventus Stadium si sono espressi prima Gary Cahill, poi Roberto Di Matteo. Non è certo casuale la scelta del tecnico italiano di far parlare il suo difensore centrale che al momento sostituisce l’infortunato John Terry, sia in campo, sia fuori. Prende lui le veci del capitano e analizza con minuzia il momento, particolare, dei blues.  Gary spiega subito che la concentrazione è al massimo: la posta in palio è troppo alta per fallire.  Le domande dei giornalisti inglesi sembrano però più orientate alla situazione del team di Abramovic che alla partita di domani sera. La sconfitta di sabato contro il West Bromwich ha ridimensionato anche il valore di Di Matteo che, secondo alcuni media, è addirittura a rischio esonero.  Il difensore, in conferenza, però non ha dubbi: è lui il tecnico giusto, è lui che ha portato una squadra demoralizzata dallo scarso operato di Villas Boas al miracolo di Monaco e alla vittoria della Champions.  Proprio Cahill quel giorno di maggio c’era ed era titolare, sempre a sostituire J.T, quella volta squalificato.  La colpa dello scarso momento fisico, spiega, non è quindi dell’allenatore.  Serve più determinazione, serve una reazione positiva, anche dopo il malumore dei tifosi. Gary svela anche quale sarà l’atteggiamento suo e dei suoi compagni nella partita di domani sera e, a sorpresa, rivela che, pur provando a giocarsela a viso aperto, la solidità difensiva sarà fondamentale per impedire ai campioni d’Italia di dominare la gara.  E’ il turno, poi, proprio di Di Matteo che, a dir la verità, proprio preoccupato non sembra: egli chiarisce subito di avere molta fiducia nella sua squadra di campioni, campioni che dovranno far valere il loro coraggio e la loro esperienza per rendere possibile un piccolo miracolo. Si concentra poi su Torres ma non svela se sarà lui a partire da titolare.  L’impressione però, anche confermata da giornalisti inglesi, è che sarà proprio lo spagnolo a rendersi pericoloso fin dai primi minuti del match.
L’italiano conferma anche le parole del suo beniamino: difendersi bene e ripartire ancora meglio, questa sarà la tattica dei blues che, nelle ultime partite, hanno attuato un turn-over molto più ampio rispetto a quello applicato da Antonio Conte: Di Matteo spiega che tra le amichevoli internazionali e i rientri dei giocatori impegnati con le nazionali, fare cambi importanti era necessario.  Il tecnico non si sbilancia né su presunte rivelazioni del patron Abramovic che in realtà non ha mai posto troppa fiducia al giovane allenatore, né sulla favorita di domani sera: da un lato gli undici bianconeri avranno a favore una bolgia, dall’altro per i blues sarà molto esaltante poter giocare in uno stadio importante come questo.
Quindi, riassumendo: credere in se stessi, avere una reazione e un cambiamento psicologico e, infine, dimenticare la sconfitta contro il West Brom. Questi gli ingredienti per affrontare la partita nel miglior modo possibile.  Secondo alcune indiscrezioni, la probabile formazione con cui il Chelsea scenderà in campo sarà un 4-2-3-1 con Cech fra i pali, Ivanovic e Cole terzini e David Luiz e Cahill come centrali. I due mediani saranno Obi Mikel e Ramires mentre i dubbi principali sono rivolti alla fase offensiva: Oscar e Mata sono certi di giocare mentre Hazard è in ballottaggio con il giovanissimo Bertrand.
Unica punta dovrebbe essere Fernando Torres.
Ora, poche parole e tanto spettacolo.

Giovanni Morotti