Il Torino incassa tre gol in quel di Firenze
e torna a casa con le ossa rotte. Un misto di colpevolezza tecnico – tattica e
qualche segno di evidente sfortuna, ha caratterizzato la trasferta della
squadra di Mihajlovic che già alla decima giornata ha la brutta sensazione di
arrivare a fine di questo campionato per ricominciare tutto d’accapo. Già,
tutto d’accapo, come se in casa granata fosse un must, una cosa considerata o
imposta come indispensabile di una logica che sembra far parte di una squadra
che si accontenta della sempiterna mediocrità e che non intende neanche
studiare per essere la prima della classe. E’ una questione di mentalità mai
aggiornata ai tempi, con promesse fatte soltanto a parole e mai evidenziate dalla
concretezza. Doveva essere l’anno del rientro in Europa, almeno questo è stato
sbandierato dalla società granata e dal suo allenatore fin dalla preparazione
estiva. Con la partenza di Zappacosta, ma con la conferma almeno di un anno di
Belotti, il Torino si è illuso di avere sistemato ogni cosa per competere
fattivamente per una posizione che potesse garantire l’entrata nel calcio
europeo. Peccato che non si sia tenuto conto di alcuni fattori importanti come
l’inadeguatezza della difesa, di un centrocampo troppo leggero e di una punta
di peso capace di sostituire un Belotti che, come tutti gli umani, da solo non
può garantire gol, sfaceli e continue presenze per tutti gli impegni suddivisi
tra Campionato, Coppa Italia e convocazione in Nazionale. In tutto questo
quadro, non sappiamo se c’è più impreparazione o, piuttosto, l’ennesimo
progetto di barcamenarsi in un cosciente stato di assoluta mediocrità. Insomma,
è il solito tirare avanti sperando in chi sa quale miracolo di un percorso
pallonaro che talora apre inaspettati varchi di luce improvvisa. Ma qui, in
casa granata, dopo dieci partite di campionato s’intravvedono soltanto tenebre
di crisi, altro che entrare a far parte dell’Europa League del prossimo anno. E
poi c’è un grave problema di conduzione tecnica. Mihajlovic non può continuare
in questo Toro che ha bisogno di serenità, di idee chiare, di quella calma che
significa mettere da parte i toni troppo alti e lavorare con metodi che siano
in grado di imprimere un gioco alla squadra. I tre gol subiti a Firenze sono l’emblema
della non reattività alle poche chance sprecate per mancanza di precisione e un
po’ di sfortuna. Troppo fragile la difesa che si è fatta trafiggere facilmente
dal gol dell’ex Benassi e poi da Simeone e Babacar. I granata hanno chiuso la
gara in dieci uomini per l’espulsione di Barreca, e così nella prossima partita
casalinga contro il Cagliari, oltre al laterale mancherà anche Rincon che era
in diffida e torna a casa con una ammonizione. Insomma, il quadro analitico del
Torino di Mihajlovic è davvero deprimente, soprattutto in considerazione del
fatto che il tecnico serbo continui a dare la sensazione di una conduzione che
sa tanto più di una volontà impositiva, che di democratico rapporto. Tatticamente
dispone la squadra con il 4-2-3-1, non supportato a sufficienza da un
centrocampo che sembra poco propenso a tutelare una già fragile difesa. Iago
Falque si dimostra più volenteroso che costruttivo, Ljajic non incide per
carisma, né per le sue reali capacità tecniche, Niang sembra immerso nella
nebbia del fare, per dimostrare a tutti i costi che non è stato un acquisto
sbagliato come si pensa e si dice, ma indovinato (solo per lui, però). E poi
Sadiq, un ragazzo buttato nella mischia per risolvere problemi più grossi di
lui, tanto è vero che non ricordiamo nulla che potesse in qualche modo ricordarci
di fare il vice Belotti. E anche qui; perché il tecnico serbo nella mancanza
del “gallo” non si è mai inventato un falso nueve? Perché Ljajic, ad esempio,
invece di girovagare a vuoto da trequartista, non lo si inventava da
centravanti? Sono tutti esempi che avrebbero dato l’impressione di tentativi
che potessero almeno significarci una mentalità più elastica e non sempre così
ristretta a insistere su ciò che non ha dato i frutti desiderati. Comunque,
vedremo come andrà a finire già domenica prossima contro il Cagliari e il
rientro di Belotti. Alzi la mano chi crede ancora che solo lui possa salvare il
Toro da questa situazione!
Salvino
Cavallaro
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