TORO, HAI PERSO LA FACCIA.


Che brutta figura! Che partita da dimenticare
per il Toro! Dire che c’è da vergognarsi è un eufemismo. Ma il Torino visto in
campo contro il Napoli non ci lascia neanche fare un’analisi tecnico tattico
sulla reale superiorità della squadra di Sarri, perché il suo atteggiamento e l’approccio
alla gara è stato letteralmente disarmante. 11 figure senza attributi hanno
vagato per il campo in balìa di un Napoli che infliggendo un secco 5 a 0 ha
dato lezioni di calcio. Sì, una lectio magistralis del pallone nostrano che
purtroppo non lascia nulla di positivo alla squadra di Sinisa Mihajlovic, presa
com’è stata a ritirarsi negli spogliatoi dopo essersi presentata a capo chino davanti
alla curva maratona. Ma cosa è successo al Torino per essere così
inaspettatamente amorfo, privo di reattività e attributi? E’ vero, il Napoli è
una squadra che aveva mille motivazioni in più del Toro, ma questo non può
giustificare un comportamento così remissivo da parte dei granata. Nessuno si è
salvato nel marasma generale che ha visto Belotti in chiara difficoltà e in
debito d’ossigeno, in una giornata di caldo afoso. A parer nostro la società deve
intervenire nel cambiare quell’antica cultura granata in cui si vive il senso
del proprio campionato soltanto se si batte la Juve. E’ un modo come un altro
per non crescere mai, per restare in quel minimalismo calcistico fatto di
niente, che non porta a nulla se non al fatuo orgoglio di avere messo alle
corde gli odiati cugini. E poi? Nulla più, perché si vivacchia sempre nell’anonimato
di una metà classifica che vuol dire essere sempre fuori dall’Europa, di non
essere coinvolti nel pericolo della Serie B e di accontentarsi continuando a sperare
nelle disgrazie altrui. Toro, è ora che ti svegli, che cresci, che diventi
adulto pur restando attaccato alla tua storia immensa, alla tua estrazione
popolare di squadra sanguigna che più d’ogni altra esprime lo spirito sportivo
di anti Juve. Ma poi c’è dell’altro. C’è il carattere, c’è la personalità, c’è
l’orgoglio, c’è il desiderio della continuità di risultati, di impegno, di foga
agonistica che non può essere limitata a una sola partita o poche altre, perché
i campionati si giocano con la testa. Poi si può riconoscere il valore e la
superiorità dell’avversario, quello ci sta pure se perdi la partita in maniera
dignitosa. Ma quel 5 a 0 subito da Insigne, Callejon, Mertens e compagni,
brucia troppo per il modo con cui è arrivato. Capiamo le lacrime di sconforto
del gallo Belotti a fine gara, come pure ci affianchiamo a Sinisa Mihajlovic
nel vederlo sconfortato in tribuna, dov’è stato ripreso con le braccia
penzolanti in senso di abbandono. Che serva da lezione questa figuraccia. Sì, perché
se non sarà così, i tifosi del Toro dovranno
dire che: “Sbagliare è umano, ma perseverare
è diabolico”.
Salvino
Cavallaro