Fu nel 1984 che Diego Armando Maradona fu presentato ufficialmente allo Stadio San Paolo di Napoli, mandando in visibilio 70 mila persone che aspettavano, assieme al campione argentino, la riscossa della squadra partenopea. In quel lontano 1984 nasceva anche Alessando Marro, figlio di avellinesi trapiantati a Milano. Cosa lega Maradona a Marro lo abbiamo scoperto solo dopo aver potuto parlare con Alessandro, incontrato nel ristorante che egli stesso gestisce a Rozzano, immediata periferia di Milano, cittadina che dai 2700 abitanti registrati al Censimento del 1951, quindi prima del miracolo economico e del fenomeno dell’emigrazione, supererà i 30 mila abitanti avvicinandosi ai 40 mila nei decenni successivi.
Alessandro Marro ha 28 anni, ed è stata una promessa del mondo del calcio. Singolare la sua storia, poiché è stato proprio lui ad accorgersi che avrebbe potuto raggiungere traguardi più prestigiosi solo se si fosse legato a doppio filo con chi, nel calcio e nelle società sportive, conta di più… A nulla vale la classe quando chi comanda ti mette da parte. Alessandro inizia a tirare calci ad un pallone da bambino: aveva solo 6 anni, ed un fiuto innato per la rete! A 13 anni ha la possibilità di lasciare Rozzano, dove gioca decine e decine di partite, segnando centinaia di reti (stiamo parlando di un ragazzo…) per approdare all’Atalanta. Lì sarebbe stato mantenuto a scuola, e avrebbe potuto coronare un sogno. Ma come si fa a lasciare la famiglia, a soli 13 anni, per andare da estraneo in una grande città? C’è tanta perplessità nei suoi genitori, meridionali che vedono nel piccolo Alessandro il nuovo Maradona, al punto che il numero che lui porta sulla maglietta è proprio il 10! No, non se la sentono, e anche la giovane promessa del calcio rinuncia, forse a malincuore. Ancora oggi, a soli 28 anni, attribuisce a quell’esitazione la sua permanenza nelle serie inferiori, piuttosto che il salto di qualità in quelle nelle quali avrebbero militato poi tanti altri ragazzi che, in Lombardia, tirano calci ad un pallone ed hanno maggiori possibilità di essere scoperti dai tanti talent scout che girano i campi. Ci fa un nome: Piovaccari, suo coetaneo, cresciuto nella Pro Patria e capocannoniere della Serie B nel 2010/11.
Una strada lunga, ma non in salita, quella che percorre Alessandro Marro, passato dalle rappresentative giovanili, anche con quella della sua regione, a formazioni di assoluto rispetto, ricoprendo il ruolo di trequartista e ispirandosi sempre al suo mito, quel Diego Armando Maradona che tanto ha dato alla città di Napoli e a tutti i napoletani sparsi in Italia e nel mondo! Segna decine di reti, anno dopo anno, ben 81 in cinque stagioni. Prima di fermarsi perchè si accorge che deve pensare al suo futuro. Quale potrebbe essere il futuro di un ragazzo che corre dietro un pallone nei campi erbosi della sua regione? No, siamo fuori strada, ci dice con un sorriso che tradisce le sue origini meridionali, che ti riempie di gioia. E ci dichiara apertamente che non avrebbe potuto fare troppa strada, nonostante tutto: pochi legami con chi conta veramente, e il rischio di finire i suoi anni in panchina, senza poter avere la soddisfazione di esibirsi nei suoi traversoni, di gonfiare la rete con i suoi tiri, di esultare con i compagni. Non ha tutti i torti, e guardandoci attorno ci rendiamo conto che tutto il mondo è paese. Comunque non decide di smettere, la passione per il calcio è troppo grande: ma la convinzione che deve essere lui stesso protagonista del suo futuro, nonostante la giovane età, si fa largo prepotentemente, al punto che, nel giro di pochi mesi, decide di investire in una attività che dovrà essere per lui e per altre famiglie una fonte di guadagno…
Nasce così il Ristorante MARRO, in cui a lavorare ci sono 12 persone. Una squadra di calcio con una riserva, gli faccio notare! Sorride, perché non ci aveva ancora pensato. Un ristorante che è diventato un punto di riferimento per centinaia di persone di Rozzano e dell’immenso interland milanese, con prezzi concordati a pranzo per un menù turistico di 10 euro, proprio per venire incontro alle esigenze dell’alto numero di operai della zona, e non solo. Con dieci euro non mangi neanche una pizza, mi viene da pensare, ed è la verità! Ma la sera il divertimento è assicurato, ed anche il menù si arricchisce di portate. Poi c’è il sabato, con i giovani che affollano il locale, fino a tarda ora, mentre la domenica il piatto forte è garantito da decine di giovani in tuta, provenienti da diversi centri della Lombardia: sono i giocatori delle squadre di calcio che non possono tradire Alessandro Marro e la sua squadra di 12 elementi, tutti efficienti e puntuali! E’ l’unico giorno in cui anche lui si siede a tavola con i suoi compagni per il consueto pranzo, prima di allontanarsi per un nuovo incontro di calcio. Smette i panni del “principale”, mentre gli altri avventori lo guardano, curiosi. Vorrebbero saperne di più… “Ma quello non è il titolare?”, chiede qualcuno al cameriere… “Sì, ma anche lui gioca a palla. Lo dovreste vedere. E’ bravissimo!”. La curiosità di saperne di più ti stuzzica. Ed allora ti fai raccontare la sua storia, cercando di stare attento ai particolari.
E immagini questo ragazzo correre sui prati erbosi, e lo rivedi bambino, dribblare tanti suoi coetanei e cercare di superare l’estremo difensore, proteso nel vano tentativo di fermare il pallone che si insaccava, fra le urla di gioia di tanti napoletani emigrati al Nord, che rivedevano in lui, lontano dal San Paolo ma in una città in cui loro stessi erano tanti, un erede del grande Diego Armando Maradona, che aveva strabiliato i 70 mila dello stadio quel lontano 5 luglio del 1984, ed aveva segnato la riscossa di una città del profondo Sud con il primo attesissimo scudetto! Domani sarà qui Alessandro, mi dice la sorella, oggi è andato per la sua partita. “Lo dovrebbe veder giocare, aggiunge. Ma perché lo cerca? Un’intervista? Per un giornale del Sud? Ma è magnifico, sarà contento… Domani, senz’altro. Appena rientra glielo anticipo!”
Già, un giornale del Sud che sbarca a Milano per incontrare casualmente un ragazzo di periferia, che ha la passione del calcio ma ha pensato al suo futuro, e ha stabilito che sarebbe stato giusto concretizzare per garantire ad altri un futuro, prima del giorno fatidico della decisione di appendere le scarpe al chiodo! No, meglio approfittare. L’intraprendenza dei meridionali, la simpatia, il coraggio, la decisione di far presto, la collaborazione di chi accetta di lavorare al suo fianco, e poi la popolarità, l’affetto dei suoi conterranei e quello di tanti giovani di Milano e dintorni, e la solidarietà di tante squadre di calcio che ogni domenica affollano il locale, prima di scendere in campo! Ecco, in breve, la storia di un ragazzo come tanti altri, che ha scritto con le sue scelte la sua carriera. Un ragazzo del Sud, perché si sente profondamente del Sud nonostante la registrazione anagrafica, che ha per tutti i suoi clienti un sorriso! Una stretta di mano, un abbraccio, un saluto e via, prima di darsi l’appuntamento al giorno successivo o alla settimana dopo, o a chissà quando! La gioia di averlo conosciuto, di aver sentito la sua storia, e il calore di un ambiente familiare… Uscendo, contenti, abbiamo avuto la certezza di avere assistito ad un incontro della nostra squadra, piuttosto che essere stati in un ristorante! L’ultima stretta di mano suggella la vittoria… alla cassa c’è lui, Alessandro. Autore ancora una volta della rete della vittoria!
Santino Smedili
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