COCENTE SCONFITTA DELLA ROMA CONTRO IL BAYERN MONACO


Ma i tifosi
giallorossi danno esempio di civiltà sportiva.
Tutto si può dire della netta sconfitta della
Roma ad opera del Bayern Monaco, fuorché si sia trattato di un fatto
casuale. La squadra di Pep Guardiola ha dimostrato di essere su un altro
livello di gioco, forse il più alto in senso assoluto a livello europeo. Troppa
la differenza tecnica di gioco e di mentalità tra le due squadre. Noi non
vogliamo aggiungerci alla stragrande maggioranza dei critici del pallone che di
questa partita ne fanno l’emblema della decadenza del nostro calcio e magari
approfittano pure dell’occasione, per farne l’emblema della decadenza dell’Italia
politica, sociale ed economica. Non c’entra nulla tutto questo, c’entra
piuttosto la differenza economica tra le due società. Il Bayern, infatti, può
contare su un budget societario capace di programmare una squadra competitiva
ad alti livelli. La Roma no, in questo gli è inferiore. Il 7 a 1 con cui la
squadra tedesca ha demolito i giallorossi di Rudi Garcia non deve umiliare più
del dovuto, semmai è giusto considerarlo come un fatto oggettivo di differenza
di valori e, al contempo, necessita l’urgenza di rivedere la mentalità della
squadra romanista che ci è sembrata a torto troppo sicura di sé. Va bene
stuzzicare l’orgoglio dei propri giocatori nello spogliatoio prima della
partita. E va pure bene agire sulla loro autostima per aumentarne le potenziali
forze mentali e fisiche. Non va bene, invece, non responsabilizzare il proprio
gruppo su una realtà evidente; la superiorità dell’avversario e le accortezze tattiche
da prendere. Una sorta di equilibrio tra la giusta esaltazione dei propri mezzi
e la capacità di restare con i piedi ben piantati a terra, senza fare voli
pindarici. Questo, a parer nostro, è stato l’errore di Rudi Garcia, quello di
sbandierare ai quattro venti che la Roma vincerà lo scudetto e che,
probabilmente, i suoi ragazzi contro il Bayern avrebbero giocato la partita
della vita. Troppo stress, troppa sicurezza, troppi facili entusiasmi. Che la
Roma sia dotata di ottimi giocatori e sviluppi pure delle trame di gioco capaci
di entusiasmare, è un fatto oggettivo. Tuttavia, riteniamo che la mancanza della
giusta mentalità nel capire che l’avversario che hai di fronte non è sempre lo
stesso, rappresenti l’evidente neo di questa Roma. Vediamo troppa foga, troppa
ansia di vincere le partite, troppo cuore, troppa anima, emozione e poca
razionalità. Segno evidente che la Roma è sulla buona strada per vincere ma,
probabilmente, non è ancora matura come ormai dovrebbe essere. Il calcio
propositivo voluto da Garcia, deve in qualche modo trovare una giusta
collocazione di situazioni. Se affronti il Bayern, non puoi avere una foga agonistica
così scriteriata nell’offendere, perché l’avversario che è meglio dotato di te tecnicamente,
nelle ripartenze ti castiga senza pietà. Troppe volte abbiamo visto giocatori
come Robben lasciati soli sull’esterno del campo. Un atteggiamento tattico
assolutamente autolesionista. Il calcio europeo ti propone incontri con realtà tecniche
che sono talora superiori e, come tale, bisogna affrontarle in maniera adeguata,
anche con umiltà. Ed è questo il punto focale, una sorta di ricerca proprio in
quell’umiltà che non abbiamo riscontrato nella Roma di Totti, De Rossi, De
Santis, Gervinho and company. Perdere contro il Bayern ci sta, ma non in questa
maniera avvilente. Nel calcio, sette gol subiti non sono proprio un’inezia, un
qualcosa che è arrivato tra capo e collo senza capire il perché. Purtroppo, il perché
c’è, ed è da ricercarsi soltanto nella squadra giallorossa, pur senza dimenticare
la superiorità dell’avversario, che da solo non giustifica il malloppo di reti
subiti. Eppure, a fine gara, dopo una debacle così cocente, la squadra è stata
applaudita dai suoi tifosi al grido “Vinceremo il tricolore”. Non abbiamo
sentito un fischio, un ululato. E non abbiamo visto neppure nessun
atteggiamento di deprecabile contestazione sugli spalti. Un segno di civiltà
ammirevole che vogliamo rimarcare, visto che quando si parla di queste
manifestazioni positive e civili dei tifosi, si fa sempre riferimento ai tifosi
di altre nazioni europee. Da oggi anche i tifosi romani, pur nella delusione di
una sconfitta così pesante e umiliante, hanno applaudito i propri giocatori,
quasi a ringraziarli ugualmente per il tentativo di averli fatti sognare. Anche
nell’amarezza c’è un momento in cui devi inchinarti all’avversario con onestà
intellettuale, senza fischiare, offendere, contestare la tua squadra del cuore.
Ci auguriamo che certi esempi si propaghino su tutti i campi d’Italia. Così,
proprio come fosse un virus che invece di infettare, diventa apportatore di
lealtà e grande civiltà sportiva.
Salvino
Cavallaro