E’ la notte di una partita che tutti
aspettano fin dall’inizio di campionato. Sotto il cielo del San Paolo a Fuorigrotta
(quartiere periferico dell’area occidentale di Napoli) persino il mare di
questo primo dicembre 2017 è discreto, quasi voglia non disturbare col suo
impeto un evento sportivo di grande importanza. Tra le vie della città
napoletana già da tempo ornata di quell’arte antica capace di costruire presepi
e personaggi legati non solo all’appuntamento cristiano religioso del Natale,
si intravvedono anche i simboli di un calcio partenopeo che si chiama Insigne,
Mertens,
Hamsik,
Callejon,
ma anche quel Maurizio
Sarri di terra toscana che si è perfettamente inserito nel contesto
e nella cultura napoletana. Erano gli anni della scaramanzia per i napoletani,
in cui non avendo una squadra ad alto livello tecnico, quando incontrava la
Juve spargevano sale, esibivano corni e cornetti, stavano seduti sempre sulla
stessa sedia, vestivano gli stessi abiti e mangiavano la stessa pizza “A bella Napuli”.
Storie di un’antica cultura scaramantica che oggi sembra attenuata perché Napoli
e i napoletani hanno preso coscienza di avere una squadra forte, armoniosa e bella
da vedersi per quel calcio di impronta sarriana che mai annoia, mai distoglie
per un attimo l’attenzione verso un agonismo che sviluppa sentimenti ed
emozioni forti. E anche “l’odio” per il “tradimento” di Gonzalo Higuain sembra essersi
attenuato, anche se sul Lungomare Caracciolo ci sono ancora i disegnatori da
marciapiede che ricordano il torto subito dall’argentino, per essere passato dalla
parte della Vecchia Signora d’Italia. Già, la Juventus di Max Allegri che è
arrivata a Napoli per giocare il big match che pur non essendo ancora
considerato decisivo per lo scudetto, è sicuramente importantissimo non perderlo.
Sì, non perdere, perché la Juventus di questi tempi non sembra essere la
squadra che conoscevamo fino all’anno scorso. Gioco che langue, schemi tattici
che cambiano continuamente alla ricerca dell’assetto definitivo e qualche
nervosismo che affiora all’interno della squadra. In questi giorni a Vinovo si respirava l’aria di una vigilia importante,
una partita che la Juve sa di non poter perdere ma che deve anteporsi con tutta
la sua forza a una rivale che l’aspetta con il dente avvelenato, spinta da uno
stadio gremito di tifosi fino all’inverosimile. Non ci sarà Mario Mandzukic
per un risentimento al polpaccio della gamba sinistra, ma non ci sarà nemmeno Howedes
bloccato dal quadricipite della coscia destra, mentre Gonzalo Higuain è stato convocato ugualmente
per la trasferta di Napoli, nonostante in settimana si sia sottoposto a un
intervento chirurgico alla mano destra. “Napoli è un buon test” dice Max Allegri, “ Una partita dal grande fascino.
I nostri avversari sono favoriti per lo scudetto perché sono primi in classifica
e noi dobbiamo arrivare a marzo per giocarci tutto con serenità. Dobbiamo avere
rispetto per il Napoli, perché lì davanti hanno una grande tecnica, sono
piccolini, veloci e hanno caratteristiche diverse dalle nostre”.
E dunque sarà il 4-3-2-1 l’assetto tattico prescelto dall’allenatore della Juve,
oppure il 3-4-3 con Cuadrado, Dybala e Douglas Costa a far da finto nueve? Chissà! E
mentre in alcune parti del mondo sarà già l’alba, non ci resta che aspettare il
fischio d’inizio dell’arbitro Orsato di Schio che alle 20,45 di questa sera
aprirà il confronto tanto atteso. Vinca il migliore, si dice con estrema
ipocrisia sportiva. Ma ciascuno in cuor suo sa che vincere è importante, anche
se non ha dimostrato di essere il migliore.
Salvino
Cavallaro
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