Finalmente! Sì, finalmente! Il
popolo granata lo urla a pieni polmoni: “Meglio
tardi che mai”. Cairo si è deciso a cambiare i suoi quadri tecnici. Dare
inizio alla “Granatizzazione” non è stato un atto di coraggio da parte del
presidente, ma più semplicemente una scelta dovuta alla necessità di provare a
dare il Toro in mani di chi ha vissuto l’ambiente, ha colto l’odore acre del
sudore della maglia ed ha vissuto le gioie, l’armonia ma anche i turbamenti di
un ambiente che non è uguale agli altri. Vivere il Toro nelle sue pieghe più
profonde è anche capire la tifoseria, auscultare i palpiti e gli umori di chi
ha una storia fatta di sentimenti che va oltre il pallone. Un po’ come quando
ci si trova nella casa granata che si chiama Filadelfia e ti chiudono le porte
per non assistere agli allenamenti. Così non puoi vedere i tuoi idoli, dare
loro una pacca sulle spalle, fare una foto e un autografo. Cose semplici che
contano. Sì, perché il popolo granata ha bisogno di coltivare il rapporto con l’ambiente
senza essere estromesso, ma sentirsi partecipe a tutti gli eventi positivi o
negativi che accadono durante la settimana. Un po’ come una vera famiglia in
cui si parla, si sta insieme e ci si sente uniti nel bene e nel male. Ecco,
pensiamo che questo ritorno al passato di Cairo abbia il senso di un messaggio
che non ha bisogno di tante parole, ma funziona come un tentativo di
rasserenare gli animi del popolo granata, che è stato mortificato da una
gestione Mazzarri a dir poco deprimente. Ricucire ciò che era stato brutalmente
strappato. Adesso si riparte con Moreno
Longo in panchina e Tonino Asta
a far da collaboratore tecnico. Un’accoppiata che rasserena l’ambiente granata,
il quale è consapevole che a una simile disfatta del Toro che ha radici
profonde di presumibile disgregazione da spogliatoio, non può nell’immediato
dare lustro a una ripresa di risultati e di vittorie consecutive. Tuttavia,
bisognava pur tentare quest’ultima carta che ci si augura sia vincente nel portare
avanti quella storica filosofia granata che si compone di grandi risorse umane,
sportive e di unione. Certo, la squadra è sempre la stessa, i giocatori sono
sempre quelli, ciò che cambia nell’immediato sarà il lavoro mentale di gruppo
messo a disposizione di due figure che lo spogliatoio granata lo hanno vissuto
in prima persona. Moreno e Tonino, giocatori che hanno saputo onorare quella
maglia granata che non è come le altre, che è pesante nel sentirla addosso, che
non puoi uscire dal campo senza averla sudata, sgualcita, sofferta. Due ex
giocatori granata che poi hanno continuato a prodigarsi in qualità di
allenatori nelle squadre giovanili, sposando i valori tecnici e umani che sono
stati tramandati dal Torino. Non sappiamo se tutto questo basti a far ritornare
il Toro nel posto che gli compete, siamo però sicuri che questa fiducia data a
due ex granata dall’indubbia conoscenza di cose da Toro, non possa far altro
che migliorare sul campo quell’orgoglio perso, calpestato e mortificato da reiterati
risultati disonorevoli. Cairo ha aspettato troppo perché è ancora convinto che
Mazzarri non avesse tutte le colpe di una situazione che si era resa
insostenibile. Questo è stato lo sbaglio enorme di una valutazione assolutamente
errata. Ma adesso si gira pagina, la storia del Toro continua. Longo e Asta
sono pronti a scrivere nuove pagine del libro granata.
Salvino
Cavallaro
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