De Gregori in una sua celebre canzone, "La leva calcistica della classe '68" parlando della storia di un giovane ragazzo con la passione del calcio diceva "Il ragazzo si farà, anche se ha le spalle strette..". Tutti sentendo questo pezzo storico del repertorio del cantautore italiano abbiamo immaginato la storia di un fantasista, il classico numero 10, fisicamente non forte ma con fantasia da vendere. E noi in Italia nel corso della storia del calcio fantasisti e numeri 10 ne abbiamo avuti tantissimi che ormai fanno parte della storia del calcio mondiale: si pensi a Roby Baggio (il numero uno in questo senso), Gianfranco Zola o ai più recenti Alessandro Del Piero e Francesco Totti (ormai diventato una vera e propria punta, ma nato come trequartista-fantasista), dimenticandone, colpevolmente, un bel pò, perché andando a scavare nel passato del calcio italiano di fantasisti ne abbiamo avuti davvero tanti. E ormai però, complice anche la migrazione dei nostri campioni in campionato con un appeal maggiore o semplicemente con squadre con portafoglio più largo, questi artisti del pallone difficilmente vengono fuori. Diamanti avrebbe avuto tutte le carte in regola per diventare un grande numero 10, ma come molti altri, paga il fatto di essere sbocciato troppo tardi.
Miccoli è più una seconda punta, se si intende con fantasista chi ha più piacere nel regalare l'assist al compagno con un'invenzione geniale rispetto a chi l'invenzione la fa nel tentativo di ricercare il goal. Ma il numero 10 per antonomasia del nostro campionato è sicuramente Antonio Cassano. Alla fine all'Inter c'è arrivato Fantantonio, un matrimonio che sembrava destinato a farsi da anni ormai, da quando il barese fece il provino con i nerazzurri ancora giovanissimo, da quando non nascose il fatto che è da sempre un tifoso interista, da quando segnò ancora ragazzino un goal proprio ai nerazzurri all'esordio con la maglia dei Bari e finì sulla bocca di tutti come uno dei migliori giovani italiani con un futuro assicurato nell'Olimpo del calcio. Prima di arrivare all'Inter però Roma, Real Madrid, Sampdoria e Milan nel mezzo. Gli anni coi giallorossi sono stati anni controversi per il talento barese: viene fuori il suo genio e sregolatezza, si afferma si definitivamente a giocatore di talento piuttosto che "giovane promessa", ma a volte il suo carattere "caldo" viene fuori rischiando anche di minare quello che è talento puro. Poi arriva al Real Madrid, il top per un calciatore in quegli anni.
Cassano non riesce mai ad entrare nei cuori dei tifosi spagnoli, vivendo un momento, calcisticamente parlando, non proprio positivo, vede più spesso la panchina che il campo, prende peso. Finita l'esperienza in Spagna, chi ha il "coraggio" di scommettere ancora una volta sull'eterna promessa Cassano, nonostante le dicerie sulla sua condizione fisica ed il suo carattere, è la Sampdoria che gli affianca un altro campione italiano da rilanciare, Giampaolo Pazzini, anche lui messo in mostra dall'Atalanta come uno dei migliori italiani in prospettiva, ma perso un pò nel cammino. I doriani riescono a rilanciare entrambi, con Cassano che si prende le redini della squadra. Dopo però un periodo di ottime prestazione e ottimi piazzamenti per i blucerchiati, arriva la rottura col presidente della Sampdoria e l'abbandono del club genovese segnato dal passaggio al Milan. Al Milan Cassano vive una concorrenza foltissima, oltre che un brutto momento dovuto ai problemi fisici avuti nella scorsa stagione, ma si riprende la Nazionale e si riconferma un giocatore ritrovato. La rottura però avviene anche coi rossoneri: il barese scontento della cessione dei big chiede la cessione, e Galliani offre l'ex Roma più sette milioni di euro ai cugini dell'Inter per avere un altro "scaricato", Giampaolo Pazzini, con cui i destini si incrociano per la seconda volta. Cassano arriva all'Inter di Stramaccioni, con cui aveva già parlato prima del suo passaggio in nerazzurro facendogli i complimenti come rivela l'allenatore nerazzurro in una celebre intervista, nonostante le maldicenze sul fatto che il barese potesse (e abbia..) rotto lo spogliatoio, il clima sembra davvero essere ottimo: i rapporti con i giocatori sono eccezionali (specie con Sneijder, vicino di casa), dentro il campo l'intesa c'è specie con l'olandese e con Milito,i tifosi lo osannano, forse proprio per la sua fede nerazzurra, e lui cerca la spinta di essi (come si è visto a S.Siro nel match contro la Fiorentina) e il giocatore sembra star bene fisicamente. Cassano da quando è all'Inter ha dato più gioie che problemi, assist, goal, lampi di genio e tocchi vellutati.
Ormai Cassano non si può considerare una promessa, non si può considerare un giocatore che avrà tanto tempo per dimostrare chi è, dall'alto dei suoi 30anni non può sprecare l'occasione Inter per arrivare ai traguardi meritati e a cui sembrava destinato già anni e anni fa ma che, per vari motivi, non è riuscito ad ottenere. Sempre col sorriso stampato sulle labbra, Fantantonio sembra sempre quel ragazzino che con il goal all'Inter vestendo la maglia del Bari sorprese tutti i tifosi italiani segnalandosi come uno dei campioni della nuova generazione. In un calcio, almeno quello italiano, ormai diventato tattico e molto fisico, in cui conta più la fisicità che la fantasia, in cui ormai i veri numeri 10 (chiaramente per il ruolo coperto, non per il numero dietro la maglia dato che il barese veste il suo "solito" 99) stentano ad emergere e ad avere spazio, la storia, la classe, la fantasia, la genuinità di Antonio Cassano sono un bene non solo per i tifosi interisti ma anche per i tifosi di tutta Italia che, come oggi rimpiangono i vari Zola e Baggio, rimpiangeranno un giorno le giocate di Fantantonio.
Del resto lo diceva De Gregori quando invitava Nino, il ragazzo della storia, a non temere di sbagliare il rigore, dal momento che "non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore.. un giocatore lo vedi dal coraggio, dall'altruismo e dalla fantasia.".
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