INTER, IL FORMATO TRASFERTA FUNZIONA


La soluzione al regista potrebbe essere Olsen
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Milano, 01/10/2012 -

L'Inter perde e gioca male, l'Inter vince e gioca male. I nerazzurri in casa non fanno bottino, in trasferta lo fanno, ma giocando male.  Perché?  Il tormentone di fine estate ha dato a molti tifosi di trovarne il motivo, la causa. Manca un attaccante, manca il vice-Milito.  Non è così. O meglio, si, alla squadra di Milano un attaccante farebbe comodo, ma non è la prima necessità.
 
E allora cosa? È bastato davvero il cambio di modulo per rigenerare il gioco del club di via Durini? Il 3-5-2 di ispirazione bianconera ha dato i suoi frutti ma ha anche mascherato un grave gap. L'Inter gioca male perché un gioco non ce l'ha. Questa la prima verità. Ieri sera i nerazzurri hanno disputato una buona partita, affidandosi alla tattica con cui sono riusciti ad ottenere cinque vittorie consecutive lontano da San Siro: le ripartente, simbolo di una squadra che fatica a imporre il proprio gioco. Se in trasferta aspettare e ripartire è sempre una tattica comoda, in casa, una squadra come l'Inter deve dominare il gioco. Ma a differenza del Siena, la giovane e nella Fiorentina di Montella ha affrontato la partita a viso aperto, concedendo alla squadra di Stramaccioni praterie da sfruttare. Non basta quindi un cambiamento di scacchiere per avere il pallino del gioco.

Alla Beneamata manca quello di cui la Juventus è fornita benissimo,
un regista basso, che venga a prendere palla e che trovi un collegamento tra  centrocampo e attacco, spesso un fronte spaccato.  Manca il Pirlo della situazione. O forse no?

È passato inosservato ai più l'acquisto di un giovane danese di belle speranze. Patrick Olsen ha 18 anni e ha già preso in mano le redini del centrocampo della primavera nerazzurra. Destro delicato e raffinato, questo ragazzo del Nord continua a regalare assist e giocare ai compagni.

L'Inter potrebbe avere in casa la medicina giusta per rimediare ai propri mali.

Giovanni Morotti