L’UMANO CHE VA OLTRE LA PROFESSIONE E IL DENARO


L`addio del giocatore del Ghana alla Juve e i pensieri del Pipita che stava per lasciare il calcio.
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Torino, 18/05/2018 -


Asamoah e Higuain aprono i loro sentimenti

Siamo a fine campionato e alla Juventus, come in tutte le altre squadre, si tirano le somme di un anno di calcio. C’è chi è contento, chi è deluso e chi sogna la rivincita nel prossimo campionato. Ma in tutta questa molteplicità di pensieri ci sono anche i risvolti umani che fanno capo agli addii, ai momenti che sono più importanti dell’esaltazione di un gol. E così scopri situazioni personali che durante l’anno calcistico non hai avuto modo di approfondire per la fretta di focalizzare l’agonismo calcistico, che resta pur sempre il fulcro dell’interesse mediatico. Ma adesso che i giochi sono fatti e i sentimenti del mondo del pallone si svelano più forti dei veleni, dell’odio sportivo, delle ruggini rancorose e dell’antagonismo tra questa e l’altra squadra, ecco che ti accorgi quanto questo mondo apparentemente superficiale nasconda delle profondità umane che l’euforia di un gol segnato quasi sempre nasconde. Dopo il commiato di Gigi Buffon dalla Juventus, anche Asamoah dà l’addio alla Juve per passare all’Inter. In una lunga e accorata lettera ai compagni di squadra, alla società e soprattutto ai tifosi, il giocatore del Ghana ha spiegato perché ha rifiutato il rinnovo con la Juve preferendo un contratto triennale con l’Inter. “Nonostante mi abbia offerto un nuovo contratto”- scrive Asamoah –“seppur con grande rispetto per il club Juventus e per tutti voi, ho scelto di intraprendere una nuova avventura altrove nell’interesse della mia famiglia. Non potrò mai ringraziare abbastanza i dirigenti che mi hanno portato qui dall’Udinese e cambiato positivamente la mia vita. Il supporto ricevuto dai tifosi anche durante gli infortuni è stato incredibile. Provo un sentimento profondo per questo club, al quale sarò sempre grato per tutto l’affetto dimostratomi”. C’è poi Gonzalo Higuain che non lascia la Juventus, ma dichiara pubblicamente che stava per lasciare il calcio quando sua madre si era ammalata. “E’ stata una cosa terribile” - dice il Pipita – “volevo smettere di giocare, poi mia madre stessa mi ha dato la forza di continuare. E intanto l’attaccante argentino riflette sul mondo del calcio in genere: “Quando lasci il calcio è importante circondarsi di persone che ti vogliono bene e per fortuna ho delle persone a mio fianco. Sono loro che ti accompagneranno per tutta la vita, perché quando smetti di giocare a calcio non servi più. A chi mi contesta di non essere mai decisivo nelle finali, dico che dimenticano i 300 gol che ho fatto”. Poi, parlando del Napoli dice: “L’odio che è nato nei miei confronti quando sono andato via è amore. Non ho fatto male a nessuno, ho preso solo una decisione che credevo fosse la migliore per me e la mia famiglia e non l’hanno presa bene”. Storie di vita che mettono a nudo il profondo dell’anima anche dei calciatori più forti, più ricchi di denaro e di popolarità, ma spesso fragili dinnanzi a un mondo del pallone che tanto ti dà ma che su tanto altro ti fa pensare e ricredere. Una cosa è certa, anche nel rettangolo verde ci sono persone che vanno oltre ogni cosa. Anche di un gol fatto o subito.

Salvino Cavallaro             

Salvino Cavallaro