Napoli. C’è uno stadio
straripante di persone e l’antipatia per la Juventus aleggia in maniera
pesante. Ma c’è soprattutto la voglia di vendicarsi contro Higuain “Core
ingrato”, che dopo aver allietato con i suoi gol la tifoseria partenopea, è
andato via da Napoli senza neanche un saluto. Storie di cuore, di passioni, di
un pallone che non può curare i sentimenti neanche se lo volesse. E così, ogni
qualvolta l’argentino prendeva la palla, sono stati sempre sonori fischi e
roboanti spernacchiate. Ma la partita, quella vera, ci ha raccontato un’altra
versione di Juventus che, venuta al San Paolo con il chiaro intento di non
perdere la partita, si è trovata inaspettatamente in vantaggio al 7° minuto con
un gol di Khedira. Poi il nulla, perché in campo c’è stato solo il Napoli a
farla da padrona, con una Juve assolutamente in balia dell’avversario. La
Vecchia Signora è apparsa rimaneggiata dall’assenza di Dybala e Cuadrado, con Lemina
adattato ad esterno destro, Mandzukic in precarie condizioni fisiche, Asamoah
per nulla convincente e un Marchisio in chiara difficoltà per carenza di forma.
Risultato: Juve ridisegnata con un atteggiamento difensivo che ha fatto troppi
errori a centrocampo, in difesa e lasciando isolato Higuain che, tuttavia, si è
prodigato molto in aiuto della squadra. Così la squadra di Sarri è subito
salita in cattedra e per tutta la partita ha dato grande propulsione offensiva,
soprattutto nei due esterni che hanno fatto del loro continuo incedere, la
chiave propositiva di una partita che il Napoli voleva vincere a tutti i costi.
Tuttavia, soltanto Hamsik con il suo unico gol messo a segno nel secondo tempo
è riuscito a fare esplodere di gioia il San Paolo. Ma c’è stato ancora un clamoroso
palo di Mertens che ha fatto andare quasi in delirio i sostenitori partenopei,
i quali a fine partita hanno riservato ai loro beniamini applausi e
ringraziamenti per una partita pareggiata 1 a 1, ma è stato come se di fatto
l’avessero vinta. Nell’analisi del match più atteso del campionato, non
sappiamo dunque quanto ci sia stato di convincimento da parte della squadra di
Allegri, nel mettere a freno volutamente oppure no, quell’iniziale fase
propositiva che l’ha portata in vantaggio. Noi propendiamo per una reale
superiorità agonistica e di gioco, che è stata chiaramente voluta da un Napoli supportato
da maggiori motivazioni. Tuttavia, pensando al doppio incontro che la Juventus
dovrà fare contro il Barcellona in Champions, non possiamo pensare ad un
atteggiamento simile anche al Camp Now. Sarebbe come essere autolesionista. La
Juve non può snaturare quella sua caratteristica offensiva che gli ha dato fino
ad oggi l’opportunità di essere presente su tre fronti: Champions, Campionato e
Coppa Italia. Saper gestire le forze è un dato di fatto inconfutabile per la
squadra di mister Allegri che, tuttavia, deve tenere sempre presente quella
caratteristica di squadra dall’atteggiamento propositivo, capace di non
soffrire in maniera smisurata per tutto l’arco della partita. Non è Juventus,
non può essere tale, neanche se deve necessariamente ricorrere alle seconde
linee. Sì, perché se di seconde linee parliamo, dobbiamo pensare che in
panchina ci sono fior di campioni. E dunque, la mentalità vincente ed un certo
tipo di atteggiamento in campo, devono essere sempre e comunque salvaguardati.
Salvino
Cavallaro
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