CORONAVIRUS E CAMPIONATO DI CALCIO: LA STRADA È IN SALITA.


Le linee guida emanate dal CTS
(Comitato Tecnico Scientifico) cui dovranno adeguarsi le società di calcio di
Serie A per riprendere il campionato e così assegnare sul campo lo scudetto
2019/20, oltre che i posti in Champions League ed Europa League, fanno molto
discutere in queste ore soprattutto i medici sportivi del calcio. Le notizie
trapelate sui protocolli da adottare, a mio parere in qualità di medico di
calcio, rendono la ripartenza del campionato alquanto difficile, se non
impossibile. Ci vorranno, pare, almeno undicimila tamponi per sottoporre a
screening tutti i giocatori almeno 2-3 volte prima dell’inizio del campionato;
il che è un’impresa, non tanto per il mondo del calcio ma per il nostro paese,
che ha assoluta penuria di questi test diagnostici, di cui invece può vantarsi
di possedere la Germania, che si è approvvigionata in tempi non sospetti di
tamponi e test sierologici. E non per niente la Bundesliga è iniziata
regolarmente già da qualche settimana, mentre l’Italia fra le disfunzioni del
suo sistema sanitario, deve accusare le difficoltà a reperire i tamponi
necessari per testare la popolazione, non essendosi preoccupata di acquistarne
un numero sufficiente all’inizio della
pandemia. Pur tuttavia, immaginiamo che tutte le società di calcio si
riforniscano dei tamponi necessari per eseguire le indicazioni del CTS, seguirà
un ritiro severo per tutta la durata del campionato dei giocatori e degli
addetti alla squadra per evitare contagi dall’esterno. I medici delle società
saranno i responsabili del mantenimento
del ritiro e quindi dovranno vigilare sui giocatori e lo staff, perché nessuno
si allontani dalla sede scelta per il ritiro e perché nessuno entri in contatto
dall’esterno. Se dovesse accadere che un atleta si mostri positivo al tampone
che dovrebbe essere eseguito ogni tre-quattro giorni, dovrà fermarsi tutta la
squadra che uscirà fuori dal campionato per almeno 14 giorni. In pratica, il
campionato si fermerà e molto probabilmente non ricomincerà. Chi pensa che
queste linee guida del CTS siano funzionali alla ripresa del calcio, alzi la mano!
In serie B quante società
potranno adattarsi alle linee guida emanate dagli scienziati del Ministero? Credo
poche, molto poche. C’è da aggiungere che il Comitato Tecnico Scientifico non
ha avvertito l’esigenza di ascoltare il parere di quella rappresentanza dei
medici delle società calcistiche, che hanno il polso della condizione logistica
dei club e che perciò hanno minacciato di dimettersi se non cambieranno le
norme, in quanto non si sentono abbastanza tutelati per le responsabilità penali
della sorveglianza sull’isolamento dei giocatori e dell’intero staff tecnico-dirigenziale.
Inoltre i rischi aumenteranno inevitabilmente giocando fuori casa, allorché i
controlli sulla squadra non potranno essere rispettati ed eseguiti alla
perfezione, mentre i giocatori potrebbero approfittarne per sfuggire alla
vigilanza e prendersi una “botta” di libertà.
Eh no! Così non va, cari
politici. Se da un lato si enuncia con enfasi l’inizio degli allenamenti a
Giugno, dall’altro senza clamori e facendo prendere la patata bollente al CTS,
si varano delle linee guida impossibili da attuare, finendo con annunciare in
realtà il “de profundis” del calcio italiano. Stiamo pensando ai ragazzi dei
vivai, delle scuole calcio, dei campionati minori, a tutto il movimento del calcio
dilettantistico che non ha alcuna possibilità di ritornare a praticare questo
sport.
Credo che la politica debba
svolgere un ruolo decisivo per trovare la soluzione, la quadratura del cerchio,
che pur nel rispetto delle condizioni di sicurezza,
consenta di rivedere i protocolli asettici del CTS. La popolarità di questo sport, la sua importanza
trainante per l’economia del nostro paese, l’orgoglio della tradizione
calcistica italiana rapportata a quella di altri paesi come la Germania, sono
motivi sufficienti per rimodulare regole che non appaiono in grado di
restituire agli italiani la gioia di
tifare di nuovo per i colori della loro squadra.
Attilio
Andriolo