Nel variegato mondo del pallone ho conosciuto arbitri, calciatori, allenatori, preparatori tecnici, giornalisti e tifosi che spesso mi hanno fatto riflettere sull’importanza degli incontri e delle relazioni umane. Sensazioni ed emozioni che ho cercato di trasmettere al lettore attraverso il mio lungo corso di giornalista sportivo. Volti che incuriosiscono, che arricchiscono, che hanno qualcosa da insegnarti con le loro storie di vita e il loro percorso professionale. Da tutti ho imparato qualcosa che è valso ad aumentare le mie esperienze di vita nel processo conoscitivo dell’uomo, inteso come essere umano. Un pallone che gira intorno a un rettangolo di gioco, infatti, non può essere visto soltanto con occhi che scrutano esclusivamente il lato tecnico e tattico delle partite, disquisendo sulle impostazioni e sulle ideologie di allenatori che professano il loro credo calcistico. No, il calcio è qualcosa di più. E’ costume, é incontri, è cultura, è emozione, è aggregazione sociale, ma è anche conoscenza di figure che per certi versi sono in grado di carpire la tua curiosità, proprio per certe peculiarità che ne evidenziano l’originalità dell’individuo.
Giulia Andriolo ha solo sedici anni, frequenta la prima classe del liceo classico di Milazzo, gioca a pallavolo in una formazione della sua città, ma soprattutto è grande tifosa della Juventus fin dall’età di otto anni. E fin qui nulla di particolarmente singolare. Ma ciò che attrae di questa esile e intelligente ragazzina è la competenza tecnica con la quale segue ogni partita di calcio della “sua” Juve e della Nazionale Italiana. Un rito settimanale al quale non si sottrae mai. Prima viene il calcio e dopo l’incontro con gli amici; mai il contrario. Mi sono trovato ospite dei suoi genitori, ad assistere a diverse partite estive della Condeferations Cup disputata in Brasile e, in tutte le occasioni, ho potuto constatare la competenza calcistica di Giulia. “Prandelli deve cambiare. Non può continuare a giocare senza attacco. Dato che Balotelli è infortunato e Gilardino non dimostra di essere in forma, perché non mette El Shaarawy? E’ chiara la nostra superiorità tattica, evidenziata contro una Spagna che abbiamo surclassato per lunghi tratti della partita. Ma, purtroppo,ci manca il gol”, dice Giulia con evidente sicurezza. Roba da restare a bocca aperta. Da non credere! Una ragazzina di sedici anni che non solo s’interessa alle partite di calcio, ma sa anche dare giudizi tecnici e tattici talmente mirati e condivisibili che non possono fare altro che aprire un dibattito in piena regola. Più l’ascolti su discorsi calcistici che non sembrerebbero consoni alla sua giovane età, e più non credi alle tue orecchie. La sua è l’età della spensieratezza, della scelta dell’amica del cuore, delle prime confidenze, delle prime simpatie maschili che si trasformano poi in cotte talora passeggere. Ma Giulia una cotta ce l’ha, ed è per Claudio Marchisio, il “Principe” della Juve che ama su tutti gli altri giocatori. Il suo sogno chiuso nel cassetto della speranza è di potere incontrare un giorno il “Principe” della Juve, magari abbracciarlo, baciarlo e chiedergli una foto con dedica esclusiva solo per lei: “A Giulia con simpatia bianconera!“ Firmato, 8 Claudio Marchisio. Che goduria e che sogno realizzato sarebbe! Un bellissimo quadro che esprimerebbe tutta la passione che in Giulia si divide tra sentimenti di ammirazione verso il campione prediletto e…perché no, anche per il ragazzo preferito. Sogni teneri, desideri piccoli ma al contempo grandi che si manifestano nell’intensità di una vera fan. La Juve è dentro di lei come l’aria che respira, come amore calcistico che sa di solida convinzione e che non cambierà mai per promessa fatta al suo cuore. Eppure papà Gaetano è dell’Inter, mamma è timidamente interessata al calcio, suo fratello Domenico (più grande di lei) è juventino fino al collo, e pure lo zietto Attilio è bianconero. In famiglia si urla e si respira aria da stadio, specie quando si affrontano Juventus e Inter. “Il derby d’Italia in casa Andriolo”. Si potrebbe davvero scrivere un testo teatrale. Ma la capacità di Giulia è di essere tifosa e anche competente. Infatti, non si è depressa per l’eliminazione della Juve in Champions League, perché ha capito diligentemente che quel Bayern così ben messo in campo e assortito di grandi campioni, era effettivamente superiore a quella Juve. Ma l’esplosione di gioia si è scatenata il giorno in cui ha festeggiato assieme a tanti juventini di Milazzo la conquista del 29° (31°?) scudetto, (papà Gaetano sostiene naturalmente che sono 29). La maglietta e la bandiera della Juve come testimoni della sua passione, mentre il sorriso e lo sguardo carico di felicità s’imprimono sul suo volto. Si corre tutti in piazza e per le vie cittadine a festeggiare il secondo scudetto consecutivo dell’era di Antonio Conte.
Insomma, Giulia è l’espressione delle pari opportunità femminili anche in campo calcistico. Una conquista generazionale che si colloca come maturità sociale e culturale del nostro tempo, capace di cancellare quell’antica figura femminile relegata a certi ruoli stereotipati. Oggi, il calcio è diventato materia culturale e qualcosa di affascinante anche per le donne. Un pallone che, pur con tutta la sua eterna opinabilità, non finisce mai di stupire. E così Giulia, frutto ed espressione del tempo moderno, continuerà a studiare, a diplomarsi, a laurearsi, a realizzare i suoi legittimi sogni di vita, nella speranza di trovare un giorno colui il quale assomigli in tutto e per tutto al suo amore ideale: il “Principe” Claudio Marchisio.
Salvino Cavallaro
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