Euro 2016. Primo gol subito
dall’Italia, prima sconfitta e prima figuraccia. Gli azzurri visti contro
l’Irlanda sono stati sconcertanti. E’ vero che aver perso questa partita risulta
ininfluente dal punto di vista della qualificazione agli ottavi, già abbondantemente
conquistati. Ma questo non può essere considerato un alibi di fronte a una non
partita azzurra che ha visto soltanto colpire un palo da Insigne, entrato sul
finire della gara. L’Irlanda ha giocato la partita della vita e quindi è stata
sorretta da alte motivazioni di vittoria, per potersi qualificare agli ottavi
di finale. Gli azzurri hanno invece prodotto un match che ha mostrato tutta la
confusione possibile nell’ambito delle idee, che sono apparse offuscate e non
sorrette da una buona preparazione fisica e caratteriale. Forza fisica e
determinazione che invece hanno messo in campo gli irlandesi, più corpulenti,
aggressivi, cattivi in un pressing asfissiante che ha lasciato di stucco
l’intera squadra azzurra. E’ vero che la squadra di Conte si è schierata con otto
giocatori che in genere non fanno parte dei titolari, ma questo punto non può
rappresentare l’unico motivo di defaillance collettiva. Il CT azzurro cerca di
anestetizzare la bruttissima prestazione dei suoi ragazzi, dicendo che non può
rimproverare nulla e che, nonostante la sconfitta, ha avuto modo di trarre
delle ulteriori indicazioni. Sinceramente non capiamo quali possano essere
queste indicazioni, tuttavia, parlando ancora della partita contro la Svezia
giocata dalla squadra “tipo” di Conte, avevamo palesato alcuni punti di
incertezza nonostante la vittoria. A nostro parere, infatti, l’unica partita
che gli azzurri hanno giocato bene sotto il profilo della determinazione e
delle idee è stata quella contro il Belgio. Una partita che ha visto l’Italia
preparata a soffrire contro i più titolati avversari. Ottimo pressing, buon
movimento senza palla, gioco sugli esterni, compattezza di squadra nei vari
settori del campo e verticalizzazione del gioco, sono stati gli artefici di una
vittoria convincente e forse pure inaspettata. Poi c’è stata una flessione di
gioco e idee, nonostante l’esigua vittoria contro la pochezza tecnica di una
Svezia che, nonostante Ibrahimovic, ritorna a casa senza far parte degli ottavi
di finale di questo europeo 2016. Certo, dopo la delusione della partita persa
malamente contro l’Irlanda non è il caso di fare drammi, anche in prospettiva
della partita che l’Italia dovrà affrontare lunedì 27 Giugno contro la Spagna.
Ecco, quel match dovrà essere
giocato con l’approccio giusto, come se fosse la partita della vita. Una sorta
di ripetizione dell’incontro con il Belgio, anzi ancor di più. Non scopriamo
certamente noi la forza di una Spagna, che si avvale di grandi campioni capaci
di sviluppare un gioco che attraverso il centrocampo fa da trait d’union tra
difesa e attacco, in un moto perpetuo di interscambi di ruoli. L’Italia, questa
Italia azzurra, gli è certamente inferiore sotto il profilo tecnico. Ed è per
questo che l’approccio mentale alla gara deve essere preparato da Conte in
maniera ancora più ossessiva e maniacale del solito. Gli azzurri dovranno
essere preparati a pressare alto e conquistare il possesso palla fin dal
fischio d’inizio, altrimenti son dolori. Tenendo conto che l’evanescente Thiago
Motta debba essere lasciato fuori, per evidente stato di forma precaria,
palesata ormai da troppo tempo, proviamo già a pensare a uno schieramento con
un 3-5-2 che prevede Buffon, Barzagli, Bonucci e Chiellini, a centrocampo
Candreva a destra, poi Parolo, De Rossi, Giaccherini, Florenzi, mentre in
attacco inizieranno i soliti Eder e Pellè. Questi sembrano essere gli
intendimenti di Antonio Conte, anche se a noi stuzzica molto l’idea di far
giocare Insigne al posto di Eder. Ma il CT azzurro si è dichiarato più d’una
volta contrario ad inserire il giocatore napoletano nell’assetto tattico del
3-5-2, semmai lo vedrebbe meglio in un ipotetico 4-3-3. Sono tutte idee che
trovano il tempo che trovano, perché è proprio il campo a dare le indicazioni
tattiche a partita in corso. E’ il calcio in cui non s’inventa nulla, ma che
per la sua opinabilità fa spesso discutere di sé. Talora anche con toni accesi,
perché ognuno pensa di custodire la chiave per scardinare ogni difesa
avversaria. Ma poi chi vince ha sempre ragione. Ed è l’Italia che è chiamata a
vincere contro la Spagna di Iniesta,
Sergio Ramos, Morata, Fabregas, David Silva e compagni. Una partita
secca che significa proseguire il percorso dell’europeo 2016, oppure ritornare
a casa infrangendo quel sogno a lungo cullato.
Salvino Cavallaro
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