IL FENOMENO CALCIO CHE NON FINISCE MAI DI STUPIRE


Donald Trump che conferma l’uscita degli
Stati Uniti d’America dagli accordi di Parigi sul clima. L’esame in commissione
parlamentare sulla legge elettorale con 780 emendamenti e il voto. Galoppante aumento
della disoccupazione, con problematiche preoccupanti. Ma niente, oggi 3 giugno 2017 il nostro Paese si
interessa soltanto di una cosa: la
finale di Champions League tra
Juventus – Real Madrid. Tutto sembra refrattario a qualsiasi cosa che non
riguardi la curiosità per il calcio ad alti livelli. Siano essi tifosi della
Juventus o gufi per antipatia contro i colori bianconeri, si parla, si scrive,
si discute soltanto di Juventus Real Madrid. A Torino tutti gli alberghi sono
stati presi d’assalto nella speranza che domani, 4 giugno 2017, la Juventus
possa tornare da Cardiff con la Coppa tanto sognata. La città sabauda in queste
ore è febbricitante di ansia. Da Piazza San Carlo a Piazza Castello, Piazza
Vittorio, Via Po, Via Roma, Via Garibaldi, Via Cernaia e tutto il centro
cittadino è stracolmo di torinesi bianconeri ma, soprattutto, di juventini
arrivati da tutta Italia. Tutti i pensieri sono rivolti alla finale, le cui
tematiche convergono esclusivamente come fenomeno sociale più che nella sua
versione tecnica e sportiva. In poche parole, la voglia di festeggiare in una
notte che potrà scrivere la storia della Juventus di Max Allegri diventata
leggenda, prevale su ogni descrizione tattica che molto probabilmente sarà la
chiave di volta di una partita che deciderà la vittoria dell’una o dell’altra
squadra. Ma oggi Buffon, Higuain, Dybala, Pjanic e compagni sono più importanti
di ogni cosa, perché a loro si affidano i sogni, i sacrifici sostenuti dai
sostenitori bianconeri che si sono riversati a Cardiff con prenotazioni e
biglietti assicurati fin dalla partenza, ma anche di chi è partito senza avere
nessuna garanzia di nulla. E’ la pazzia per una partita secca, unica, che
l’ambiente juventino non può farsi sfuggire. Dire: “ Io quel giorno c’ero”
è qualcosa che ti inorgoglisce a prescindere, ti fa sentire partecipe di una
esperienza da ricordare per i sentimenti coinvolgenti e talora anche
diametralmente opposti e contrastanti. L’adrenalina alle stelle e la voglia di
immortalare una notte che non è poi così facile da vivere nel ripetersi dell’immediato.
E’ l’effetto di un pallone che oscura ogni altra cosa. E poi che importa se
abbiamo famiglia, problemi, patemi d’animo, tasse da pagare, futuro da
considerare con le difficoltà di un realismo oscuro. Questa è la notte di
Juventus – Real Madrid, tanto basta. Per la Juve, per gli juventini del globo,
ma anche per coloro che gufano e vorrebbero sadicamente vedere soffrire quelli
che questa festa la stanno preparando per gioire. E’ il calcio, è il fenomeno
sociale studiato fin dalle sue origini antichissime, ma mai nessuno ha saputo
spiegarne bene la scatenante passione. Un gol, una Coppa che viene alzata al
cielo da braccia vittoriose, mentre dall’altra parte c’è la disperazione di chi
ha perso. E allora chiamiamola vita, questo calcio che ci fa gioire,
abbracciare, piangere e disperare. In fondo, non sono scene che viviamo nel
quotidiano?
Salvino
Cavallaro