ATALANTA, ECCO L’ESEMPIO DI UNA EX PROVINCIALE


Doveva essere la prima delle
doppie sfide ravvicinate tra Juventus e Atalanta, invece ci sarà soltanto la
partita di mercoledì prossimo che deciderà quale delle due squadre affronterà
la finale di Coppa Italia. Tutto questo per una copiosa nevicata che si è
abbattuta su Torino proprio all’inizio della gara di campionato. Un segno
premonitore che avvantaggia sicuramente la squadra di Gasperini, il quale aveva preannunciato una squadra di giovani per
recuperare le forze dei giocatori titolari, dopo la fatica di Europa League. Ma
a parte questo particolare che non mancherà di creare le solite polemiche,
rivolgiamo lo sguardo ad un’Atalanta che ormai è diventata una realtà del
calcio italiano. Uscita immeritatamente dall’Europa League nello sfortunato
match conto il Borussia Dortmund, l’Atalanta ha un’antica tradizione di società
capace di valorizzare i suoi giovani attraverso una programmazione lenta,
paziente, ma redditizia. Esattamente al contrario di quella che è la cultura
moderna, in cui non si ha tempo di aspettare i giovani ed investire su di loro.
A partire dal presidente Percassi che non sbaglia mai l’acquisto dei suoi
allenatori, la società orobica ha mantenuto negli anni una mentalità vincente, capace
di allontanarla da quel calcio provinciale che comunemente viene inteso come
qualcosa di inferiore. Oggi l’Atalanta sa farsi rispettare in casa e fuori
dalle mura del suo stadio, per avere acquisito personalità e autostima
attraverso un gioco tecnicamente bello da vedere e quindi anche produttivo. Il
segreto? Come abbiamo detto pocanzi nasce proprio dalla linea direttiva della
società, che attraverso il Settore Giovanile si rispecchia poi sulla Prima
Squadra. Sono tanti i giovani orobici che sono stati promossi in Prima Squadra
da mister Gasperini, il quale ha il merito di averci creduto fin dall’inizio
anche se incurante del rischio. Così ha creato una perfetta armonia di gruppo,
adottando il suo credo calcistico contemporaneamente alle caratteristiche
tecniche dei suoi giocatori. Papu Gomes
è il capitano che fa da chioccia ai suoi, per avere esperienza e qualità
tecniche indiscusse. Andrea Masiello,
granitico e antico lottatore di difesa, dà l’impressione che il tempo per lui
non passi mai, così come Ilicic che
Gasperini sta gestendo in maniera egregia. E poi Toloi, Palomino, Caldara, Spinazzola, Cristante, Petagna, Cornelius, senza
dimenticare Conti e Kessié ceduti al Milan, che soltanto poco tempo fa non
appartenevano al calcio di elite. Eppure tutti ricordano quell’inizio di
campionato disarmante che la squadra di Gian
Piero Gasperini fece tra il 21 agosto e il 21 settembre 2016, in cui
raccolse soltanto tre punti in cinque partite. Una situazione che mise in
discussione anche l’allenatore arrivato dal Genoa con molta enfasi di far bene,
ma per questa partenza negativa fu in procinto di essere esonerato. Poi, il
mister di Grugliasco, in provincia di Torino, ingranò la marcia e decise con
coraggio di dare fiducia ai giovani adottando il 3-4-1-2. Destino volle che la
Dea inanellò 8 risultati utili consecutivi, 7 vittorie (di cui tre prestigiose
con Napoli, Inter e Roma), sviluppando un calcio davvero brillante e moderno.
Certo, quel sistema tattico fu poi cambiato nel tempo dall’allenatore orobico,
il quale ha optato per metodi adatti a imbrigliare gli avversari di turno. Esemplare
il possesso palla dell’Atalanta e quella capacità di ripartire velocemente sfruttando
gli esterni, che è tipico del gioco delle grandi squadre. Oggi i nerazzurri
stanno raccogliendo i meriti di un lavoro serio, mai improvvisato, in cui
emerge la perfetta collaborazione tra Società, tecnico e squadra. E’ un po’
come dire che nel calcio nulla si inventa. E l’Atalanta di Gasperini è
l’emblema di tutto ciò. Adesso puntano concretamente alla finale di Coppa
Italia, nonostante la prima partita d’andata tra le mura di casa contro la
Juventus, si sia conclusa con il punteggio di 0 a 1. Per l’Atalanta sarebbe un’impresa
storica. Ci riuscirà?
Salvino
Cavallaro