INTER CHE FAI?


Ci sono autoreti considerate scherzo del
destino e altre che fanno cadere nel ridicolo. Quella vista a Genova da parte
di Ranocchia che spara un tiro a ritroso, finisce sulle gambe di Skriniar e
carambola direttamente in porta, fa pensare a una combinazione di cose che
vanno oltre la sfortuna. All’inizio di campionato avevamo previsto da podio l’Inter
di Spalletti e per buona parte del girone d’andata l’avevamo azzeccata. Poi
tutti i nodi sono venuti al pettine, facendoci ricredere sul fatto che sarebbe
bastato l’arrivo del tecnico toscano a fare ordine in una società perennemente
in confusione. Non è così, perché nonostante l’indubbia capacità di Spalletti
nel saper gestire la squadra, ci sono altri innumerevoli problemi che vanno oltre
il fatto tecnico e di unione di spogliatoio. Quali? Su tutti l’operato della
dirigenza che continua a non essere all’altezza della situazione. Più d’una
volta abbiamo sentito Spalletti in conferenza stampa che si è lamentato di una
situazione in cui non tutti remano per il verso giusto sulla stessa barca. Il fatto
di avere sbandierato acquisti e nomi altisonanti, capaci di rafforzare la
squadra e addirittura poterne creare un’altra all’altezza di ricambi
qualitativi, secondo Spalletti è stato un grave errore. Poi si è parlato anche
della quasi certezza di addio da parte di Icardi che sarebbe già stato promesso
al Real Madrid, con l’assenso dello stesso interessato e Wanda Nara. Tutte voci
capaci di destabilizzare un ambiente in cui ci si dovrebbe unire per produrre
calcio, studiare tattiche e tecniche da parte della squadra e dei suoi
giocatori che uniscano l’idea di gioco impartita dal proprio allenatore. Per
fare tutto questo c’è bisogno di tranquillità, di unione d’intenti e non di
dispersivi momenti fatti di nervosismo come quelli manifestati platealmente da
Perisic, il quale è stato fischiato dai tifosi nerazzurri. D’altra parte,
Spalletti lamenta anche nei confronti della società una campagna acquisti non
adeguata alla rinascita dell’Inter. Il mercato invernale ha lasciato parecchia
delusione. Ha sognato Ramires e avrebbe voluto Pastore, ma nulla è stato fatto di
tutto questo. Un desiderio tattico per ridisegnare quel 4-3-3 che è nella
logica del tecnico toscano per puntare tranquillamente alla posizione
Champions. Così Spalletti ha accolto la scommessa Rafinha al posto del deludente
Joao Mario, come qualcosa che suona con il ritornello di arrangiarsi e andare
avanti ugualmente. Ecco, diremmo proprio che alla base di tutto ci siano queste
crepe d’intendimento tra un allenatore accolto per fare da organizzatore in un
ambiente depresso, confusionario e lontano dalle grandi caratteristiche
storiche di una società nerazzurra che negli anni ha saputo vincere tutto e di
più. In estrema sintesi, dunque, il problema dell’Inter secondo noi non è l’allenatore,
non è la squadra (che indubbiamente può essere anche migliorata con la
collaborazione dell’allenatore) ma è la società che non ci sembra all’altezza
della situazione.
Salvino
Cavallaro