LA NOSTRA ESTATE


calcio
tempo: 40ms
RSS
02/09/2012 -

Per quest`anno non cambiare stessa spiaggia stesso mare&: così iniziava la canzone di Mogol e Soffici che noi ragazzi canticchiavamo agli inizi degli anni `60. Una canzone non impegnata,forse  un po` allusiva,ma simpatica e facilmente intonabile,che fece da colonna sonora alla nostra estate, sancì il successo di Piero Focaccia ed ebbe la fortuna di essere cantata dall`inarrivabile Mina. Una canzone che riecheggiava da tutti i jukebox e giradischi portatili nei centri marini e che bene esprimeva il clima ancora spensierato,semplice e pieno di speranza per il futuro di un`Italia,che stava vivendo il momento del cosiddetto boom economico. Un`Italia che,puntualmente,allo scoccare fatidico delle ferie saliva in macchina,allora un`utilitaria, ma anche in moto o in vespa,per affollare con lunghissime colonne le strade della Penisola e la prima autostrada,quella del Sole,appena inaugurata,che univa il Paese dal nord al centro-sud.
Anche quando le code erano interminabili,non si andava in escandescenze,ma si sopportavano gli imprevisti con uno straordinario spirito di rassegnazione,semmai si scendeva dall`auto per scambiare qualche chiacchiera e qualche bonaria imprecazione con gli altri compagni di avventura (o meglio di sventura), o magari per scambiarsi anche un po` d`acqua,ma senza quell`aggressività e quella animosità,che ha segnato il comportamento degli automobilisti di tempi più vicini a noi. Anche chi partiva in treno tollerava con pazienza lunghe attese o ritardi e subiva l`inscatolamento in vagoni maleodoranti,infuocati e stipati,senza lamentarsi troppo perché alla fine del viaggio si sarebbe spalancata l`agognata meta vacanziera o il paese natio.
Dal Nord scendeva verso i lidi paterni un folto esercito di emigrati in Piemonte,Lombardia,Veneto,Emilia Romagna,che tornavano ad affondare le loro radici nel rassicurante e indimenticato humus della terra,che gli aveva dato i natali. Spesso le destinazioni erano le spiagge meno distanti da casa,proprio la stessa spiaggia cantata da Piero Focaccia per ritrovare i soliti amici dell`anno prima e ascoltare le storie personali vissute da ognuno di loro nel corso di quell`anno. Ma anche per approdare nello stesso albergo,anzi nella stessa pensione familiare,spesso prenotata un anno per l`altro,addirittura nella stessa camera. Non di rado si scopriva,con una certa delusione,che la ragazza corteggiata l`anno prima aveva qualcosa di diverso,di allarmante,e inalberava bene in vista un anello nel fatidico anulare della mano sinistra.,mandando all`aria tutti i progetti di conquista e i sogni fatti nei mesi precedenti a casa propria,che avevano reso meno rigido l`inverno. E rendendo superflua l`altra strofa della canzone di Focaccia,quella che recita:per poterti rivedere,per tornare,per restare insieme a te. Ma pazienza,tanto le occasioni per flirtare non mancavano certamente,bastava cambiare l`obiettivo. Del resto la scelta delle mete di vacanza era limitata dai mezzi, che allora si utilizzavano:treno,auto,moto,autobus, per questo la canzone di Mogol e Soffici che stimolava gli italiani a tornare ogni anno  nella stessa spiaggia e sullo stesso mare aveva un senso ed ebbe successo. Oggi, invece, grazie ai voli low coste alle offerte last minute, si cercano sempre nuove destinazioni, spiagge esotiche, amicizie mordi e fuggi. Ma le emozioni non si trovano facilmente in ambienti sconosciuti, anzi spesso si ritorna da quei luoghi innamorati ancora di più della spiaggia sotto casa.
Ecco la presentazione del libro di Salvino Cavallaro Tra interviste e altro&.  è servita anche a questo: quella sera in un posto incantevole come la terrazza del Petit Hotel ci siamo rivisti in tanti, compagni di scuola e vicini di ombrellone di quegli anni `60. Abbiamo rivissuto dentro di noi le stesse emozioni che i primi corteggiamenti sulla spiaggia ci avevano scolpito nel cuore ed eravamo sempre noi,quelli che avevamo deciso anche dopo tanti anni di non cambiare: stessa spiaggia,stesso mare. Grazie a te, Salvino e grazie a voi ,miei ritrovati amici e  compagni di scuola.

Attilio Andriolo


Salvino Cavallaro