Nel vorticoso sistema mediatico che bruciala notizia nel breve volgere di pochi istanti, spesso non si tiene conto come si trascuri con troppa facilità l`importanza di continuare a parlare per agiree non dimenticare. Sì, perché ci sono notizie che per importanza sociale, non possono essere racchiuse nel cassetto di quei fatti avvenuti che, l`inesorabile trascorrere del tempo renderà inevitabilmente sbiadite e poco inclini all`attualità dell`informazione. Certi fatti, come quelli che stiamo per ricordare di seguito, rappresentano purtroppo una realtà che non si può non rendere sempre attuale. Proviamo dunque a riaffrontare il grave problema delle morti improvvise durante una partita di pallone. Il calcio italiano si era fermato in segno di lutto lo scorso 14 aprile. Infatti, durante la partita di Serie B Pescara Livorno, improvvisamente si era accasciato al suolo per un malore il calciatore del Livorno Pier Mario Morosini. Il cuore di un ragazzo di 25 anni, un atleta dall`apparente e prestante vigoria fisica che smette di battere all`improvviso. Eppure, sembra impossibile che un giovane calciatore possa perdere la vita in maniera così tragica. Nell`immaginario collettivo, infatti, lo sport è sinonimo di benessere fisico, di vita e non di morte, ed è questo che lascia davvero perplessi e con un po` d`inquietudine. Le ripetute e raccapriccianti immagini che ci erano state proposte dai media televisivi, avevano colpito la sensibilità del mondo intero. I primi risultati, dopo l`esame autoptico, avevano escluso l`infarto e l`aneurisma come causa di morte, mentre era stata stabilita la malformazione genetica sollevando forti dubbi sul mancato utilizzo del defibrillatore che, se usato subito, forse avrebbe potuto salvare la vita dello sfortunato calciatore. La morte di questo giovane atleta bergamasco ex di tante squadre quali Atalanta, Bologna, Udinese, Reggina e Vicenza con un passato nell`Under 21 di Casiraghi, ha riproposto annosi problemi legati allo screening inteso come prevenzione sanitaria sportiva che, purtroppo, non sempre viene eseguito dai medici con la dovuta attenzione. C`è difatti una netta distinzione del modus operandi medico, tra calcio professionistico e dilettantistico. Il protocollo sancito dalla normativa nazionale e dalle società scientifiche prevede, infatti, i seguenti esami: visita generale, elettrocardiogramma da sforzo, step test con il gradino, spirometria, visita oculistica, esame urine, peso corporeo. Naturalmente, questi controlli devono essere eseguiti presso i centri della FSMI (Federazione Sportiva Medici Italiani) oppure, presso le Unità Operative per lo Sport delle Aziende Sanitarie o dei Policlinici Universitari. Oltre a questo, è anche previsto l`uso dei defibrillatori in campo, si tratti di calcio professionistico o dei dilettanti. Non ci risulta, purtroppo, che tale accorgimento, essenziale per la vita di un cuore che cessa improvvisamente di battere per vari motivi, sia preso in considerazione nella stramaggioranza dei campi di calcio italiani. Ma, per meglio analizzare le problematiche sin qui esposte, abbiamo pensato d`intervistare il Dott. Biagio Ingignoli, Cardiologo e Primario del Reparto Riabilitazione Post Infartuati dell`Ospedale Maria Pia di Torino.
Dott. Ingignoli, parliamo del caso Morosini. L`esame autoptico ha evidenziato la malformazione genetica come causa di morte. Com`è possibile che a un`atleta di 25 anni non sia mai stata riscontrata simile malformazione?
Le morti improvvise hanno sempre una spiegazione ben precisa. In merito al caso Morosini, si è accertato che la morte è avvenuta per arresto cardiaco dovuto a malformazione genetica. E` possibile sospettare le malformazioni cardiache ereditarie studiando dapprima la familiarità dell`individuo e poi facendo tutta una serie d`indagini mirate a chiarire la diagnosi. In genere, anche attraverso l`elettrocardiogramma, si manifestano le sindromi di Brugada e di QT Lungo, capaci di segnalare la malformazione genetica. Questo campanello d`allarme induce il cardiologo a eseguire sul paziente delle indagini più approfondite attraverso una risonanza magnetica. E` difficile dire perché non sia emersa tale malformazione dai controlli eseguiti sull`atleta Morosini, tuttavia, ritengo che se pur di non facile individuazione e, se studiato attentamente, il problema sarebbe sicuramente stato scoperto.
Screening e prevenzione sportiva in Italia. Qual è il suo pensiero in merito?
Penso che a livello professionistico, la prevenzione sportiva in Italia sia tra le migliori al mondo. Basti pensare a Kanu, giocatore professionista di qualche anno fa cui è stata diagnosticata in tempo una malformazione cardiaca tale da fargli sospendere immediatamente l`attività sportiva. Ritengo, invece, che certe note dolenti per quanto riguarda lo screening sportivo in Italia provengano dallo sport dilettantistico che, purtroppo, ancora oggi è eseguito in maniera superficiale e poco approfondito. E` vero che il dilettantismo non prevede interessi economici elevati come il professionismo, tuttavia, in tema di medicina sportiva si ha l`obbligo di trattare gli atleti con la stessa attenzione ed etica professionale.
L`uso improprio di farmaci e i recuperi affrettati che spesso avvengono nel calcio professionistico, possono essere una delle cause probabili d`infarto?
Può essere una causa scatenante, soltanto se c`è un problema di base. Se un cuore è sano, può sopportare benissimo gli sforzi e i recuperi affrettati che spesso le società di calcio impongono. Per quanto riguarda l`uso improprio di farmaci nello sport, che spesso garantiscono un miglioramento temporaneo delle prestazioni fisiche, è opportuno non sottovalutare le controindicazioni che a lungo andare, sono causa di pericolose malattie che si possono sviluppare nel tempo!.
Lei che cura i malati post-infartuati e che fa del movimento fisico la terapia essenziale per la riabilitazione alla vita normale, le viene qualche volta il dubbio che non sempre lo sport sia indicato a tutti?
Lo sport è vita. Questo è un dato inconfutabile e scientificamente provato. Il movimento fisico è essenziale per il miglior funzionamento di tutti gli organi del nostro corpo, circolazione sanguigna e muscoli compresi. E` chiaro che l`attività fisica deve essere mirata all`individuo, in base all`età e ai problemi di salute. Per ritornare ai giovani calciatori ribadisco l`importanza della seria prevenzione sportiva e, se il soggetto risulta sano a tutti gli effetti, ritengo essenziale la sua attività sportiva.
Qual è l`importanza di avere un defibrillatore a portata di mano, da parte dei medici ufficiali e/o dirigenti accompagnatori delle squadre di calcio?
Ci sono due tipi di defibrillatore; quello normale che in genere usa solo il medico e quello automatico che è semplicissimo e che può usare benissimo qualsiasi persona che abbia fatto un breve corso di rianimazione. Il costo si aggira intorno ai mille euro e, secondo me, è di vitale importanza. Ogni società di calcio, professionistica e non, dovrebbe avere a portata di mano il defibrillatore che, nel 90% dei casi, se usato tempestivamente, salva delle vite umane evitando al contempo danni irreversibili al cervello. A questo proposito sono convinto che, se nel caso Morosini fosse stato usato con urgenza il defibrillatore semiautomatico, il ragazzo si poteva salvare.
Dott. Ingignoli, cosa consiglia a certi genitori che dopo questo ennesimo episodio di morte improvvisa sui campi di calcio, temono di fare intraprendere l`attività sportiva al proprio figlio?
Non devono temere perché lo sport è essenziale, soprattutto nell`età evolutiva dei giovani. Tuttavia, prima e durante l`attività agonistica del proprio figlio, è importante rivolgersi a centri autorizzati che diano garanzie serie sulla salute del ragazzo e, se in famiglia dovessero esserci stati casi di morti improvvise, sottoporre il problema a un cardiologo il quale procederà, come dicevamo prima, a una serie di controlli specifici e mirati al raggiungimento di una diagnosi precisa.
Salvino Cavallaro
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