COMPETENZA TECNICA E LEGGEREZZA DI SCRITTURA. QUESTO ERA MARCO ANSALDO


E’ morto Marco Ansaldo, una grande firma sportiva
de La Stampa di Torino. Ci ha lasciato a 58 anni d’età colpito da un infarto
durante una passeggiata con i suoi amici in provincia di Asti. Ad un tratto il
suo cuore ha smesso di battere e la sua penna, che per anni ci ha deliziato
della sua grande professionalità, resta la metafora di una carriera esemplare
per tanti giovani che desiderano intraprendere il mestiere di giornalista.
Ansaldo è stato alla Stampa fin dal 1991, dedicando la sua passione per lo
sport in genere, il calcio, il ciclismo e la scherma in particolare. Giornalista attento,
di poche parole, andava al sodo descrivendo i fatti sportivi con assoluta minuziosa
capacità. Ricordo ancora quel suo pezzo scritto in occasione della conquista di
Coppa del Mondo di calcio. Era il 10 luglio 2006 e l’Italia si era appena
laureata Campione del Mondo. “Sembra
incredibile, tanto che stentiamo a raccontarlo per il timore che qualcosa non
torni, che il penalty di Fabio Grosso, una faccia dell’Italia modesta, sia da
ripetere, da ribattere, da sbagliare, e quello di David Trezeguet da ripetere,
da ribattere, da segnare perché non è possibile che gli azzurri abbiano vinto
la Coppa del Mondo ai calci di rigore, la cosa che mai nessuno ha insegnato a
calciare quando i nervi devono restare gelidi. Campioni del Mondo, non come l’ultima
volta, con l’urlo di Tardelli, ma con il rantolo della fatica”. Marco
scriveva così, emozionava e al contempo descriveva fedelmente ciò che i suoi
occhi avevano visto e il suo cuore aveva
percepito. Ci siamo incontrati più volte nelle varie conferenze stampa cui
abbiamo assistito per scrivere di calcio. Non ci conoscevamo personalmente, ma
io leggevo sempre cosa egli scriveva. Era armonica la sua scrittura e soprattutto
lo trovavo competente in larga misura sui giochi olimpici, sui quali riusciva a
informare correttamente sia di ciclismo, scherma, pallavolo, canottaggio e
tanti altri sport legati al mondo olimpico. Una grande capacità professionale
che faceva la differenza, una differenza descritta con la D maiuscola. Un esempio per
tanti pseudo informatori che badano alla fretta senza appurare la veridicità
della notizia. Eppure si finisce così. In un attimo vanno in fumo anni di
sacrifici, di incazzature, di piccole soddisfazioni, di ricerca affannosa di
dimostrare attraverso la propria professione, che il sacro fuoco che si ha
dentro per il proprio lavoro è qualcosa da mettere al servizio degli altri e
non tenerlo egoisticamente per sé stessi. Grazie Marco, per quello che mi hai
insegnato.
Salvino
Cavallaro