ESSERE BELLI NON BASTA, SE NON C’È CATTIVERIA CALCISTICA


Il Toro contro il Bologna si guarda allo
specchio, si piace, e poi butta al vento due punti che gli sarebbero spettati per
il gioco ma non per l’ingenuità. Già, l’ingenuità. Non sappiamo se è il termine
giusto per definire un primo tempo ben giocato e una ripresa che invece è
meglio dimenticare. Il Bologna di Inzaghi è poca cosa, ma ha avuto il merito di
crederci fino alla fine, grazie anche a un Toro che si è perso per strada. Prima
un bellissimo gran gol da fuori area di Iago Falque, dopo il raddoppio di
Baselli, e poi leggerezze a non finire da parte dei granata che hanno offerto
alla squadra di Inzaghi il red carpet per segnare con Santander e Calabresi. Tuttavia,
ci sono ancora una serie di attenuanti che riteniamo importanti nell’associarli
a quella sorta di blocco psicologico che è diventato ormai la costante di
questo Toro che non trova continuità di gioco e risultati. La prima attenuante è
senza dubbio la prova opaca di Andrea Belotti, un giocatore che non incide più
come una volta e che ha bisogno di ritrovarsi.
C’è poi da dire che è inammissibile in una squadra di Serie A, l’abulia
difensiva proprio nel momento in cui gli avversari spingono maggiormente per raggiungere
il loro obiettivo. In occasione dell’ultimo gol del bolognese Calabresi,
infatti, Sirigu sbaglia il rinvio, Berenguer non fa nulla per rimediare all’errore
del compagno e Djidji si limita a guardare il dialogo tra Calabresi, Orsolini,
Calabresi che frutta il gol del pareggio per il Bologna. Ecco, queste non sono purtroppo
delle casualità, ma più semplicemente dei meccanismi da correggere al più
presto. Disattenzioni inaccettabili tra professionisti di calcio, che
dovrebbero fare della concentrazione continua il proprio credo. Sì, perché nel
calcio (soprattutto in quello moderno) le partite durano ben oltre il 90esimo
minuto, e quindi è essenziale non mollare mai fino all’ultimo. E’ un fatto di
crescita, di maturità, forse anche di quella furbizia della quale il Toro
sembra esserne privo. Riteniamo che Mazzarri debba lavorare molto su questo
aspetto durante la settimana, associando la parte tattica e tecnica a quei
convincimenti mentali che sono la forza di crederci fino in fondo. Con grinta e
determinazione, consci della propria forza di squadra che quest’anno si permette
pure il lusso di avere in campo un super Iago Falque e in panchina lo
scalpitante Zaza. Dunque, solo così il Toro di Mazzarri potrà associare il suo
essere bello e a tratti anche convincente, con quell’immancabile brillantezza
mentale che fa grande una squadra di calcio. Vedremo se sarà così.
Salvino
Cavallaro