Se si potesse coniare
un nuovo aggettivo superlativo per significare la bellissima prestazione degli
azzurri contro la Spagna ad Euro 2016, diremmo tutte le cose più positive che offre
il gioco del calcio. Emozione alle stelle e adrenalina che per entusiasmo fa alzare le braccia al cielo azzurro, proprio
come il colore delle maglie dell’Italia. E’ l’effetto della contemania, una sorta di preparazione
fisica e mentale che prevede un lavoro anche interiore dell’atleta. Una sensibilizzazione
a non mollare mai, di crederci sempre, ed essere sorretti da quell’autostima
che spesso e volentieri ti fa buttare il cuore oltre l’ostacolo. Non ipocritamente
a parole, ma coi fatti. E’ il frutto di un calcio moderno che non inventa nulla,
ma che rispolvera tra le sue pieghe l’antico senso di gioco di squadra, di
gruppo coeso, capace di scendere in campo assieme a coloro i quali stanno in
panchina. Riserve ma non troppo. Diremmo piuttosto, che si tratta di titolari
aggiunti ai compagni che lottano in campo; quello sì, ci sembra più giusto! La
nostra analisi non viene descritta con orpelli per ammantare di grande magnificenza
il gruppo straordinario condotto da Antonio
Conte, ma, più semplicemente, è il modo realistico di intendere e
significare un gioco del calcio che fa della preparazione oculata e maniacale il
senso del vincere insieme. Infatti, la Nazionale di Conte più volte bistrattata
per la carenza di qualità, ha assunto ormai il marchio di squadra sfavorita
nella maggior parte degli incontri di questo Campionato Europeo 2016 che sta
mostrando un grande livello tecnico. Un vantaggio psicologico che è tipico di
chi non gode i favori del pronostico e ne fa tesoro. Ma se all’oggettiva
carenza di qualità degli azzurri, che per infortunio hanno dovuto fare a meno sin
dall’inizio di giocatori tecnicamente importanti come Verratti e Marchisio, si contrappone il modo di interpretare un
calcio aggressivo di gruppo e agonisticamente di alto livello, il risultato non
può essere che questo. Sì, perché negli azzurri ci sono giocatori come De Sciglio, Pellè, Eder, che non hanno vissuto una grande stagione calcistica
nei loro club di appartenenza. Eppure Conte, fin dall’inizio, ha fatto scudo
contro tutto e tutti con la testardaggine di chi crede comunque in un gruppo
che ha grandi capacità che nascono da una professionalità che, se stimolata, dà
il massimo di sé. E così, dopo 23 anni, l’Italia batte la Spagna in una partita
ufficiale, non solo vincendo una partita meritatissima, ma anche convincendo in
una indiscutibile supremazia territoriale in cui si è potuta evincere una sete
di successo, senza dubbio superiore a quella messa in campo dagli spagnoli. Superiori
dal punto di vista tecnico, gli uomini di Del Bosque hanno manifestato tutto il
loro scemare di un ciclo storico di 8 magnifici anni che sembrerebbe giunto ormai
al traguardo. L’Italia è stata capace di sorprenderli con aggressività,
togliendo loro la possibilità di ragionare con il possesso palla. In vantaggio
con Chiellini, al seguito di una
punizione dal limite battuta da Eder e
non trattenuta dal portiere spagnolo De
Gea, gli azzurri hanno sfiorato il raddoppio più volte nell’arco di tutta
la gara, mentre gli spagnoli hanno tentato senza successo di pareggiare il
conto. Ma sul finire del match, un superbo suggerimento dell’appena entrato Insigne coglie libero Darmian sulla destra, il quale crossa in
area di rigore un pallone indirizzato a Pellè
che insacca. E’ il 2 a 0 finale, una rete che ha ricordato quella realizzata
da egli stesso contro il Belgio. Un gol liberatorio che ha rappresentato l’apoteosi
azzurra. Adesso si dovrà affrontare la Germania ai quarti di finale. Avremo
modo di parlare di questo incontro che si giocherà Sabato 2 Luglio alle ore
21,00. Per il momento godiamoci il trionfo azzurro, questa perla di calcio della
Nazionale Italiana targata Antonio Conte,
capace di scrivere un capitolo importante nella già vasta letteratura azzurra che
dopo tanti anni di stelle che ne hanno fatto la differenza, oggi scopre l’essenzialità
di un atteggiamento calcistico fatto di tante piccole – grandi cose.
Salvino
Cavallaro
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