L’arbitro di Juventus –
Benevento si chiamava Abisso, ed è quello che avrebbe dovuto esserci alla
vigilia tra le due squadre. Poi, sul campo, le cose sono andate diversamente.
Altro che “abisso” tecnico, il Benevento ha fatto vedere le streghe alla Juve
di Allegri, arrabbiato come non mai per la prestazione incolore della sua
squadra. Al gol di Ciciretti su calcio di punizione (con barriera messa male in
questa circostanza da Szczesny!)che ha portato il Benevento in vantaggio, la
Juve ha reagito con mancanza di chiarezza di idee. E così si è trascinata verso
un secondo tempo in cui ha sofferto non poco per vincere il match, prima con il
gol liberatorio di Higuain e poi con il colpo di testa di Cuadrado su cross di
Alex Sandro. Ma a parte l’analisi della partita che ha visto emergere dettagli
per nulla trascurabili dal punto di vista della salute fisica e mentale dei
bianconeri, ci sono molte riflessioni da fare. Una su tutte il momento di
scadimento di forma di Paulo Dybala che richiede un’attenzione particolare.
Fermo restando che l’argentino è per la Juve un valore tecnico ed economico da
preservare con la massima cura, si devono necessariamente fare alcune
considerazioni. Prima di tutto c’è da adoperarsi dal punto di vista psicologico
su un ragazzo di 24 anni dall’indiscutibile talento, che improvvisamente ha
perso una parte non indifferente di autostima. Dopo avere sbagliato alcuni
calci di rigore che potevano essere determinanti per la classifica della Juve,
adesso Dybala rinuncia pure a battere i calci di punizione (sua perla
indiscutibile dell’agire). Tutto ciò fa pensare a una situazione mentale da
ricostruire in fretta per il bene del ragazzo e della Juve stessa. E allora,
come fare? Partendo dal presupposto che non tutti i calciatori sono uguali dal
punto di vista caratteriale, è importante saper gestire simili situazioni con
metodi diversificati che siano studiati ad hoc per il calciatore e quindi per
la persona da recuperare. E, in queste occasioni, l’allenatore entra in ballo
più come mentore che come effettivo riferimento di fatti tecnici e tattici. In
buona sostanza Dybala dovrebbe essere preso con cura da Allegri e fargli capire
che stare fuori dalla squadra titolare per qualche domenica, non è una
punizione ma, al contrario, un modo per recuperare energie fisiche e mentali
tali da farlo rinascere. Proprio in virtù di ciò che dicevamo pocanzi sulla
diversa reattività caratteriale a momenti di non forma da parte dei giocatori,
c’è da dire che con Higuain, ad esempio, il problema si è risolto facendolo
giocare e aspettandolo con pazienza. In quel caso, bene ha fatto Allegri a
insistere nel farlo giocare comunque anche se in chiare difficoltà di forma
fisica e mentale. Il caso di Dybala a nostro avviso è diverso nel senso che si
debba agire in maniera opposta per carattere diverso, per maturazione diversa,
per anni anagrafici diversi e per percorsi professionali diversi. Mentre i 30
anni di Higuain parlano chiaro di una maturazione già avvenuta, i 24 anni di
Paulo Dybala indicano ancora una condizione di saggezza calcistica e umana
ancora da sviluppare. Fino a poche settimane fa si parlava di lui come il Messi
della situazione con valutazioni di mercato iperboliche, poi la crisi che
sembra sciogliere tutto come neve al sole. In questi casi è necessario
l’equilibrio anche da parte di noi media, che troppe volte tendiamo a esaltare
le indiscutibili qualità tecniche di questo o quel giocatore, senza valutare
certe situazioni di personalità ancora da maturare. E’ il caso di Dybala,
ragazzo dall’anima pulita, dal contratto economico davvero consistente e dal
talento calcistico mai messo in discussione, ma che adesso deve essere seguito
in un momento difficile della sua carriera. Come? L’abbiamo già detto. E’ il
tecnico che in collaborazione con la società, deve gestire questo caso molto
delicato. Il calcio non è solo pedata sopraffina, ma anche momenti di capacità
di dialogo, di ascolto, di intendersi e capirsi per il bene di entrambi. Si
lasci fuori squadra il buon Paulo per qualche settimana, nell’armonia di un
gruppo che saprà stargli vicino assieme alla società. E al rientro rivedremo il
campione che c’è in lui.
Salvino
Cavallaro
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