SE QUESTA È LA SQUADRA CHE STA PER VINCERE LO SCUDETTO….


Nessuno smentisca i meriti a una squadra che
sta per entrare nella leggenda per avere vinto sette scudetti di seguito. Ma il
calcio giocato è un’altra cosa. Facciamo fatica a ricordare la Juventus di
Allegri bella da gustare, da vedere nello spettacolo di trame di gioco limpido
e propositivo, con pochi sbagli nel passare la palla, con movimenti
sincronizzati e verticalizzazione di gioco. Ma l’impressione costante è sempre
quella di una squadra troppo attenta a difendere, puntando all’invenzione dei
singoli campioni che la Juve possiede. Ma il gioco di squadra dov’è? Senza
essere estremisti dell’estetica calcistica a tutti i costi, tutte le volte che
assistiamo a partite della Juventus dimentichiamo la vera chiave del calcio che
è anche spettacolo. E anche se siamo sicuri che qualcuno obietterà su quanto
stiamo sostenendo, ci sembra innegabile che nella cultura calcistica inculcata
da Max Allegri alla Vecchia Signora ci sia quell’essenzialità di soffrire e vincere
magari annoiando, capace di tappare la bocca a tutti. Certo, i numeri parlano a
favore della Juve di Allegri che nel suo quinquennio ha vinto tutto tranne la
Champions, tuttavia, resta innegabile che la squadra che ha più tifosi in
Italia, ha perso per strada quell’antica filosofia che fu dell’avvocato Agnelli,
in cui il calcio veniva visto anche come supremazia di gioco. E se “vincere non
è importante, ma è l’unica cosa che conta”, è altresì vero che si possa essere
vincenti anche attraverso quella purezza del gioco del calcio che vuol dire spettacolo
che passa attraverso il gioco globale di squadra e non attraverso l’invenzione
del singolo campione. In fondo è questa la sintesi del match Juventus –
Bologna, in cui è emersa la svolta data da Douglas Costa. Poco, troppo poco per
una Juve che nel primo tempo è letteralmente naufragata in un gioco sterile,
privo di idee e molti errori che non si addicono a una squadra che sta per
vincere lo scudetto. A nostro avviso, Allegri e Landucci (il suo fido secondo
che talvolta sembra il primo) mostrano una confusione tattica che si riflette
inevitabilmente sul campo. E soltanto grazie al campione tirato fuori dal
cilindro per rimediare ai marchiani errori iniziali, salva spesso la Juve da
figuracce che non si addicono a chi ha obiettivi sempre grandi da raggiungere. Tutta
questa conduzione, a parer nostro, non ha fatto altro che scegliere la strada
di vincere in Campionato mostrando sempre il lato meno elegante; e cioè la
sostanza che non dà spazio alla bellezza del gioco,anzi lo soffoca. E’
questione di scelte ben precise. Ma questa teoria del vincere per scrivere la propria
storia negli annali del calcio, resta pur sempre il senso unico e rispettabile
di una Juventus che concede poco, troppo poco alla purezza dello spettacolo nel
rettangolo di gioco. I cinque anni di Allegri alla Juve hanno lasciato questo
imprinting.
Salvino
Cavallaro