SQUALIFICA DI DUE TURNI PER IL PIPITA


“HIGUAIN
Gonzalo Gerardo (Milan): per proteste nei confronti degli Ufficiali di gara
(Terza sanzione); per condotta gravemente irriguardosa nei confronti del
Direttore di gara, essendosi avvicinato al medesimo, all'atto dell'ammonizione
per proteste al 38° del secondo tempo, in modo scomposto e minaccioso, e avendo
reiterato platealmente le proteste al momento dell'allontanamento dal terreno
di giuoco”. Questo è il verdetto del Giudice Sportivo, riguardante l’espulsione
di Higuain avvenuta domenica scorsa
durante il match Milan – Juventus. C’è chi dice che è poco, c’è chi pensa che è
giusto e c’è pure chi sostiene che la società Milan dopo il debito ricorso farà
dimezzare la squalifica. Pareri contrastanti come l’opinabilità di tutto il
mondo del calcio che si basa essenzialmente su aprioristiche discriminazioni di
parte, le quali opacizzano certe oggettive realtà. E’ fatto inconfutabile che
la reazione del Pipita Higuain avvenuta a una decina di minuti dal termine del match
Milan – Juventus, sia stata esagerata e comunque diseducativa e violenta nel suo
svilupparsi. Difficile capire cosa possa passare per la testa di un calciatore
emotivamente coinvolto in un partita, che al suo interno nasconda diversi
sviluppi capaci di urtare la propria suscettibilità. Gonzalo Higuain giocava
contro la sua ex squadra che (a suo dire) l’ha scaricato malamente dopo l’arrivo
di Cristiano Ronaldo. Con questa ruggine addosso è sceso in campo per dare una sua
risposta attraverso la vittoria e possibilmente un suo gol. Niente di tutto
questo, perché non è arrivata né la vittoria del Milan e neanche un suo
eventuale gol fallito su calcio di rigore. Crediamo che l’accumularsi di tutte
queste tensioni e delusioni personali, abbiano contribuito a quella assurda
reazione che il Pipita (recidivo l’argentino che inscenò qualche anno fa una
simile situazione a Udine, quando giocava ancora nel Napoli) ha avuto nei
confronti dell’arbitro Mazzoleni, a seguito di un fallo fischiatogli per
atterramento di Benatia. Detto questo e pur con tutta la comprensibile
situazione che si è venuta a creare, stigmatizziamo in maniera ferma l’assurda
reazione di un calciatore tesserato dal Milan con la formula del prestito con
diritto di riscatto a favore dei rossoneri e uno stipendio netto di 8,5 milioni
di Euro l’anno. Tutto ciò fa pensare al dovere di un professionista che ha l’obbligo
di mantenere un comportamento atto a dare l’esempio a chi lo segue in campo,
non solo per le sue giocate e i gol, ma soprattutto per un comportamento che
deve essere adeguato proprio al fatto che ti chiami Higuain e hai gli occhi
puntati addosso da parte dei tifosi giovani e vecchi. E’ vero, c’è anche da
tenere presente il carattere e la fragilità dell’uomo che non può essere messo
in secondo piano, tuttavia, chi ti guarda giudica e tende ad emularti nel bene
e nel male. Una responsabilità di base che fa parte della professione e deve
tenere conto del cospicuo stipendio percepito, dell’immagine pubblica e del
sogno di milioni e milioni di ragazzini, i quali rincorrono quel pallone che
per loro resterà un gioco e non una privilegiata e redditizia professione.
Salvino
Cavallaro