BENEVENTO, IL PALLONE E LA SUA VITA


9 partite e 9 sconfitte. Un primato negativo
che mette il Benevento ai vertici di una classifica del pallone mondiale che
non ha eguali per negatività. Dalla Lega Pro alla Serie A in tre anni, una fiaba
diventata realtà che faceva sperare in un qualcosa di simile a quello che è
stato per l’Inghilterra il Leicester di Claudio Ranieri. Ma per il Benevento ci
sono due facce della stessa medaglia che si suddivide tra gioie, speranze e
brucianti delusioni. Un modello da imitare, diventato pietra miliare di riferimento
negativo. Dalle stelle alle stalle, forse per aver salito troppo in fretta gli
scalini della gloria su cui si ripongono tutte le delusioni di carattere
sociale ed economico che Benevento, cuore del Sannio, ha ormai compenetrato persino
tra le pieghe dei suoi angoli storicamente più belli. Benevento è la città del
sindaco Clemente Mastella, ma è pure la città di Oreste Vigorito, presidente
della squadra di calcio che si batte contro chi è già pronto a recitare il de
profundis. Un 70enne sorretto dallo spirito di chi non molla mai, visto che è
stato l’artefice della scalata giallorossa fino alla Serie A grazie anche all’energia
eolica. E’ come essere stati spinti da un vento impetuoso, capace di lasciarsi
andare attraverso l’entusiasmo smisurato della gente beneventina la cui voglia
di uscire dall’anonimato si è dimostrata al di sopra di ogni cosa, anche delle
possibili o inevitabili difficoltà. Ma che importava, qui, allo stadio Ciro
Vigorito, sarebbero venute a giocare la Juventus, il Napoli, l’Inter, il Milan,
la Roma, la Lazio e quanto di meglio offre il pallone italico. Era come vedere
tutto chiaro e limpido come una giornata di sole dal cielo terso che, invece,
nascondeva impenetrabili banchi di nebbia di un calcio lievitato troppo
velocemente. E oggi, la Benevento del pallone così fragile nella sua
interiorità, è pure diventato uno stereotipo di negatività che si antepone a
quel miracolo calcistico declamato fino alla sua promozione in Serie A. Segno
evidente di un mondo che non conosce equilibrio e che fa sempre affiorare
momenti esaltanti che potrebbero essere contenuti senza fare voli pindarici, e
momenti di negatività come questo, che oscurano irrimediabilmente tutto ciò che
si è fatto di buono in questi anni, attraverso il calcio di una città sempre
alle prese con problematiche economico – sociali che riflettono l’italico
Paese. E adesso Marco Baroni l’allenatore delle due promozioni del Benevento, è
stato rimosso dalla sua carica assieme al direttore sportivo Salvatore Di
Somma. Al posto dell’ex tecnico è stato chiamato De Zerbi, un coach che non è
amato dai tifosi giallorossi forse per antiche ruggini create fin dai tempi in
cui De Zerbi è stato allenatore del Foggia. Storie di calcio e di vita. Storie
di fragilità nascoste dal recondito pensiero, che troppo spesso fa capo al
desiderio di gloria senza costruire un futuro che possa lentamente essere
artefice di esperienza vissuta. E’ la fretta dei nostri giorni, capace di
mettere le ali là dove improvvisamente si atterri sbattendo violentemente a
terra, facendosi male. E’ il mondo di un
calcio che da sempre è metafora di vita in tante, troppe similitudini che non
sono mai sufficienti a farci riflettere abbastanza.
Salvino
Cavallaro