BEPPE GANDOLFO, GIORNALISTA PREDESTINATO


Leggendo la storia di vita professionale
e umana di Beppe
Gandolfo giornalista Mediaset, ho riflettuto molto su come il
destino a volte sia legato a momenti, ad attimi che si presentano improvvisi e
che sono capaci di realizzare il futuro che hai sempre sognato. E così il buon
Beppe in un viaggio in treno ha trovato il bivio della sua vita, la strada giusta
che ha sempre immaginato di seguire per diventare giornalista. A 17 anni l’aveva
detto a chiari lettere: “Voglio fare il giornalista” e qualcuno gli rispose
laconicamente, “Adès
studia, poi ne riparliamo”. Si percepiva già in lui quel sacro fuoco
che sa di predestinato, verso una professione che per immensa passione diventa
subito sogno da realizzare. Ma Don Pier
Giuseppe Accornero, direttore de “La
Voce del Popolo” che ha viaggiato assieme a lui in treno, lo ha
praticamente indirizzato di fatto a quel giornalismo tanto sognato. E allora
pensi che sono gli incontri casuali della vita che creano relazione e capacità
di conoscersi anche attraverso gli altri. E quel giorno, in quel preciso
momento, Beppe capì che avrebbe potuto iniziare a fare sul serio. Che bello e
quanto è dolce partire dall’inizio, quando guardi con il senno di poi cos’è
successo nella tua vita. Impagabile fortuna poter dimostrare quanto vali
proprio quando sei messo alla prova, mentre di altri non ci si accorge perché non
capita mai il momento opportuno. Ma qualcuno per Beppe Gandolfo c’è stato, ed è
“l’angelo” Don Pier Giuseppe Accornero, il quale su quel treno che
portava i ragazzi volontari delle parrocchie torinesi in Friuli, per dare aiuto
dopo il terremoto, ha fatto aprire una porticina che si è poi spalancata grazie
ai suoi meriti. Momenti di emozione che si intrecciano alla storia della
propria vita, in un parallelo professionale che non avresti mai potuto pensarlo
diversamente. Un diploma in ragioneria, poi gli inizi nel giornale della
parrocchia che ti introduce al giornalismo televisivo, prima nella locale GRP e
poi in Telesubalpina. L’entusiasmo è tanto e la forza di imparare dà gusto a
ogni cosa che è nuova, che è da scoprire per confrontarsi, misurarsi con il
mondo che hai sempre sognato fin da bambino. Sono i suoi 22 anni legati ai legittimi
timori di sbagliare all’inizio, ma che poi superi con la freschezza del fare in
quell’arduo compito di impostare il telegiornale di Telesubalpina. Dopo dieci
anni di televisione il suo cammino continua all’Ansa come redattore per la
cronaca giudiziaria legata ai fatti del Piemonte. Un mondo nuovo per lui,
diverso dal precedente, ma capace di farti crescere nella continuità di
confrontarti con te stesso per capire dove puoi arrivare. E’ un maturare step
by step, giorno dopo giorno, proprio come la vita ti insegna a crescere,
ponderare i momenti, le esperienze che vuoi fare tue e metterle al servizio
degli altri per un’informazione corretta, così come ti insegna la deontologia
professionale. Ma quel cammino continua ancora perché Gandolfo viene destinato
allo sport, a quel calcio che per lui significa seguire il suo Toro. Ma si scopre
troppo tifoso per scrivere da super partes; era troppa l’emozione di raccontare
le delusioni o le vittorie della sua passione granata. Così viene destinato al
seguito della Juve, dove conosce Luciano Moggi che ha imparato a rispettare dal
punto di vista umano per essere stato aiutato in un momento difficile della sua
vita, allorquando il padre di Beppe si ammalò e dovette cercare un letto d’ospedale
per il ricovero. Fu un periodo triste della sua vita, in cui spesso si perde la
fiducia in se stessi e negli altri. Ma queste
cose non si dimenticano facilmente. Moggi, infatti, lo aiutò a trovare quel
letto d’ospedale per papà, proprio lui che è stato scaricato dalla Juve per
quel suo agire che sapeva di potere per le sue tante conoscenze utilizzabili per l’obiettivo di vincere sempre e di creare
plusvalenze in grado di portare tanti soldi nelle casse della Juve. Sono storie
di vita anche queste che si intrecciano tra picchi di eccessi umani, prima
carichi di gloria e poi di sconfitte personali, che portarono Moggi alla
radiazione mentre la Juve fu declassata in Serie B per la prima volta nella sua
storia. E poi il TG5 nella storia recente di Beppe Gandolfo come inviato a
parlare della sua Torino, dei fatti di cronaca, piuttosto che dei mille eventi
culturali della sua città che splende sempre per storia e tante altre
eccellenze che non manca mai di mettere in primo piano. E intanto scrive,
scrive tanto e diventa autore di libri, contenitori di tutto quello che succede
in un anno in Piemonte. Ma scrive anche di personaggi che gli sono entrati nel
cuore, in un’anima sempre attratta dall’alto senso dell’amicizia, dei valori
umani e spirituali, come quelli che ha provato per l’indimenticato Don Aldo
Rabino. Mentre la sua passione per il Toro gli fa ripercorrere in letteratura
le gesta umane e sportive di Gigi Meroni, il suo idolo da bambino. Ma la
notizia su fatti di cronaca e altre cose successe in un anno in Piemonte, la regione
che gli ha dato i natali e che lui ama come le cose più care che gli
appartengono, è un filone che lo ispira e sente particolarmente di dovere
approfondire. E’ la sua storia legata a quel giorno in cui gli dissero: “Adès studia, poi
ne riparliamo”. Sì, Beppe Gandolfo ne ha parlato, riparlato e
continuerà a parlarne, anzi a scrivere di fatti piemontesi che si specchiano in
una vita tutta da raccontare.
Salvino
Cavallaro