MILANO E IL CALCIO CHE NON È PIÙ SPETTACOLO.


Se il Milan piange, l’Inter
non ride. Quella che una volta era la scala del calcio italiano, adesso è
diventata il ritrovo di perenne delusione. Il Milan, con i suoi problemi legati
a una società che non trova l’acquirente di minoranza in terra cinese e l’Inter
dell’indonesiano Thohir che non parla italiano, ma che in inglese propone
eterni discorsi che fanno capo a un progetto che non c’è. E intanto il gioco latita,
sia dall’una che dall’altra parte. Berlusconi ha da poco licenziato Sinisa Mihajlovic
sostituendolo con Cristian Brocchi; la motivazione? Il Milan non giocava come
lui voleva, e cioè con il trequartista che desse la necessaria propulsione a un
attacco troppo sterile e brutto da vedersi. Con Brocchi si è persino sperato
nel bel gioco, ma dopo la risicata vittoria per 1 a 0 a Genova contro la
Sampdoria, nella successiva partita casalinga contro il Carpi c’è stata una
repentina involuzione di gioco e risultato. E così lo storico Stadio San Siro è
stato spettacolo sì, ma di solenni fischi attribuiti dai tifosi rossoneri a
Cristian Brocchi e a tutta la squadra. E adesso c’è pure il rischio che il neo
allenatore del Milan si bruci, come sono stati bruciati a suo tempo Clarence
Seedorf e Filippo Inzaghi. Ma la Milano del football vincitore negli anni che
furono, adesso piange anche sul versante interista. La squadra di Mancini,
infatti, riscopre la tristezza di un dèjà-vu che significa ripetere gli stessi
errori. Dopo aver vinto meritatamente la partita casalinga contro il Napoli
privo dello squalificato Higuain, i nerazzurri a un anno esatto di distanza, perdono
a Genova contro i rossoblu di Gasperini, evidenziando lo stesso errore di
sempre: sciupare i gol sottoporta. E poi quell’endemica mancanza di gioco che
Mancini ha cercato in questi anni, facendo acquistare a Thohir fior di
giocatori. Si sono spesi tanti soldi, ma non si è mai trovato il bandolo della
matassa. Risultato? Fuori dalla Champions come nel 2015, fuori dalla Coppa
Italia e fuori da ogni possibilità di rivincere uno scudetto che ormai è legato
alla memoria romantica di quel triplete targato Josè Mourinho. Senza contare
che il mercato dello scorso gennaio ha rappresentato un flop per la società
nerazzurra ,che tra gli altri ha acquistato pure Eder, finito poi in panchina
per non aver segnato neanche un gol. Troppo solo è Icardi lì davanti,cui gli si
chiede pure di ritornare a dare una mano a centrocampo. Adesso anche l’Inter
aspetta l’aiuto economico dai cinesi, che dovrebbero acquistare le azioni di
minoranza proposte da Thohir. Insomma, c’era una volta la Milano del calcio
spettacolo, delle società ricche e capaci di una conduzione gestionale con spiccate
caratteristiche progettuali. Oggi San Siro piange e rimpiange un pallone, che dall’alto
del cielo neanche la “Madunina de Milan” vede più.
Salvino
Cavallaro