E’ stata la diatriba di
un week end calcistico che non ha risparmiato motivi di interesse mediatico.
Spalletti che dal ritiro di Trigoria manda a casa Totti, per aver rilasciato al
Tg1 un’intervista in cui ha dichiarato di pretendere rispetto da parte della
Roma e dallo stesso Spalletti. Apriti cielo, cosa non è successo. Un finimondo
mediatico che si è propagato a macchia d’olio in tutto il mondo dei social. C’è
chi si è schierato a favore di Spalletti (pochi) e c’è chi invece ha sostenuto
la tesi di Totti (tanti). Ma la sostanza è che la società, dopo essere stata
avvertita del fatto avvenuto, dallo stesso mister Spalletti, si è limitata a rispondere
con quattro righe frettolose, in cui il presidente Pallotta si diceva sorpreso
che Totti avesse usato la parola “rispetto”. Comunque, continuava il mini comunicato,
il 1 marzo il presidente sarà a Roma e potrà incontrare a quattrocchi Totti. Ma
l’impressione è che i cocci di questo vaso, ormai rotto in mille pezzi, sarà
difficile ricomporlo. E’ l’eterno problema di queste società di calcio i cui i presidenti
arrivano da lontano e non possono entrare nel merito di un quotidiano che
talora nasconde focolai che dovrebbero essere spenti prima ancora che
divampino. E’ innegabile che la questione Totti sia stata mal gestita fin
dall’inizio. D’altra parte, Luciano Spalletti è stato chiamato nel dopo Garcia
per mettere ordine in un ambiente che sembrava sfuggisse di mano alla società.
Ma la stessa società avrebbe dovuto incontrare Totti fin dall’inizio, per
chiarire la sua posizione di capitano dal grande passato giallorosso che,
tuttavia, pur con tutto il rispetto possibile, avrebbe dovuto attenersi alle
regole di squadra. Così come fanno gli altri suoi compagni. Si dirà che Totti è
stato anche azionista della Roma, mettendo in società denaro vivo proprio
quando la situazione economica della società giallorossa non era proprio
fulgida. Ma questo, cosa centra con il calciatore Francesco Totti che a quasi
quarant’anni desidera ancora giocare? Non era il mister Spalletti a dover
gestire la questione della figura di Totti calciatore, semmai avrebbe dovuto
farlo Pallotta in qualità di presidente del sodalizio romano. Un po’ come fece
a suo tempo Andrea Agnelli, quando alcuni mesi prima del divorzio da Del Piero,
ufficializzò il distacco dal giocatore in sede di conferenza stampa. Certo, la
decisione unilaterale provocò mesi di furibonde polemiche sui vari social, che
si suddivisero tra chi sosteneva il torto della società e chi invece gli dava
ragione. Tuttavia, in quell’occasione la società bianconera si dimostrò
presente e autoritaria nel chiarire ciò che alla Juventus rappresentava il
passato e ciò che si prefiggeva come futuro. Ed era proprio in quel presente –
futuro che la figura di Del Piero, pur con tutta la malinconia che il passare
del tempo comporta, quel capitano di tante battaglie juventine non poteva più
starci. Fatto doloroso ma necessario. Una decisione sicuramente antipopolare
che Andrea Agnelli ha dovuto prendere, dando dimostrazione di grande capacità
gestionale. Ed è proprio questo che la Roma a nostro avviso avrebbe dovuto
fare. Chiarire la posizione di Totti, proprio nel rispetto della sua persona,
del suo essere calciatore di un grande passato romanista. Decidere con lui se
continuare a calcare i campi di calcio, attenendosi alle regole
dell’allenatore, o più semplicemente cominciare nell’ambito della stessa
società una carriera da dirigente. Purtroppo, questo non è stato fatto, e
questi sono stati i risultati di una vicenda che adesso ha assunto i connotati
di qualcosa che è difficile raddrizzare.
Salvino Cavallaro
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