TORINO, TANTI DISCORSI FATTI DI NULLA


Ci capita spesso di
seguire il Torino e di sentire i commenti di fine gara che non si discostano mai
dallo stesso refrain, nell’illusione che la prossima volta andrà meglio. Una
speranza che non si affida mai su basi concrete ma danno l’idea di parole dette
tanto per dire. Dopo la partita contro il Milan, Padelli ha dichiarato a grandi
linee ciò che ha detto mister Ventura: “Se
giochiamo come contro il Milan ci
toglieremo grandi soddisfazioni”. Noi, tutto questo giocar bene non
l’abbiamo visto. Ciò che abbiamo potuto vedere è un desiderio di offendere che
è stato leggermente più consistente del solito. Ma parliamo di “desiderio” e
non di reale forza nell’imporre il proprio gioco ad un Milan che non ci è
apparso stratosferico dal punto di vista del gioco ma, piuttosto, ci è sembrato
alla portata del Torino. E così il Toro che fa? Perde la partita per 1 a 0 e
torna a casa. Altro che: “se giochiamo……ci toglieremo grandi
soddisfazioni”. Forse Padelli
non sa che alla fine del campionato mancano soltanto 11 partite e, semmai,
certe dichiarazioni si possono fare all’inizio del campionato e non alla fine.
A noi sembrano discorsi da squadra provinciale che si arrabatta alla fine per
potersi salvare dalla retrocessione. Ma dov’è il progetto di questa società
granata che continua una gestione così conservatrice che sembra ormai lontana
anni luce da tutto ciò che significa il calcio moderno. Più volte abbiamo detto
che questa squadra deve essere portata stabilmente su posizioni europee e
quindi deve considerarsi, non a parole, facente parte del gruppo delle migliori
squadre italiane. Non una squadra relegata eternamente in quella fascia di illustri
mediocri senza l’orgoglio di emergere. Quell’orgoglio granata di appartenenza
ad una straordinaria storia, offesa da un presente che da anni non è
all’altezza della situazione. Non basta più vincere i derby (adesso neanche più
quelli) per salvare una stagione e dire “Torino
siamo noi”. Urgono i fatti, urge la risposta sul campo che è frutto di ciò
che si produce dietro la scrivania, urge la mentalità moderna di gioco e di
espressione calcistica che sia realmente consona a ciò che circonda il Toro e
il calcio di Serie A. Questo Torino merita un restyling. Il suo vestito è passato
ormai di moda, ciononostante si tende a
ritoccarlo ormai da anni, troppi anni, senza capire che era tempo di cambiare.
I giovani acquistati quest’estate sono l’unica nota positiva. Tuttavia, questo
accenno di rinverdire giustamente la squadra, non ha dato i frutti sperati
perché i giovani sembrano essere stati risucchiati da un ambiente e un gioco
timoroso, occasionalmente propositivo e mai costruttivo nella mentalità di
offendere l’avversario e imporre il proprio gioco. E così,tranne il periodo
iniziale del campionato in cui il Toro ci aveva illuso in un miglioramento, si
è sprofondati di nuovo nella poca qualità di gioco e di conseguenza di
risultati. Una storia senza fine quella del Torino, che ancora oggi vive e
rimpiange uno straordinario passato che non aiuta il presente e neanche il
futuro.
Salvino
Cavallaro