UN DERBY DELLA MOLE SENZA STORIA.


Il tremendismo granata era un’altra cosa, ma
soprattutto era supportato dal cervello. Riteniamo che questo sia il pensiero
del popolo granata, dopo il deludente 4 a 0 subito in malo modo all’Allianz
Stadium. I derby contro la Juve hanno da
sempre rappresentato per i tifosi granata qualcosa di diverso, qualcosa che si
potesse magnificare attraverso la grinta e la determinazione, ma con l’ausilio
di quel senso di motivazioni capaci di non dissociarsi mai dall’equilibrio
mentale. Ma il derby di sabato sera 23 settembre 2017 tra Juventus e Torino, ha mostrato tutt’altra faccia. Un
atteggiamento granata così esasperato nei toni e nelle azioni in campo, tale da
favorire la superiorità tecnica e tattica di una Juventus supportata da un Paulo Dybala stratosferico. L’errore di
Baselli che ha subito chiesto scusa
a tutti :“Ho sbagliato a fare quell’entrata. All’ultimo
momento ho tirato indietro la gamba, ma ormai era troppo tardi” secondo il
nostro parere, colpevolizzare il ragazzo è come sparare sulla croce rossa.
Questo fallo nasce da molto lontano e lo attribuiamo particolarmente a una
esagitazione sproporzionata dell’ambiente granata che è figlia dell’atteggiamento
sbagliato del suo allenatore. Infatti, il problema di Mihajlovic non sta nelle sue capacità di preparatore tecnico e
tattico che riteniamo all’altezza del Toro, ma nel suo carattere che troppo
spesso assume i connotati di un’esasperante irascibilità. Sempre scontroso,
sempre eccessivo di carica agonistica, l’allenatore serbo non può pensare che i
suoi ragazzi entrino in campo con la lucidità capace di mettere in atto la
preparazione settimanale alla partita successiva. Si perde in logica calcistica
per guadagnare in esasperato senso di non gioco, attraverso falli inutili ed
autolesionisti. Si pensi alle dichiarazioni che ha fatto il tecnico serbo prima
della partita contro l’Udinese: “Chi tira indietro la gamba non giocherà il derby”.
Questo non è un modo consono per caricare la propria squadra a far bene, perché
psicologicamente si potrebbe ritorcere contro tutto l’ambiente. E, infatti,
questo è successo, perché abbiamo visto Mihajlovic
alla fine di quella partita, entrare in campo e rimproverare furiosamente i
suoi giocatori per avere rischiato di pareggiare una gara già largamente vinta
nel primo tempo. Riteniamo che questo sia il vero neo di un Toro che se è vero
che dal punto di vista qualitativo è inferiore alla Juventus, è altresì vero
che quest’anno abbia tutte le carte in regola per entrare in Europa. Ma non
così, diciamo noi, non con questo modo! C’è bisogno di tranquillità e di
trovare quella via maestra che è l’interpretazione del calcio giocato e non
parlato in maniera furiosa. Detto questo, bisogna dire che il Toro rimasto in
dieci nel derby fin dal 24.mo minuto del primo tempo, ha agevolato la Juventus
a dimostrare tutta la sua superiorità in una partita scivolata via a senso
unico e senza il vero contrasto calcistico dei granata, che sono stati in balia
dei bianconeri. Le squadre si sono presentate a specchio con il 4-2-3-1, ma la
differenza l’ha fatta la qualità tecnica superiore della Juventus e, soprattutto,
l’errata interpretazione della gara da parte del Torino. Sì, perché il fatto di
giocare in 10 per una larga parte della partita, non può giustificare una così
evidente passività e un disarmo che non è da Toro, non può esserlo! E’ vero che
Allegri ha impostato la partita in maniera da costringere il Torino a correre
di più e a sfiancarlo nel pressing e nel movimento senza palla che si è visto
soltanto all’inizio, ma tutto ciò non può legittimare tutto questo divario di
gol e di gioco tra le due squadre. Buon per la Juve, che adesso si prepara a
disputare la sua seconda partita di Champions contro l’Olympiakos di Atene,
ringraziando il Toro per il proficuo “allenamento” sostenuto nel derby.
Salvino
Cavallaro