JUVENTUS, SEI MANDZUKIC DIPENDENTE. CHI L’AVREBBE DETTO?


Eppure, nonostante il pensiero collettivo che
avrebbe voluto Mario Mandzukic essere riserva di Gonzalo Higuain, ci siamo
ricreduti su un calciatore di cui non abbiamo apprezzato subito la sua
intelligenza e la duttilità tattica nell’ambito del gioco voluto da Max
Allegri. Sarà per il suo carattere un po’ chiuso, introverso, sarà per un’eleganza
calcistica che non possiede, fatto è che il croato dopo la bruttissima partita
che la Juve ha fatto a Firenze è entrato a far parte della squadra come il vero
equilibratore del 4-2-3-1 inventato da mister Allegri. Mentalità operaia di chi
sa che se vuoi far parte di una squadra di campioni devi mettere da parte l’altezzosità,
Mandzukic è l’emblema di chi ha fame di successi ottenuti con mentalità
provinciale. Se fosse per lui giocherebbe anche in porta e lo farebbe con la
grinta, la voglia e la caparbietà che ormai ha fatto conoscere a chi pensava di
lui come una persona e, soprattutto, come un giocatore completamente diverso. Ma
è l’errore che spesso facciamo tutti noi nel non vedere a fondo le cose,
abbagliati come siamo dai preziosismi e dalle magiche giocate che nulla hanno a
che fare con una certa ruvidezza di gioco apparente, ma che è assolutamente
redditizia dal punto di vista dell’economia di gioco di una squadra di calcio.
Una Juventus a 5 stelle di cui lui fa parte non più come aggregato, ma come
insostituibile apportatore di pressing, di suggerimenti in fase di attacco e di
grandi capacità difensive nei momenti di non possesso palla. Lo vedi dappertutto,
in attacco, in difesa, a centrocampo, Mario è sempre lì a fare la sua parte
senza ostentare grandezza agli occhi che non sanno vedere, valutare. Lui è
così, mai sorridente e sempre concentrato a far bene e sbagliare meno
possibile. E’ stato fin da subito il vero pallino di Allegri, che ha subito
visto in lui un campione da non sprecare in panchina dopo l’arrivo di Higuain,
ma da valorizzare in un concetto di gioco diverso cui Mandzukic era abituato a
fare prima. E’ una delle mosse più intelligenti e indovinate di un allenatore mai
entrato nella Juventus a furor di popolo, ma che ha saputo col tempo
conquistare anche i suoi più acerrimi contestatori. Dire a un giocatore come
Mandzukic che ha 30 anni, ha segnato 29 reti in 74 gare giocate con la Croazia,
che ha giocato a grandi livelli con Bayern Monaco e Atletico Madrid: “Muoviti e fai l’esterno”, non è proprio
cosa da poco. E così Mario ha ubbidito al suo allenatore senza mugugnare, ma
con l’abnegazione di un principiante che sa di non deludere le aspettative di
chi ha creduto in lui. Il suo è un lavoro faticoso, massacrante, ma che fa con
naturalità nella consapevolezza di essere entrato a far parte dei big di una
Juve schiaccia sassi, cinica, mai banale nel gioco di perdersi in abbellimenti
futili e mai produttivi. E’ la Juve che viaggia a gonfie vele su tre fronti. E’
la Juve di Buffon, Dybala, Higuain, Cuadrado, Khedira, Pjanic, ma anche di una
difesa arcigna e di un Mario Mandzukic diventato indispensabile per la Juventus
di Massimiliano Allegri.
Salvino
Cavallaro